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Caligo – Due passi dopo la morte

Recensione

E se la morte fosse solo il principio? Beh, potrebbe esserci davvero molto da scoprire su noi stessi e sulle nostre esperienze di vita. Soprattutto sarebbe l’occasione di ripensare ai temi importanti, alle decisioni prese, alle persone che ci hanno accompagnato nel nostro percorso.
Ma soprattutto, secondo lo studio Krealit che lo ha sviluppato, sarebbe ben rappresentata da una continua scalata verso l’alto.

Trama

Caligo è un piccolo, piccolissimo, gioco in cui prendiamo coscienza al momento della nostra morte: uno strano traghettatore ci aiuterà a muovere i primi incerti passi fino ad incontrare una figura quanto mai pittoresca, un co-protagonista su cui non posso dire nulla per non spoilerare l’unico mistero del gioco. Da quel momento in poi, la sua voce ci accompagnerà per tutta l’ora necessaria a completare l’esplorazione del gioco e ci accoglierà in prima persona sul suo finire, invitandoci a prendere una decisione fondamentale.
Ovvero scegliere che conclusione dare al nostro viaggio: tempo di fermarsi o di ricominciare una nuova storia tutta da scrivere?

Gameplay

Caligo è un classico walking simulator, in cui non abbiamo praticamente nessun comando e nessuna possibilità di accelerare l’andatura. L’esperienza di gioco consiste unicamente nel percorso, nel viaggio, molto più che nella meta. Così come nell’esplorazione degli ambienti e delle pittoresche figure che incontreremo.
Al contrario di altri titoli celebri, come l’emozionante Dear Esther, però qui siamo davanti a un titolo sostanzialmente appena abbozzato, come un diamante grezzo di cui però è stata appena scalfita la superficie.

Caligo consta di pochi e semplici livelli, in cui non si può fare praticamente nulla se non raccogliere una manciata di disegni (l’unico collezionabile della storia) e procedere sempre avanti e in salita fino al prossimo livello.
Tutta l’esperienza di gioco si consuma in un’oretta, forse due se vorrete dare una seconda chance e perlustrare ogni anfratto alla ricerca dei disegni che non avete raccolto al primo giro. Dopodiché, duole dirlo, ma lo metterete via senza pensarci più.

Comparto tecnico

In quanto produzione indie, siamo davanti al classico gioco dalle pochissime pretese. Nonostante questo, e nonostante la sua esiguità, è innegabile che i livelli siano ben disegnati e molto evocativi. Soprattutto quello della guerra, che risulta particolarmente ispirato e che attinge all’immaginario di artisti come Hans Giger e Zdzisław Beksiński.

Piuttosto gradevole anche l’accompagnamento sonoro, con musiche piacevoli e bene calate nelle atmosfere, talvolta rilassanti, altre volte disturbanti.
Davvero poco ispirato, invece, il recitato, che risulta poco empatico e scarsamente coinvolgente.

Conclusioni

Per quanto apprezzi il genere, devo dire che Caligo non si colloca tra le mie esperienze di gioco preferite: a conti fatti, se escludiamo l’environment design, ha davvero poco da dire: la storia è appena abbozzata, i livelli ricchi di muri invisibili e constano fondamentalmente di ambienti in cui andare sempre dritto o scalate interminabili.
Per un walking simulator le componenti narrative e recitative sono tutto e qui, purtroppo, non ci siamo.

Mi sento di consigliarlo a chi è follemente innamorato del genere o vuole perdersi in ambienti evocativi e ben disegnati.
Un grazie a Sometimes You per il codice inviato per questa recensione.

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Nerdando in breve

Caligo è un breve viaggio sui significati della vita.

Trailer

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