Recensione
Sin da bambino, ho avuto una sacra triade di eroi che hanno guidato la mia coscienza e il mio immaginario avventuroso: Re Artù, D’Artagnan e, ovviamente, Robin Hood.
Di certo non devo essere io a spiegarvi chi sia il leggendario bandito della foresta di Sherwood, che in un mondo in cui i valori sono molto meno sfumati di quanto non siano in realtà, lotta contro la tirannia dello Sceriffo di Nottingham e del crudele e usurpatore Principe Giovanni senza terra.
Quale che sia la vostra versione preferita della sua storia, narrata innumerevoli volte in una incredibile varietà di formati, è innegabile che la figura dell’infallibile arciere eserciti su di me un fascino irresistibile.
Da piccolo (ma anche ora) ero innamorato della versione Disney, e ne ripercorrevo le avventure nella versione LEGO; avevo anche un gioco da tavolo molto vintage che mi divertiva molto, ed ora è un caro ricordo di mio nonno.
Adoravo Kevin Costner nei panni di Robin, ma anche la versione di Mel Brooks; non vi dico neanche cosa ne penso di Errol Flynn che gigioneggia nel fantastico La leggenda di Robin Hood di Michael Curtiz, perché ormai l’avrete capito.
Tutto questo per dirvi soltanto che quando è arrivata l’opportunità di recensire un gioco da tavolo che si chiama Le Avventure di Robin Hood, capite bene che non potevo in alcun modo tirarmi indietro.
L’autore è il tedesco Michael Menzel, autore del celebratissimo Le Leggende di Andor, cui il sottoscritto non ha mai giocato, e quindi non vi potete beccare il pippone su quanto simili o diversi.
Sinceramente, poco mi importa, perché Le Avventure di Robin Hood è bello di suo anche senza fare confronti, e Giochi Uniti per fortuna ce lo ha portato in Italia, bello tradotto e pronto per essere gustato!
Componentistica
La bella scatola de Le Avventure di Robin Hood contiene il seguente ben di Dio:
- 1 grande tabellone da gioco
- 1 libro con copertina rigida
- 26 figure in legno
- 130 cubetti di legno
- 10 dischi di legno
- 1 freccia di legno
- 12 clessidre di legno
- 1 sacchetto di stoffa
- 1 foglio iniziale
- 1 libretto di istruzioni
A spiccare su tutto il resto sono soprattutto la mappa componibile in otto pezzi, enorme, meravigliosamente illustrata, piena di pezzi sagomati e staccabili in base a ciò che accade durante le partite, e il libro delle avventure, davvero un bell’oggetto, a partire dall’elegante rilegatura che lo fa sembrare di pelle: un elemento che già da solo contribuisce a creare la giusta atmosfera per immergerci nelle avventure del mio beniamino Robin.
Belli anche i pezzi sagomati che rappresentano i quattro eroi giocabili e il malvagio Guy di Gisbourne; tutto legno, come piace a noi vecchi, compresi cubetti, clessidre e dischi tanto colorati che maneggeremo continuamente durante le partite.
Unico appunto che mi sento di fare è sui pezzi staccabili dalla mappa: bisogna fare attenzione a quando si fa leva per rimuoverli, è facile rovinarli andando a rovinare il cartone, pur spesso, di cui sono costituiti.
Come si gioca
Partiamo quindi alla volta della Foresta di Sherwood: da 2 a 4 giocatori collaborano per vivere le avventure di Robin Hood, che durano tra i 60 e i 90 minuti a scenario.
Sì, collaborano, perché Le Avventure di Robin Hood è un collaborativo puro, in cui tutti i giocatori tentano di risolvere gli scenari e raggiungere gli obiettivi finali prima che si verifichino le condizioni di fine partita.
Vi premetto che sul gioco in sé non posso dirvi molto, perché se c’è una cosa da evitare sono gli spoiler, dato che la trama si disvelerà scenario dopo scenario, anzi dovrei dire capitolo dopo capitolo, dato che qui quello che comanda è il bellissimo libro degli scenari, che renderà l’esperienza simile a quella dei mitici librogame degli anni ’90!
Innanzitutto, Le Avventure di Robin Hood si impara giocando: dimenticatevi lunghe letture del manuale o setup tediosi, una volta che avrete il gioco tra le mani vi basterà togliere il cellophane, aprire la scatola, leggere il primo foglio riepilogativo che vi si presenta davanti agli occhi e cominciare a giocare.
Tempo, tre minuti netti, in base a quanto ci mettete a togliere il cellophane: permettetemi di dire che questa è una cosa veramente meravigliosa.
La seconda cosa meravigliosa è capire come funziona l’enorme e lussureggiante tabellone illustrato, pieno di fustelle sagomate da scoprire, che nascondono incontri, personaggi, tesori e sorprese, e che cambierà e si evolverà letteralmente sotto i vostri occhi man mano che si procede con la partita.
Il libro degli scenari è praticamente il “master” della partita: i primi due capitoli dell’avventura sono introduttivi e vi spiegano per filo e per segno tutti i meccanismi che avete bisogno di conoscere e quando li avrete conclusi sarete pronti per affrontare finalmente la vera avventura, che comincia da quel momento.
La trama segue abbastanza classicamente le vicende del famoso arciere di Sherwood, e non aspettatevi uno stile di scrittura alla Walter Scott; tuttavia, la vicenda si segue con passione ed interesse.
Le Avventure di Robin Hood sfrutta meccanismi particolari e peculiari per le azioni, che ho trovato molto freschi e adatti al tipo di gioco; la prima cosa che c’è da sapere è che i turni sono gestiti dalla pesca di cilindri di legno colorati dal sacchetto, il cui colore corrisponde a quello degli eroi, oppure ai cattivi.
Gli eroi da interpretare sono quattro (Robin Hood, Little John, Lady Marian e Will Scarlet) e si possono muovere liberamente sulla mappa usando i segnalini che li rappresentano, che sono di tre tipi: fermo, che cammina, che corre. Componendoli uno dopo l’altro, saremo in grado di capire dove riusciamo ad arrivare durante il nostro turno. Alla destinazione potremo esplorare caselle o combattere personaggi.
I successi nel combattimento si gestiscono tramite i cubetti di legno che vengono messi anche essi nel sacchetto in varie occasioni durante l’avventura: quelli bianchi sono positivi, quelli viola sono negativi.
Va da sé che, per i più esperti tra quelli che ci leggono, una delle meccaniche più importanti è quella del bag-building.
Le esplorazioni e la conseguenza della pesca del turno dei cattivi, invece, vengono invece gestite tramite il libro, che ci dice cosa accade, sia in positivo che in negativo.
Esiste un indicatore da tenere d’occhio durante la partita che è quello della speranza nel regno: più è basso, più la partita si accorcia, e meno tempo avrete per risolvere gli obiettivi!
Dirvi di più sulle meccaniche mi sembra criminale, poiché scoprirle e utilizzare le abilità nuove man mano è parte del divertimento: posso dirvi che presto alle vostre calcagna arriverà il malvagio Guy di Gisbourne, potrete avere degli oggetti nell’inventario, e fare molte cose che vi sorprenderà scoprire come sono state implementate in modo geniale. In più è tutto molto semplice da capire e da gestire, facendo di Le Avventure di Robin Hood un gioco alla portata di tutti.
In quanto a longevità, Le Avventure di Robin Hood non è un gioco di tipo legacy; pur essendo legato al libro degli scenari, esso contiene istruzioni per poter rigiocare la campagna due volte in modo diverso, ed è tutto completamente resettabile.
Inoltre, in tedesco è già uscita una espansione e sul sito ufficiale del gioco sono disponibili degli scenari aggiuntivi (purtroppo per ora solo in lingua germanica).
In quanto alla difficoltà, si tratta sì di un gioco destinato ad essere goduto in famiglia, ma diffidate di quelli che vi dicono che è semplice e banale: vuol dire semplicemente che il gioco l’hanno giocato solo fino al terzo scenario, o mentono se dicono il contrario. Io l’ho trovato una bella sfida, non da bruciare il cervello, certo, ma appagante.
Come ogni collaborativo che si rispetti, la fatidica domanda sorge spontanea: è giocabile in solitaria controllando più personaggi? La risposta, sorprendentemente, è nì, e il motivo lo capirete se arrivate a giocare il sesto capitolo. Per voi lupi solitari c’è una modalità in solitario ufficiale, da scaricare sempre sul sito di cui sopra, che contiene ben 3 avventure.
La localizzazione in italiano è ben fatta, ed è fondamentale per godersi il gioco in questo caso, visto che tutto dipende dal libro degli scenari: ben fatto, Giochi Uniti! E ben fatto anche per aver puntato negli ultimi tempi su due collaborativi di spessore e di qualità come questo e come Paleo, vincitore del Kennerspiel des Jahres l’anno passato.
In conclusione
Le Avventure di Robin Hood per me è stato una piacevolissima sorpresa: al momento dell’annuncio non ne ero minimamente interessato, né avevo approfondito dato il disinteresse iniziale.
Invece, pian piano mi sono fatto rapire, perché la storia è quella del mio eroe Robin Hood, il gioco è fatto davvero bene sia come componentistica che come meccaniche, che mettono insieme librogame, bag-building e libera esplorazione, e in generale l’esperienza è veramente divertente ed appagante.
D’altronde, essere nominato allo Spiel des Jahres non è da tutti, non scordiamolo!
A meno che odiate a morte i cooperativi, o che cerchiate soltanto esperienze ludiche complicatissime ed infinite, non trovo motivi per non consigliarvi di fare un giro nella foresta di Sherwood: alla fine di ogni scenario, mi sono sempre alzato dal tavolo soddisfatto.
Consigliato un po’ a tutti, famiglie in primis!
Ringraziamo Giochi Uniti per il materiale.
Nerdando in breve
Le Avventure di Robin Hood permette di rivivere le avventure del leggendario arciere di Sherwood e dei suoi compari, in un gioco che richiama alla memoria anche i vecchi librogame!
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