Dopo aver letto (e apprezzato) Indomite in cucina, il ricettario femminista e letterario scritto da Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua, ho scambiato due chiacchiere con una degli autori. Silvia Casini mi ha raccontato come sono nati Indomite in cucina e gli altri suoi progetti che si inseriscono nell’immaginario nerd e mi ha svelato qualcosa sull’immediato futuro.
Clack: Nei tuoi libri ti occupi spesso di cucina: come è nata questa passione?
Silvia: È tutta colpa di Raffaella Fenoglio. L’ho conosciuta nel 2014. È scrittrice per ragazzi e gestisce Tre Civette sul Comò, il primo foodblog con l’indice glicemico al minimo. Da lì in poi abbiamo iniziato insieme una fitta collaborazione professionale, tant’è che la interpellai per fare il ricettario ne Il gusto speziato dell’amore (Leggereditore/Fanucci) e per la sezione gastronomica ne L’astro narrante (Fanucci). Lei, dal suo canto, mi chiamò per scrivere un breve saggio sul rapporto cinema e cibo per Indice GliceAmico, pubblicato da Gribaudo. Così, dalla sua passione sfrenata per la cucina e il mio lavoro in campo cinematografico, sono nati La cucina incantata e Indomite in cucina, entrambi editi da Trenta Editore, nonché 50 sfumature di caffè (Sonda edizioni), Lettere d’amore in dispensa (Magenes editoriale) e tanti altri volumi.
C: Spesso hai unito le ricette a contesti letterari o cinematografici: in che modo questi due mondi si incontrano nella tua esperienza?
S: Sono mondi affini e complementari. Il rapporto tra gastronomia e cinema somiglia molto a quelle relazioni di vecchia data, dotate di grande complicità, in grado di regalarci indimenticabili momenti cult. Forse perché il cinema nel suo rincorrere la verosimiglianza s’imbatte spesso nel racconto della routine quotidiana, quella fatta di piccole e grandi abitudini dove il cibo regna sovrano. Ma anche il rapporto tra gastronomia e letteratura è senza tempo. Basti pensare all’Odissea, dove, per accedere all’Ade, Ulisse deve offrire una libagione di latte e miele ai morti. Nei libri, il cibo non è semplicemente ricercato, ma anche sognato, consumato, divorato. In molti casi corrisponde persino a un punto focale della narrazione.
C: Indomite in cucina ci mostra figure femminili forti e indipendenti: secondo te l’emancipazione femminile può passare (anche) dai fornelli?
S: Certo! Il fare da sé (anche ai fornelli) è sinonimo di intraprendenza, audacia e creatività. Pensa che nell’Antico e nel Nuovo Testamento la parola di Dio è il pane degli uomini. In buona sostanza, parola e cibo insieme, perché il nutrimento del corpo diviene la metafora di “sapere” e “verità” come concetto di sostentamento dell’anima. E non è un caso se il termine latino “sapientia” deriva dal verbo “sapio”, vale a dire “aver sapore”, ma anche “esser saggio”. Di conseguenza, il termine “sapor” significa proprio “sapore”, “gusto”, e rapportato alla parola esprime l’eloquenza di un discorso. Nel Settecento, Yuan Mei scriveva che «per acquisire la conoscenza in qualsiasi disciplina è necessario prima imparare la teoria per poi passare alla pratica. Lo stesso vale per il bere e il mangiare. Occorre fare la lista di ciò che si deve conoscere». Infatti, in Indomite in cucina abbiamo scelto tutte eroine ingovernabili, che offrono anche insegnamenti di vita molto importanti, come Jane Eyre, simbolo di indipendenza, di passione e di femminilità. Una donna che non si è mai arresa, nonostante a volte si sentisse del tutto inadeguata.
C: Indomite in cucina è scritto a 6 mani insieme a Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua. Non è in realtà la prima volta che collaborate: com’è nato questo connubio artistico?
S: Io ho fatto da collante. Conoscevo Raffaella da un po’, mentre Francesco lo conosco (per motivi professionali) dal 2019. Li ho messi in comunicazione e dopo la nascita del nostro trio, che ha portato a un vero e proprio sodalizio sfociato in un collettivo di scrittori e sceneggiatori, il Write Club, abbiamo deciso di scrivere insieme. Abbiamo iniziato con Un tè con Mr. Darcy (Ultra edizioni), Il taccuino delle parole perdute (Giulio Perrone), La cucina incantata – Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki (Trenta editore), 50 sfumature di caffè (Sonda edizioni) e Indomite in cucina (Trenta editore).
C: Tra quelle presenti nel libro, qual è la tua eroina letteraria preferita? E quella che avresti voluto inserire?
S: La mia preferita è Jo March, perché è una donna intelligente e dotata di grande empatia, ma anche perché da piccola mia madre mi chiamava Jo per il mio vizio di scrivere ovunque. Anche in tenera età, mi procuravo la felicità scrivendo.
C: Puoi svelarci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?
S: Per Trenta editore, verso giugno, uscirà un altro fantastico ricettario cine-gastronomico. A Natale, per Magenes editoriale uscirà un ricettario celestiale (è proprio il caso di dirlo! Non posso svelarvi di più per non fare spoiler). Di prossima uscita per Bibi Book un giallo psicologico, un libro di narrativa al femminile e un mystery. Insomma, non smetto mai di scrivere!