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Gli Anelli del Potere – La ricerca dell’epica

Recensione

Una doverosa premessa: non sono un tolkeniano di ferro, ho letto e amato molto Il Signore degli Anelli e sono riuscito a leggere tutto Il Silmarillion – di cui adesso sto iniziando una rilettura in lingua – ma non ho mai approfondito più di tanto la Terra di Mezzo e il resto del mondo creato da J.R.R. Tolkien. Non ho alcuna memoria della Seconda Era e degli avvenimenti che sono alla base della serie TV Amazon Prime Video Gli Anelli del Potere. Per cui non troverete analisi e raffronti con la fonte letteraria, ma solo una -si spera- onesta recensione dei primi tre episodi con un numero minimo di spoiler.

Trama

La serie è ambientata nella Seconda Era, ovvero l’epoca precedente, di migliaia di anni, agli avvenimenti de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. In questa Terra di Mezzo l’oscuro signore Sauron non ha ancora forgiato nessun anello. Anzi, a dir la verità, Sauron sembra scomparso dopo che il suo padrone Morgoth è stato sconfitto. L’unica persona che ancora gli dà la caccia è Galadriel, elfa convinta che Sauron sia ancora in giro.

Quella di Galadriel può sembrare paranoia, ma in effetti strani avvenimenti sembrano accadere nelle Terre del Sud e pure tra i pelopiedi, i nomadi antenati degli hobbit.

Non credo di poter dire di più senza fare troppi spoiler. Anche perché a dire la verità non è che siano accadute chissà quante cose. E qui vado subito al dunque di cosa non mi è piaciuto della serie finora. Dopo tre episodi di 70 minuti, circa un terzo della serie, non è ancora praticamente successo niente. Confesso che io guardo pochissime serie TV e uno dei motivi è proprio l’eccessiva prolissità. Gli anelli del potere non fa niente per farmi cambiare idea.

A zonzo per Arda

Al momento ci sono quattro linee narrative aperte, non tutte di uguale interesse e importanza (almeno finora). Due si basano direttamente su Tolkien e le appendici del Signore degli anelli – la serie ha i diritti solo su questo materiale – usando personaggi e luoghi nominati o già visti in precedenza. Altre due invece sono create interamente da parte degli autori J. D. Payne e Patrick McKay. Non serve essere tolkeniani per capire quali storie e personaggi sono creati da Tolkien e quali no, non proprio un grosso complimento al loro lavoro sulla serie.

Finora la serie soffre di una scrittura piatta e dei dialoghi davvero banali. Tutti i personaggi, indipendentemente dalle razze, parlano come se fossero esseri umani del 2022. La scena tra il re dei nani Durin e la moglie Disa sembra uscita da una sit-com sui problemi di coppia, mentre i battibecchi tra Isildur, il padre Elendil e la sorella Eärien sembrano presi di petto da un qualunque teen-drama, con tanto di lettera di ammissione al college alla gilda.

Non c’è un grammo di epica in nessun personaggio, anche quei pochi che hanno già motivazioni forti dietro le loro azioni, tipo Galadriel, ridotta a personaggio sempre incazzato. Ho notato anche che gli autori stanno praticamente ricreando gli stessi personaggi della trilogia principale, con conflitti e problemi identici. Con tutta la mitologia tolkeniana a disposizione abbiamo bisogno di rivedere Aragorn, Gandalf, Frodo e Sam ma in versione leggermente diversa? Ci sarebbe anche da fare un discorso sull’uso di un tremendo accento irlandese per i pelopiedi e dello scozzese per i nani, mentre ovviamente gli elfi parlano tutti in perfetto inglese oxfordiano (o almeno gli attori ci provano), ma lascio perdere.

Insomma non si salva niente? Qualcosa sì, sopratutto dal lato tecnico.

La regia finora è un po’ piatta e derivativa di Jackson – maledette riprese a volo d’aquila – ma si vede l’enorme sforzo produttivo. D’altronde è la serie TV più cara di sempre. Gli effetti speciali sono al livello di un film, tranne qualche sporadica caduta di stile, vengono mostrati diversi ambienti molto diversi tra loro con delle belle trovate. Númenor è davvero bella, è originale ma ancorata al mondo della Terra di Mezzo. Persino i pelopiedi, per me noiosissimi finora, sono visivamente interessanti e freschi.

Anche la colonna sonora di Bear McCreary, sebbene non raggiunge il livello di quella mitica composta da Howard Shore, fa benissimo il suo dovere.

In conclusione

Mi riservo di dare un giudizio più preciso a fine serie, però non posso dire che quanto visto finora mi abbia convinto. La serie inizia in maniera troppo lenta. Capisco che l’idea è di avere una storia che si dipana per cinque stagioni, ma una serie così attesa e un progetto così mastodontico non può secondo me partire in maniera così anticlimatica e dispersiva.

Gli appassionati di Tolkien masticheranno amaro dati i numerosi cambiamenti – io non sono un fan, ma la mia compagna sì e ha sbuffato spesso – mentre per lo spettatore casuale non c’è ancora un tratto distintivo che può far scattare la scintilla. Recenti serie fantasy come The Witcher e La Ruota del Tempo facevano entrare gli spettatori casuali più facilmente dentro il loro mondo. Poi hanno mandato molto in vacca, ma quello è un altro discorso. Si può sperare che Gli anelli del potere faccia l’opposto.

Nerdando in breve

Inizio lento per una delle serie più attese di sempre, finora Gli anelli del potere è bella da vedere ma poco consistente.

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