Recensione
Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim è un’epica avventura animata che, 10 anni dopo l’uscita de Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate di Peter Jackson, ci riporta nella Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien, esplorando una delle storie meno conosciute ma più affascinanti della mitologia di Rohan.
(Ndr: ignoro volutamente di considerare la serie TV Gli Anelli del Potere un ritorno ad Arda).
Ambientato secoli prima degli eventi narrati ne Il Signore degli Anelli, il film racconta la storia del leggendario guerriero che ha dato il nome alla fortezza del Fosso di Helm, Helm Hammerhand, e della sua coraggiosa figlia Hèra.
Diretto da Kenji Kamiyama, noto per le sue opere nell’animazione giapponese, questo progetto fonde l’estetica anime con l’epicità tolkieniana, offrendo un’esperienza visiva e narrativa unica. È un’opera che promette di conquistare sia i fan di vecchia data che nuovi spettatori, con un sapiente equilibrio tra azione, dramma e il fascino immortale della Terra di Mezzo.
Il film uscirà nelle sale il primo gennaio 2025 distribuito da Warner Bros. Pictures, noi di Nerdando lo abbiamo visto in anteprima e ve ne parleremo senza spoiler.
La trama
La trama de La Guerra dei Rohirrim trae origine da un racconto contenuto nelle appendici de Il Signore degli Anelli, precisamente nell’Appendice A: Annali dei Re e Governatori. In questa sezione, Tolkien ci fornisce dettagli sulla storia del regno di Rohan e sul suo leggendario nono re, Helm Hammerhand.
La vicenda è ambientata circa 250 anni prima della Guerra dell’Anello e narra il conflitto tra il popolo dei Rohirrim e i Dunlandiani, un’antica popolazione nemica di Rohan. La fortezza di Helm’s Deep, che diventerà un luogo cruciale ne Le Due Torri, deve la sua fama proprio dagli eventi di questo periodo e alla resistenza eroica di Helm e del suo popolo durante un disperato assedio.
La storia originale in realtà è breve ed è più simile a una cronaca storica, come è tipico delle appendici tolkeniane, ma è comunque ricca di spunti epici e tragici. Il film di Kenji Kamiyama espande e approfondisce il racconto, dando maggiore spazio ai personaggi e alle dinamiche di guerra, restando però radicato nell’essenza del materiale originale. Non manca inoltre qualche rimando alle famose vicende successive.
La sceneggiatura è stata scritta da Will Matthews, Jeffrey Addis, Arty Papageorgiou e Phoebe Gittins: Gittins è la figlia di Philippa Boyens, co-sceneggiatrice della trilogia di Peter Jackson e qui produttrice esecutiva, e ha dedicato una particolare attenzione alla fedeltà tematica e narrativa al mondo creato da Tolkien. Come ha fatto anche la madre sia nei film tratti da Il Signore degli Anelli che in quelli tratti da Lo Hobbit, Phoebe Gittins si è preoccupata di aggiungere un po’ di femminile ad un’opera che altrimenti sarebbe stata quasi completamente dominata da figure maschili, introducendo un personaggio semi originale cioè Hèra, la figlia di Helm, che nel racconto viene citata ma non ha nemmeno un nome: spero vivamente che la cosa non farà storcere il naso ai fan più puristi che si sono già lamentati di Tauriel e di Arwen.
Il regista
Kenji Kamiyama è un regista, sceneggiatore e animatore giapponese noto soprattutto per il suo lavoro nell’ambito dell’animazione nipponica. Ha iniziato la sua carriera come animatore negli anni ‘80 collaborando a opere importanti come Akira di Katsuhiro Otomo, ma la sua fama internazionale è dovuta soprattutto alla serie Ghost in the Shell: Stand Alone Complex (2002-2005), che ha saputo reinterpretare in maniera innovativa l’universo cyberpunk creato da Masamune Shirow, guadagnandosi il plauso della critica e degli appassionati.
Non è la prima volta che Kamiyama si allontana dalle ambientazioni più tipicamente giapponesi, infatti già nel 2021 si era dedicato alla produzione di Blade Runner: Black Lotus, una serie anime basata sull’universo di Blade Runner, che comunque essendo un’opera cyberpunk non è troppo distante da Ghost in the shell come tematiche. Con La Guerra dei Rohirrim invece, Kamiyama ha cambiato completamente genere ed è riuscito a combinare la propria sensibilità artistica con l’epicità del mondo tolkieniano dando vita a un’opera che sicuramente lascerà un segno sia negli spettatori appassionati di animazione giapponese che negli amanti del fantasy classico.
Il cast
Nel cast di doppiatori de La Guerra dei Rohirrim troviamo Brian Cox, il quale presta la voce al protagonista Helm Mano d’Acciaio, Gaia Wise, che interpreta Hèra, la figlia di Helm, Miranda Otto, che ha interpretato il ruolo di Éowyn nella trilogia di Peter Jackson e che qui torna come voce narrante, e infine Luke Pasqualino che presta la voce a Wulf, il temibile antagonista e leader dei Dunlandiani. Anche Billy Boyd e Dominic Monagan hanno partecipato al doppiaggio del film ma non hanno ovviamente ripreso i loro storici ruoli di Merry e Pipino (sta a voi scoprire chi interpretano stavolta, io li ho beccati subito).
Lo stile
L’animazione del film è stata realizzata utilizzando una combinazione di 2D tradizionale e CGI, mantenendo così un’estetica dinamica e dettagliata, particolarmente adatta alle grandi battaglie e alle ambientazioni della Terra di Mezzo, mentre il design dei personaggi e delle scenografie rispecchia un equilibrio tra il realismo oscuro della trilogia cinematografica e la stilizzazione tipica degli anime, con particolare attenzione ai dettagli culturali e iconografici del popolo di Rohan, che ho molto apprezzato.
Le musiche
La colonna sonora è stata curata da Shirō Sagisu, il compositore giapponese celebre per aver lavorato su capolavori come Neon Genesis Evangelion (che se non avete visto… beh rimediate subito). Le musiche rievocano l’epicità e la malinconia tipiche delle opere di Tolkien, con temi orchestrali potenti e corali che rendono omaggio all’approccio musicale di Howard Shore (alcuni dei suoi temi sono facilmente riconoscibili) ma senza rinunciare al proprio tocco distintivo.
Concludendo
La Guerra dei Rohirrim è un film che riesce a sorprendere: da amante del mondo di Tolkien, ho apprezzato come questa storia poco conosciuta delle Appendici sia stata ampliata, dando respiro a una narrazione epica e tragica al tempo stesso. L’animazione giapponese, che credevo potesse essere insolita per la Terra di Mezzo, si è rivelata invece una scelta azzeccata: il design dei personaggi, le battaglie e le ambientazioni sono visivamente straordinari, e alcune scene sembrano davvero dipinte a mano. La voce di Brian Cox come Helm Mano d’Acciaio dà un peso incredibile al personaggio, mentre Miranda Otto come narratrice è una carezza nostalgica che mi ha riportato subito a Il Signore degli Anelli.
Il film ha un ritmo diverso rispetto alla trilogia di Jackson, ma questo non lo rende meno coinvolgente. Ho trovato interessante il focus sui drammi familiari e personali dei protagonisti, che rende il conflitto più umano e toccante, cosa che nell’originale letterario purtroppo tende spesso a mancare.
Mi è piaciuto moltissimo il personaggio di Hèra, vera protagonista del film, che ha tutti gli ingredienti giusti per farsi amare da me: è una forte, coraggiosa e indomita guerriera, pronta a tutto pur di difendere la sua casa e il suo popolo, ma soprattutto la propria libertà. Come ha giustamente commentato anche l’attrice che la interpreta, Hèra è un’eroina “miyazakiana” che ricorda personaggi come Nausicaa o Mononoke, e c’è una scena in particolare che mi ha fatto pensare proprio ai 2 film dei quali queste ultime sono protagoniste. Avrei molto apprezzato invece un maggiore approfondimento del villain Wulf: le ragioni del suo comportamento non mi sono del tutto chiare e avrei voluto saperne di più dato che mi affascina molto andare alla scoperta delle ragioni che conducono verso il lato oscuro (perdonate la cross-citazione).
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Nerdando in breve
La Guerra dei Rohirrim ha un’animazione straordinaria e una storia epica e commovente che sorprende ed emoziona, è adatto sia a chi ama il mondo di Tolkien sia a chi vi si vuole approcciare per la prima volta, non essendo necessario aver visto (o letto) le opere precedenti.
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