Recensione
Che Davide La Rosa e Fabrizio Di Nicola nutrano una incredibile passione per il cinema e in particolare per i suoi risvolti più trash, ce lo avevano già dimostrato con Il dizionario dei film brutti a fumetti e Il dizionario dei film brutti a fumetti 2.
Questa volta, però, hanno deciso di fare un passo in più e, insieme a Chiara Karicola Colagrande, hanno dato alle stampe Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes, uscito per Shockdom nel settembre 2022.
Molto più che un semplice resoconto, Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes è una storia emozionante e immaginifica sull’arte di sognare in grande e di inseguire le proprie ambizioni a dispetto di tutto, anche quando il resto del mondo le bolla come strampalate e irreali. Un inno a tutti i sognatori, i folli, gli emarginati e i poeti.
Trama
Un programma televisivo ripercorre la vita di Emiliano Speroni, fresco vincitore del Festival di Cannes grazie al suo film La ragazza che ipnotizzava le libellule.
Il giovane Emiliano, cresciuto in una famiglia povera, ha sempre sognato di diventare un grande regista ma i suoi primi esperimenti cinematografici non sono stati compresi né apprezzati. Tutto cambia quando porta a casa la Palma d’Oro al prestigioso Festival di Cannes.
Stile
Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes mi ha stupito: mi aspettavo di trovarmi davanti una storia divertente e umoristica (cosa che è stata) ma in realtà c’è molto di più nelle sue 96 pagine. Nella storia di Emiliano, infatti, possiamo scorgere quella di tutti noi, condividendo le sue frustrazioni ed emozionandoci per i suoi successi. Ma non solo, la vicenda offre anche l’occasione per una tagliente satira al mondo della critica, ai suoi stilemi e alla facilità con cui tende a stroncare o esaltare un’opera, attribuendole a volte significati reconditi a suo piacimento.
Emiliano Speroni non viene compreso quando fa cinema per il gusto di farlo: la critica si ferma all’apparenza e alla messa in scena senza scendere in profondità né sforzarsi di analizzare il messaggio che l’aspirante regista cerca di comunicare. Tutto cambia quando Emiliano smette di scontrarsi con il sistema e capisce invece come scardinarlo dall’interno: parlare il linguaggio dei critici per piegarlo al proprio volere è l’ultima beffa del giovane che, incassata la vittoria di Cannes, sparisce nel nulla.
La scrittura inconfondibile di Davide La Rosa non risparmia stoccate al mondo della critica, con eleganza e ironia. Personalmente ho trovato gustosissimo anche il cameo del duo di autori dietro i Dizionari dei film brutti a fumetti. I disegni sono divisi equamente tra Chiara Karicola Colagrande, che si occupa delle parti “di vita vera” e Fabrizio Pluc Di Nicola, che illustra i film di Speroni. Gli stili dei due illustratori si fondono alla perfezione, regalandoci un viaggio per immagini spettacolare e coinvolgente.
Concludendo
Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes è un’opera davvero appassionante, che mette in risalto la forza dei sogni, la capacità di perseguire i propri obiettivi e insegna come dare il giusto peso al giudizio altrui perché la critica è un’arma volubile e facilmente influenzabile.
Con uno stile godibile e disegni stupendi, il trio di autori mette in piedi una storia universale, che fa sognare e cattura l’attenzione. Come dite? Emiliano Speroni non esiste? Esiste eccome, invece! Emiliano Speroni siamo tutti noi quando abbiamo un sogno e la forza di inseguirlo.
Nerdando in breve
Il regista di film brutti che vinse il Festival di Cannes è una storia passioni e rivalsa nel segno del cinema, dei grandi sogni e nella forza delle proprie opinioni.
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