Dal 15 novembre potremo fissare un appuntamento al cinema con Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente, l’attesissimo prequel dedicato a uno dei personaggi più interessanti della saga letteraria ideata da Suzanne Collins, Coriolanus Snow.
Il protagonista – che nella trilogia cinematografica era interpretato dal fantastico Donald Sutherland – ci accompagna in un doloroso viaggio attraverso la coscienza, sul filo sottile che separa quello che è buono da quello che non lo è e rimarcando una volta di più come l’essere umano, quando si trova messo alle strette, riesca a diventare davvero creativo nel passare dal ruolo di preda a quello di predatore. Ho avuto il piacere di godermelo in anteprima in una bellissima sala milanese e vi racconto le mie impressioni.
Recensione
Per chi già ha visto o letto la saga di Suzanne Collins non è necessario spiegare che ci vuole un certo pelo sullo stomaco per entrare negli Hunger Games e fare propria la dinamica del panem et circenses come fosse la cosa più naturale del mondo.
Lo vediamo oggi più che mai guardando i notiziari e non riuscendo davvero a capire chi sta sbagliando di più. Non riuscendo a capire cosa riesca a trascinare sempre l’essere umano verso il peggio di quello che può tirare fuori. E non c’è cultura, né religione, né lezione della Storia che ci trattengano dal rovinare tutto, e con pretesti sempre futili.
Fa male, soprattutto perché è del tutto casuale che questo film esca al cinema in un momento storico in cui la realtà, con lo stesso tipo di immagini, superi di gran lunga la fantasia.
Con un impatto visivo forse meno curato rispetto alle pellicole precedenti, questo nuovo capitolo si concentra maggiormente sull’analisi della natura umana che riesce a mantenersi sempre in equilibrio su un filo, rischiando di passare dal bene al male in funzione degli impulsi che la condizionano in quel momento e senza ragionare sulle conseguenze delle proprie scelte.
Rispetto all’omonimo libro, il film si focalizza maggiormente sugli avvenimenti principali, portando lo spettatore a comprendere attraverso quali passaggi il “cattivo” Coriolanus Snow sia diventato l’insensibile bestia che già conosciamo come il presidente di Panem. Il percorso introspettivo prende il posto degli intrighi politici, pur mantenendo l’attenzione sui valori che rimangono fondamentali quando non rimane più nulla: l’amicizia, la fiducia, l’amore. I due personaggi principali sono stati caratterizzati molto bene con una scelta di casting azzeccatissima.
Tom Blyth ha fatto uno strepitoso lavoro nel rendere il comportamento e la postura di Sutherland, mentre Rachel Zegler tira fuori una bellissima voce (pur avendo il ruolo iconico della protagonista, in West Side Story non era emersa): sono estremamente credibili.
Peter Dinklage è sempre fantastico, anche se ricoprire il ruolo di un personaggio che vuole dimenticare le brutture della sua vita sballandosi di continuo per fare la paternale a uno Snow è un qualcosa che gli abbiamo già visto fare (peraltro benissimo).
La storia è drammatica, come è giusto che sia, e critica ancora una volta con ferocia la spettacolarizzazione del dolore, portandoci a sperare di poter uscire dal cinema e lasciare che la distorsione dei valori sia solo legata ad un film.
Trama
Sta per iniziare la decima cerimonia della mietitura e il giovane Coriolanus Snow viene nominato mentore della carismatica gitana Lucy Grey Baird, scelta come suo tributo dal disperato Distretto 12. L’intento di questo nuovo edizione dei giochi è quella di riconquistare maggiori consensi tra il pubblico. Snow è brillante e fa di tutto mantenersi al passo con i compagni altolocati, pur avendo valori e onestà, almeno finché non intuisce che il carisma della bella Lucy Grey potrebbe farlo vincere e ribaltare la situazione a suo favore, svelando chi davvero è l’usignolo e chi il serpente.
Cast e Regia
Francis Lawrence riporta sullo schermo gli Hunger Games undici anni dopo il primo film e a otto anni di distanza dall’ultimo, con cui aveva portato a termine la trilogia di Suzanne Collins, confermandosi un’ottimo regista. Il cast è forse il punto di forza dell’opera e vede in cima alla lista una Viola Davis in gran spolvero per l’interpretazione di un personaggio davvero splendido e crudele (cit. Jedi.Lord). Brava anche se con un ruolo minore Hunter Schafer, interprete del complesso personaggio di Tigris, che nel futur della saga diventerà – come sappiamo – la straordinaria stilista dei Giochi. I toni sono davvero molto cupi, i fasti scenici a cui eravamo abituati in termini di costumi e scenografie degli Hunger Games sono ancora lontani.
Curiosità
Presentato in anteprima a Lucca Comics & Games 2023, il film è stato accolto con grande entusiasmo da parte dei fan italiani della saga, moltissimi dei quali si sono presentati con una rosa bianca in mano, come quella che il protagonista porge al suo tributo.
Il libro da cui è tratto il film è un bestseller internazionale scritto nel 2020 e tradotto in 53 lingue.
Nerdando in breve
Il bellissimo prequel di Hunger Games arriva finalmente al cinema, e ci fa riflettere sui momenti in cui la capacità di stare dalla parte giusta farebbe la differenza.
Trailer
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