Recensione
Lo abbiamo atteso, sognato, desiderato per mesi.
Ora finalmente è qui: Martha is Dead, opera seconda dello studio italiano LKA, ha finalmente visto la luce.
Io l’ho provato a fondo a per voi, in anteprima, ed ecco cosa ho trovato.
Trama
Luglio 1944.
Martha è morta. L’ha trovata, riversa a faccia in giù nel lago, sua sorella Giulia.
Questo evento, tragico ma apparentemente banale, scatena una tempesta emotiva nella giovane protagonista, colei di cui fin dall’inizio prendiamo il controllo.
Giulia e Martha vivono in un piccolo podere della campagna toscana con il padre, ufficiale tedesco di stanza in Italia e la madre italiana. Nella vita di Giulia anche la tata che, da piccola, le raccontava miti e leggende folkloristiche locali. Dal padre ha ereditato la grande passione per la fotografia ed è tramite questo occhio aggiuntivo, acuto ed imparziale, che Giulia decide di indagare sulla morte della sorella, che non riesce ad accettare come semplice incidente.
Inizia così un lungo cammino esplorativo nei meandri della casa, nei suoi dintorni, nel bosco e nel lago. Luoghi da sempre familiari e rassicuranti che improvvisamente si tingono di sfumature contorte ed inquietanti, serpeggiando nella mente di Giulia come un veleno, facendone crollare le certezze, facendo sbriciolare la realtà attorno a lei, facendola sprofondare, passo dopo passo, scatto dopo scatto, verso una dimensione onirica in cui i contorni del reale si fanno sfumati e parziali, in cui, forse, riuscirà a dare una risposta all’orrore che l’ha colpita.
Sullo sfondo: la guerra. La terribile Seconda Guerra mondiale rimarrà per tutto il tempo la scenografia di queste vicende. Abbiamo modo di assaporarne gli orrori tramite i telegrammi, i notiziari alla radio (componente ricostruita in modo STUPENDO), le cartine, i sussurri, i pensieri, i quotidiani con vere notizie dell’epoca. L’orrore che vive la nostra protagonista saprà sormontare quello del mondo, del teatro che di lì a poco verrà colpito così duramente dalla follia dell’uomo. Fino a quel momento la guerra aveva risparmiato la campagna della Toscana, ma improvvisamente, proprio sul suo finire, l’intera area risulta compressa tra il fronte degli Alleati, che sta salendo da sud, e quello dei nazisti, che tentano di tenere le posizioni e che finiranno col battere in ritirata, lasciando dietro di loro una immonda scia di sangue e un’interminabile fila di fantasmi che ancora aspetta giustizia.
Gameplay
Martha is Dead è un thriller psicologico: un’avventura in prima persona che ci porta ad esplorare il mondo attorno alla protagonista interagendo con una moltitudine di oggetti in molti modi differenti. Sulle prima può ricordare un walking simulator, ma ben presto ci si rende conto di quale profondità aggiuntiva abbia la sua meccanica.
Partiamo dall’esplorazione: si può interagire con un numero limitato di oggetti, ma ben presto avremo modo di raccogliere elementi che andranno ad arricchire l’inventario e che potremo usare sia per sbloccare elementi altrimenti non raggiungibili, sia per “attivare” obiettivi secondari che ci aiuteranno a sviscerare i segreti di questo titolo.
Molti sono gli elementi che fanno avanzare la trama, ma tantissimi sono quelli di corredo, che aiutano ad immergersi nell’atmosfera, e sono proprio questi gli elementi che più impreziosiscono il titolo: penso alla radio, grazie alla quale potremo percepire i messaggi “speciali” di Radio Londra (quelli in codice); penso ai quotidiani, riportanti notizie reali, o ai telegrammi e ai dispacci di guerra. Esplorare è fondamentale quindi per calarsi nella splendida ricostruzione storica allestita per noi da LKA; ma a questo si aggiunge la componente della macchina fotografica: partendo da una vera Rolleicord (in commercio dagli anni ’30 fino ai ’70) gli sviluppatori hanno ricostruito le dinamiche dei vecchi scatti che potevamo ottenere il secolo scorso, dalla scelta della pellicola al suo sviluppo in camera oscura.
La macchina fotografica sarà una componente fondamentale per far avanzare il gioco, effettuando scatti a soggetti ben precisi; tuttavia abbiamo la possibilità di fotografare (e sviluppare) qualsiasi cosa susciti il nostro interesse, e vi assicuro (come sarà chiaro nel prossimo paragrafo) che gli scorci da fotografare sono praticamente infiniti.
Il gioco è ricco di collezionabili, tra cui diverse skin per la nostra macchina fotografica, così come di elementi nascosti da scoprire: indagare, quindi, è l’altro perno attorno a cui ruota l’esperienza di Martha is Dead, ma non si tratta di un’esperienza facile da vivere.
Se con The Town of Light avevamo ricevuto dei bei pugni nello stomaco per la crudezza delle immagini e della storia, con Martha is Dead è bene prepararsi per un altro livello di angoscia e turbamento. Non solo nelle immagini, ma i temi trattati sono capaci di far rivoltare l’anima e squassare nel profondo, mettendoci di fronte a paure ed ossessioni profonde, ataviche, immutabili. Prende una chiave rovente e ce la ficca nelle serrature dell’inconscio, scardinando le nostre armature e le maschere con cui siamo soliti proteggerci, mettendoci a nudo davanti ad orrori senza fine, che vorremmo pensare lontani e remoti ma che, nostro malgrado, sono più vicini di quanto non vorremmo.
Giocando a Martha is Dead proveremo orrore, paura e profondo senso di disturbo. Niente jump scare, nemmeno uno: personalmente li trovo un mezzo banale e detestabile per scatenare scariche di adrenalina nello spettatore. Qui, invece, l’orrore arriva mutuato dall’approfondimento psicologico dei personaggi, grazie ad una precisa scelta stilistica e di game design. Non solo: l’incedere lento e ragionato fa parte sia del gameplay che del percorso narrativo; lo vediamo ad esempio con l’utilizzo della macchina fotografica, che ci costringe a tempi di lavoro e attesa tipici dell’epoca, tutto il contrario di quanto siamo abituati a fare oggi.
Comparto tecnico
Martha is Dead è un gioco dalle due facce: una bellissima, l’altra stupenda.
Partiamo dalla prima: l’aspetto visivo è semplicemente incredibile, chi è mai stato nella campagna toscana, non farà fatica a riconoscere la bellezza dei suoi scorci, delle colline e dei vigneti baciati dal sole, le morbide vallate che declinano lentamente verso il basso e, in questo caso, verso il famigerato lago.
Ogni immagine, da quelle più poetiche e solari, a quelle più cupe e disturbanti, è dipinta con una cura di dettaglio, una ricchezza di particolari, un amore assoluto per l’estetica come davvero raramente ho visto in un videogioco, soprattutto negli Indie. Non mi riferisco solo agli ambienti aperti (chi ha camminato in un bosco vero non faticherà a riconoscere come reale quello del gioco), ma anche e soprattutto dell’oggettistica, frutto di un lavoro di ricerca certosino, quasi maniacale, che meriterebbe un articolo intero ad esso dedicato.
Aggirarsi per casa, soffermarsi a sbirciare i soprammobili, le foto, i dipinti, gli oggetti di uso comune (piatti decorati, pentole di rame, i giocattoli, ecc). Se avete un nonno o un bisnonno ancora in vita, e che magari vive in campagna, provate ad andare a trovarlo: scoprirete un’infinità di piccoli dettagli che potreste dare per scontati ma che, nelle città di oggi, sono semplicemente spariti.
I controlli sono semplici, ma efficaci: il fulcro del titolo è l’esplorazione del mondo che circonda Giulia, esplorazione che avviene a piedi o in bicicletta; tramite occhi e naturalmente tramite la macchina fotografica. Questo è uno degli aspetti più curati e vincenti del titolo, e in cui ritroviamo la cura maniacale di cui vi parlavo prima: abbiamo a disposizione diverse macchine fotografiche, diverse pellicole e filtri. Chi mastica un po’ di fotografia amerà ritrovarsi tra le mani dei veri pezzi d’antiquariato usciti dagli anni ’40: se è entusiasmante scegliere la giusta pellicola per catturare i misteri altrimenti celati alla vista, è semplicemente fantastico dover correre alla camera oscura e seguire i passaggi (opportunamente semplificati per ragioni di giocabilità) per sviluppare le pellicole.
Credetemi: sono abbastanza vecchio da ricordare cosa vuol dire riempire un rullino di scatti e dover aspettare per scoprirne il risultato: nel mondo moderno, mordi e fuggi, fatto di fotocamere portatili e miniaturizzate, si è perso completamente il gusto del cercare lo scatto perfetto. È fin troppo semplice sparare migliaia di pose noncuranti di apertura focale, diametro, ASA (la sensibilità della pellicola, assimilabile agli ISO); ma io ho vissuto quelle esperienze sulla mia pelle: sono stato in camera oscura e ho sviluppato le foto da me scattate. Ebbene: il motore di sviluppo foto di Martha is Dead mi ha riportato alla mente quei lontani momenti della mia infanzia. Sviluppare le foto in camera oscura è come mettere temporaneamente in pausa il gioco; attendere con pazienza che la carta fotografica si impressioni, passare quindi dal fissativo e veder apparire lentamente l’immagine che abbiamo creato noi, è un processo magico quasi mistico. Mette temporaneamente in pausa anche la nostra vita, mentre con fiato sospeso aspettiamo di scoprire cosa siamo stati in grado di riprodurre.
Aggiungiamo anche un breve excursus dedicato alle bambole. Spero non vi terrorizzino, perché anche loro sono parte dell’economia del gioco: il teatro della marionette verrà utilizzato come mezzo per rievocare memorie apparentemente perdute e ricordi sepolti, in modo non dissimile a come effettivamente viene fatto con alcuni pazienti psicotici.
Personalmente ne sono affascinato, ma sono certo che su alcuni di voi queste marionette potrebbero aumentare a dismisura il senso di angoscia.
Infine una nota personale: io, come molti altri dopotutto, ho una viscerale adorazione per le illustrazioni di Gustave Doré: non solo quelle celeberrime dedicate alla Divina Commedia, ma anche quelle un po’ meno note dedicate invece ad alcune delle favole della nostra infanzia. Beh, senza rovinarvi la sorpresa, posso dirvi che se anche voi ne siete appassionati, non resterete certamente delusi.
Vi ho parlato, però, di una seconda faccia, quella stupenda. Parlo del comparto audio. Ve ne ho accennato in molti degli Indie che ho recensito, soprattutto dei walking simulator, dove se la storia rappresenta la spina dorsale, l’accompagnamento musicale, come il recitato, è la struttura muscolare che fa muovere il tutto: senza un buon accompagnamento, ispirato e capace di sottolineare la trama, il gioco diventa noioso. Ebbene: Martha is Dead vanta un comparto audio semplicemente incredibile.
Iniziamo dalla voce della protagonista: Giulia è interpretata (molto più che doppiata) dalla talentuosa Joy Saltarelli, che ho avuto il privilegio di intervistare proprio in merito alla sua partecipazione in questo titolo. Voluta fortemente da Luca Dalcò, mai scelta potrebbe dirsi più azzeccata. Joy ha messo tutta se stessa, tutta la sua anima, nelle mille sfaccettature di Giulia: ha contribuito attivamente a creare la protagonista nelle intenzioni, nelle emozioni, nei sentimenti più disparati. Credetemi: è stata la prima volta in cui non ho saltato neanche un dialogo, per godermi ogni singolo momento della sua interpretazione.
Aggiungiamo, a tutto questo, che il master del gioco è stato fatto interamente in italiano, cosa davvero rara per un publisher inglese, Wired productions, che ha dimostrato lungimiranza e capacità di dare a LKA una fiducia più che meritata.
Veniamo alla colonna sonora. Come ci ha raccontato Luca Dalcò nell’intervista rilasciata mesi fa, per le musiche originali è stata ingaggiata un’artista eccezionale: Francesca Messina (nota anche come Femina Ridens), che ha inciso musiche originali che richiamassero alla perfezione lo stile e le sonorità degli anni ’40. Non mi credete? Provate ad ascoltare la tracklist del gioco, oppure la sua versione di Bella Ciao. Da brividi.
Le tracce sono state anche prodotte in tre vinili a tiratura limitata, a cui si accompagna il lavoro evocativo della band danese Between Music: un gruppo di pazzi furiosi che incide i brani sott’acqua. Ditemi voi se si poteva trovare qualcosa di più adatto per questo gioco.
Conclusioni
Chi si aspettava un semplice walking simulator resterà piacevolmente sorpreso. Questo è gioco dalle mille sfumature, profondo e coinvolgente, impreziosito da una ricostruzione storica dell’Italia della Seconda Guerra che fa impallidire l’Istituto Luce: è una dichiarazione d’amore per la Toscana e l’Italia, ma anche e soprattutto per le belle storie, la narrativa ed il folklore, la realtà e la finzione, la sanità mentale e la follia.
Con The Town of Light, questo titolo condivide il setting geografico e storico, così come l’attenzione alla psiche umana; ma le similitudini finiscono lì: il primo era un racconto storico, che gettava la luce su una piaga, quella dei manicomi, che ha flagellato per anni il nostro Paese. Il secondo, invece, è più intimista e personale: è la storia privata di Giulia, delle sue fragilità e della sua emotività. E per questo riesce ad essere ancor più disturbante del primo.
Martha is Dead ci prende per mano e ci accompagna in universo sfaccettato, con tanto da fare e tantissimo da scoprire: soprattutto quanto può essere fragile e sfumata la linea che divide la luce dall’oscurità, l’amore dall’odio.
Martha is Dead è disponibile a partire dal 24 febbraio 2022 per PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S al prezzo di €29.99
Ringrazio di tutto cuore Luca, Joy e tutto il team di LKA e Wired Productions per avermi coinvolto nel loro incredibile progetto.
Nerdando in breve
Martha is Dead è il thriller psicologico che vi turberà nel profondo.
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