Prima di Deadpool, c’era She-Hulk. Se oggi diamo per scontato la rottura della quarta parete, la battute meta e la consapevolezza di essere dentro a un fumetto, lo dobbiamo alla Gigantessa di Giada, non al mercenario mutante. Infatti già nel lontano 1989 John Byrne aveva introdotto tutti questi elementi nella serie La Sensazionale She-Hulk, ideale punto di partenza per avvicinarsi al personaggio ora che è protagonista di una serie TV per Disney+.
Il personaggio era stato creato nel 1980 addirittura da Stan Lee e John Buscema, ma per motivi opportunistici e legati ad un’altra serie TV, L’incredibile Hulk. Per evitare che i produttori introducessero una loro versione femminile di Hulk, Marvel decise di anticiparli sul tempo per avere il controllo dei diritti del personaggio.
La prima serie a fumetti, intitolata The Savage She-Hulk, durò due anni, poi il personaggio passa per qualche anno di limbo e apparizioni secondarie. In una di queste viene disegnata per la prima volta da John Byrne che poi la introduce come rimpiazzo della Cosa nei Fantastici Quattro.
Evidentemente Jennifer Walters e il suo alter-ego verde piacevano molto a Byrne perché sarà proprio lui a battezzare la seconda serie del personaggio. Byrne scrisse e disegnò i primi otto numeri per poi tornare con il numero 31 fino al numero 50. Panini Comics ha ristampato tutti i cicli in un volume unico.
Byrne nella sua gestione la butta sul ridere e sul ridicolo da subito. In teoria Walters è assistente procuratore distrettuale a New York e ha come segretaria Weezie Mason, una donna di mezz’età. In pratica viene coinvolta in situazioni sempre più assurde e con nemici via via più ridicoli, come Dottor Bong e Xemnu.
Le prime otto storie, seppur sempre piene di idee folli, sono quelle meno citazionistiche e meno meta. Quando Byrne riprese in mano la serie decise di spingere molto di più su questo versante. Ad esempio nel numero 40 She-Hulk salta una corda apparentemente nuda per tutto il numero, parlando coi lettori e lamentandosi della situazione. In una pagina compaiono pure i Simpson, in versione umanizzata, ma ampiamente riconoscibile, in un’altra storia She-Hulk combatte Babbo Natale.
Insomma come potete vedere, si tratta di una serie fuori dagli schemi. Alcune gag non sono più attuali perché troppo legate alla cultura pop del periodo – in una copertina Byrne prende in giro una famosa foto di Demi Moore incinta, ma quanti colgono il riferimento oggi? – ma nel complesso resta una serie molto divertente.
Byrne all’epoca era di gran lunga uno dei migliori fumettisti al mondo e tutte le sue serie valgono una lettura. Con She-Hulk impose la versione definitiva del personaggio, scanzonata, impegnata in situazioni ridicole e con un tocco di legal-drama. Tutte le successive versioni partiranno da qui e pure la serie TV sembra andare nella direzione indicata negli anni ’80.