È un bel giorno per essere fan di Star Wars, ancora di più per essere fan delle serie animate. Con l’uscita della quinta puntata di Ahsoka si conclude il colpo di scena introdotto alla fine della quarta, che mette tanta carne al fuoco, soprattutto per gli spettatori rimasti esclusivamente al contenuto live action. Andiamo però con ordine e scopriamo insieme tutti i riferimenti di questi due episodi.
Ovviamente, da qui in poi è terreno fertile per spoiler su Ahsoka, The Clone Wars e Rebels, continuate a vostro rischio e pericolo!
La magia delle streghe
Alla fine, Marrok si è rivelato essere… un fantasma? Più o meno. Con una scena che cita direttamente ed esplicitamente Akira Kurosawa, ci viene mostrato che all’interno dell’arrugginita armatura da inquisitore, vi era niente altro che un fumo verde. Questo è un segnale dell’utilizzo della magia delle Sorelle della Notte, che sono in grado di resuscitare i morti in uno stato di “marionette zombie” che agiscono secondo gli ordini delle loro padrone.
Marrok probabilmente era effettivamente un inquisitore imperiale da vivo, ma il suo corpo è stato riutilizzato, probabilmente da Morgan Elsbeth, anche per le sue capacità nella Forza. D’altronde, cosa c’è di meglio di uno zombie, se non uno zombie con una doppia spada laser rotante?
Jacen Syndulla, nato per volare
“…proprio come la madre e, beh, sappiamo tutti come era il padre“. Una delle ultime battute di Rebels introduce così il figlio di Hera Syndulla e Kanan Jarrus, lasciando subito intendere la sua capacità nella Forza. In effetti, lo vediamo anche molto entusiasta di volare sullo Spettro e non abbandona mai la madre, nemmeno in situazioni di pericolo.
La presenza forte è però quella del padre, che sentiamo nominare finalmente nel quinto episodio e aguzzando la vista, è possibile vederne una foto sul cruscotto dello Spettro nella quarta puntata, giusto per un attimo. Che sia un’anticipazione di un ritorno come fantasma della Forza o in un flashback? Jacen, poi, veste uno spallaccio con lo stesso simbolo di quello che Kanan vestiva quando faceva parte della ciurma dei ribelli di Lothal.
La storia di Mandalore
In queste due puntate la storia fa due brevi ma importanti passaggi riguardanti i mandaloriani. La prima, quando Baylan rivela per la prima volta che fine ha fatto la famiglia di Sabine: sono tutti morti, presumibilmente, nella Notte delle Mille Lacrime (a sua volta un triste riferimento al reale evento storico della Notte dei Lunghi Coltelli).
Il clan Wren compare in Rebels, quando viene riunito agli altri clan da Bo-Katan e Sabine. Ursa Wren, sua madre, compare nuovamente nello stesso evento mostrato nella quinta puntata di Ahsoka: l’assedio di Mandalore.
Questo evento coincide con la fine della serie The Clone Wars e si svolge in contemporanea con la caduta di Anakin e l’Ordine 66. Il motivo per cui Ahsoka rivive questo momento è perché in questa battaglia è da sola per la prima volta. A causa del ritorno di Maul a Mandalore, Bo-Katan chiede aiuto alla ex-Jedi, la quale rivedrà un’ultima volta il suo maestro, per chiedere il supporto della Repubblica in questa battaglia. Anakin le regalerà quindi le spade blu che vediamo in questo quinto episodio, prima di partire per salvare il cancelliere Palpatine e quindi diventare Darth Vader poco dopo.
Vediamo diversi mandaloriani con un casco adornato di corna, questo perché si tratta di una fazione di fedeli della Ronda della Morte, alleata a Maul, i cui superstiti probabilmente poi si trasformeranno nei Figli della Ronda di The Mandalorian. Contro di loro, dei cloni con il casco dipinto con i colori del viso di Ahsoka. Si tratta della 332esima divisione, nata dalla 501esima legione di Anakin e guidata dal comandante Rex (che finalmente vediamo in live action). È stata di fatto affidata alla giovane guerriera, proprio per poter operare con le forze della Repubblica, senza però avere più un titolo all’interno dell’esercito.
Un interessante dettaglio è il fatto che poco prima che Anakin entri nel campo di battaglia vediamo mescolarsi ai soldati pitturati della 332esima, alcuni soldati con i colori della 501esima, che però non sono mai stati presenti a Mandalore in quel momento. Probabilmente si tratta di un’influenza della presenza del generale Skywalker in quella visione, che di fatto “trasforma” gli elementi intorno con la sua essenza.
Le guerre dei cloni
Impossibile fare una serie su Ahsoka senza parlare di Guerre dei Cloni e di Anakin. Finalmente, per la prima volta, vediamo spezzoni di due battaglie prese direttamente dalla serie animata e, complice la presenza di uno dei due creatori originali (Dave Filoni), sono state rese in modo semplicemente perfetto.
Nel secondo “flashback” ci viene mostrato appunto l’assedio di Mandalore, mentre nel primo vediamo la battaglia di Ryloth, pianeta originario di Hera Syndulla, sulla cui superficie, in realtà, non vediamo mai Ahsoka e Anakin durante The Clone Wars. Sappiamo però che erano presenti nel sistema, infatti dopo una battaglia in orbita la giovane padawan riceve la prima dura lezione dal suo maestro sulla guerra e sull’importanza della vita dei cloni.
Tutti i personaggi dei flashback hanno il loro costume originale, identico in ogni dettaglio a quello della serie animata, fatta eccezione per quello di Ahsoka da bambina del primo ricordo, che invece somiglia molto a quello che vestirà successivamente. In effetti, non è un costume che si traduce bene in live action, e infatti direi che si tratta di una modifica che migliora la resa.
Piccola citazione a Rebels: poco prima che il combattimento fra allieva e maestro si concluda, c’è un momento che richiama l’ultimo incontro fra i due, sul pianeta Malachor, quando Ahsoka per poco non viene uccisa da Vader (e poi salvata da Ezra tramite il Mondo fra i Mondi).
Una chicca da parte del doppiaggio italiano è il fatto che Anakin sia doppiato ancora una volta da Francesco Pezzulli, ormai voce storica del personaggio in live action e in animazione, mentre per i cloni e, soprattutto, Rex è stato mantenuto il doppiatore delle serie animate, Alessandro Ballico. Questa scelta soprattutto mi ha dato grande gioia dato che, per quanto accurata, la voce di Temuera Morrison non riesco ad associarla così fortemente ai cloni come quella di Dee Bradley Baker (che, fra le altre cose, ha fatto un lavoro clamoroso in The Bad Batch, doppiando i cinque personaggi principali).
La scintilla della ribellione
Nella stessa scena in cui la Home One fa la sua apparizione, Hera Syndulla ritorna ad essere la combattente ribelle che ai tempi dell’Impero dava filo da torcere all’intero esercito avversario. Andandosene disubbidendo agli ordini, anche Carson Teva si unisce a lei con un manipolo di altri caccia (uno di essi è guidato da Brendan Wayne, l’attore che dà il fisico al Mandaloriano quando Pedro Pascal non c’è).
Il pilota comunica la sua fedeltà chiamandola “Capo Phoenix”, un rimando ai giorni ribelli di Hera, che ha fondato la Squadriglia Phoenix, prendendo il nome dal simbolo di Sabine (il quale poi, unito al simbolo dell’ordine Jedi, diventerà la fenice della Ribellione).
Che dire poi della citazione della senatrice Organa? A quanto pare Leia è già consapevole del fatto che il pericolo imperiale è ancora dietro l’angolo e come poco prima dell’inizio de Il Risveglio della Forza, deve contrastare l’immobilismo della Nuova Repubblica aiutando gli eroi che sono sempre in prima linea per contrastare i nemici.
Colui che porterà equilibrio nella Forza
Anakin Skywalker compare nuovamente nel cliffhanger del quarto episodio, ma la cosa che colpisce subito all’inizio della quinta puntata è come sia in grado di attingere in modo estremamente controllato alla personalità di Darth Vader e tornare poi ad essere Anakin senza problemi. Questa capacità è stata già mostrata in vari fumetti e libri, in modo più limitato, ma qui sembra aver definitivamente compiuto la “vera” profezia del prescelto della Forza. Essa ci viene raccontata nella terza stagione di The Clone Wars, dove Anakin, Ahsoka e Obi-Wan vengono portati su un pianeta apparentemente fuori dallo spazio e dal tempo chiamato Mortis.
Lì troveranno tre esseri, chiamati la Figlia, il Figlio e il Padre, che rappresentano rispettivamente la Luce, il Lato Oscuro e l’equilibrio fra di essi. Anakin scoprirà che il suo destino è quello di prendere il posto del Padre e domare i due figli. Viene quindi implicato il fatto che Luke rappresenterà il Lato Oscuro e Leia la Luce, essendo a loro volta figli del prescelto. Questa cosa in parte avviene nella trilogia classica, con la differenza che Luke rifiuta la tentazione del male e si riavvicina al bene, anche se continuerà ad avere un conflitto interiore negli anni a venire.
Le cose però vanno a rotoli: Ahsoka muore, viene resuscitata dalla Figlia che le donerà la vita, togliendosi però la sua (e questo si rifletterà nello strano gufo Morai che accompagna Ahsoka ovunque, per qualche motivo nella serie live action non l’abbiamo ancora visto, mentre compare per un attimo, appollaiato su un albero, in The Mandalorian), il Figlio a questo punto senza più controparte positiva si scatena e diventa inarrestabile.
Il Padre si suicida per togliere il potere al Figlio che viene così ucciso. Senza più dei della Forza, Anakin ha un solo modo per portare a compimento il suo destino: distruggere tutte le espressioni della Forza, positive e negative, nella galassia. Gli dei della Forza hanno un forte legame con il Mondo fra i Mondi, il luogo etereo in cui Ahsoka rivede il suo maestro, ed è possibile che questi esseri vengano citati più direttamente. Chissà se, dopo la loro morte, anche Luke e Leia siano diventati guardiani del mondo della Forza, al fianco del loro padre.
E proprio l’ultimo incontro fra Anakin e suo figlio viene citato nella quinta puntata: quando Ahsoka dice “Non ti combatterò”, lui risponde “Questa l’ho già sentita”. Da chi? Proprio da Luke, sulla seconda Morte Nera, quando si rifiuta di affrontare Darth Vader, cercando di aggrapparsi alla Luce per salvare suo padre.
Ahsoka la bianca
Lo shadow warrior del titolo del quinto episodio può essere riferito sia ad Anakin che ad Ahsoka, ma probabilmente si riferisce a entrambi allo stesso tempo. La traduzione giapponese del termine è “kagemusha”, che è anche il titolo di un film di Akira Kurosawa del 1980 (guarda un po’, di genere jidai-geki) in cui un ladro viene usato come sosia di un signore della guerra. La scelta del termine potrebbe indicare sia il fatto che Anakin sia un guerriero che combatte anche con l’ombra, sia di Ahsoka che ormai è l’ombra della guerriera lucida e viva di un tempo.
Dave Filoni è da sempre un grande fan del Signore degli Anelli e spesso negli anni passati ha pubblicato illustrazioni “crossover” di Ahsoka e personaggi di Tolkien insieme. Già in occasione della seconda “resurrezione” di Ahsoka aveva immaginato un parallelo fra lei e Gandalf. In questa puntata, viene gettata giù dalla scogliera da Balr… Baylan, mentre grida disperata a Frod… Sabine di obbedire al suo ordine.
Dopo un’esperienza mistica di combattimenti, acqua e visioni, ne uscirà cambiata. Sembra finalmente ritornata ad essere Furbetta, e non più spenta e grigia, appunto. Non a caso, una volta risvegliata la sua veste è bianca, proprio come Gandalf quando ritorna alla compagnia dell’Anello.
Questo nuovo aspetto era già comparso nell’ultima scena di Rebels, la stessa che vediamo alla fine del secondo episodio. Ahsoka nella versione live action è vestita di grigio, perché evidentemente Dave Filoni ha fatto un piccolo cambiamento per poter riflettere meglio il simbolismo dietro di esso in questa nuova storia.
Con il suo ritorno, viene confermato che Ahsoka sembra padroneggiare senza problemi due nuovi poteri molto specifici della Forza. Uno è la psicometria, la capacità di percepire eventi e sensazioni tramite il contatto con oggetti e ambienti. Già nella prima puntata sembrava utilizzare questo potere e qui la vediamo farlo di nuovo toccando la mappa distrutta. Nel canone, conosciamo almeno due Jedi in grado di farlo, Quinlan Vos e Cal Kestis, il protagonista di Jedi: Fallen Order e Jedi: Survivor.
L’altro potere che utilizza è lo stesso che Ezra impiega per esiliare Thrawn nella nuova galassia e cioè quello per connettersi con gli animali, comunicando ai Purrgil il suo volere e riuscendo così a viaggiare con loro.
Star Whales
E infatti, dopo essere apparsi in quasi tutte le puntate, finalmente i Purrgil si mostrano in tutta la loro maestosità. La scena in cui la navetta T-6 entra nella bocca della balena più grande è un diretto parallelo inverso della scena in cui il Millennium Falcon esce dalla bocca del verme spaziale in L’Impero Colpisce Ancora e se vogliamo, è una metafora inversa a quella di Pinocchio: anziché doversi liberare dalla balena dell’ignoranza, Ahsoka decide volontariamente di affrontare l’ignoto, forte della sua sicurezza ritrovata. A occhi chiusi, come nell’allenamento Zatochi.
I Purrgil quindi partono e Hera sa bene quanto possano essere pericolosi e magnifici. Jacen ricorda il momento in cui Ezra è stato portato via insieme a Thrawn, così come gli è stato raccontato dalla madre. La scena dell’entrata nell’iperspazio dei cetacei ricalca proprio quella del finale di Rebels e diventa il momento in cui anche noi spettatori, per la prima volta, varchiamo il confine della galassia di Star Wars.
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