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Sifu – La via del Kung Fu

Recensione

Se mi guardo allo specchio vedo un uomo adulto. Per altro un uomo il cui padre, alla stessa età, nemmeno sapeva cosa fosse un videogioco, ma d’accordo: erano altri tempi. Il punto però è questo, se sono adulto oggi, vuol dire che ero bambino negli anni ’80, ovvero quando gli action movie si distiguevano in due categorie: da un parte c’era il binomio Stallone/Shwarzy, dall’altra c’era il Kung Fu.

Concentriamoci un attimo su questa seconda categoria: i film basati sul Kung Fu in genere erano brutti, mal doppiati (la mitica scena di Michael Winslow in Scuola di Polizia insegna), con trame estremamente ripetitive ed effetti speciali a livello di Megaloman. Ma erano anche dannatamente divertenti, ed alzi la mano chi è stato bambino in quell’epoca e non ha provato le mosse di Bruce Lee con gli amici. Nessuno? Ecco.

Sifu è un prodotto che concentra tutto questo e anche di più: c’è la vendetta, c’è la redenzione, c’è il surreale e, sopra ogni altra cosa, c’è il Kung Fu.
Ricordate cosa dicevamo di L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente? Perché non scendono a corchiarlo di mazzate tutti insieme invece di aspettare ed essere fatti fuori uno dopo l’altro, livello dopo livello? Ricordate cosa dicevamo? “Sembra un videogioco”.
Ecco: Sifu è un videogioco che sembra un film che sembra un videogioco. Ed è stupendo.

Trama

Tranquilli: ce la caviamo con poco.
Sifu è un vecchio maestro di Kung Fu. Una sera di tempesta la sua palestra/tempio viene assalita da cinque artisti marziali che aggrediscono tutti i discepoli e, in uno scontro finale col suo antico studente, uccidono il vecchio Shi Fu (maestro). Ad assistere la scena, anche il giovane figlio/a che stanato/a viene a sua volta ucciso.
Lo strano medaglione che porta al collo, tuttavia, lo riporta in vita e qui ha inizio il suo percorso di ricerca e vendetta.
In pratica, la storia di Kung Fu panda ma senza il Guerriero Dragone a salvare il vecchio panda rosso.

La ricerca dura ben otto anni, al termine dei quali i cinque colpevoli sono stati individuati. Non resta che stanarli, sterminare i loro alleati e far calare su di loro la brutale forza della giustizia. Facile?
No, non proprio.

Gameplay

Dopo un’intro in cui iniziamo a muovere i primi passi nell’acquisizione delle meccaniche di gioco (e che funge da incipit della trama), iniziamo col nostro personaggio davanti ad una lavagna da investigatore, in cui andremo a raccogliere le informazioni che troveremo nel corso dei cinque livelli (uno per ogni boss) che costituiscono l’universo di gioco.
Lo scopo, come detto, è quello di stanare i cinque criminali che hanno cospirato per uccidere nostro padre: abbiamo vent’anni e un solo obiettivo in mente. La vendetta.

Inizia così un percorso ad ostacoli in cui alterneremo perlustrazione, ricerca e, soprattutto, tantissime mazzate a suon di Kung Fu. Le nostre competenze sono alte, ma siamo giovani e deboli. Solo combattendo e sconfiggendo avversario dopo avversario avremo modo di raccogliere e collezionare l’esperienza necessaria a padroneggiare le molte tecniche Wushu che il gioco ci mette a disposizione.
Ad ogni combattimento, infatti, raccoglieremo esperienza che sarà spendibile nei (rarissimi) checkpoint disseminati lungo la mappa o in caso di (frequente e prematura) morte. A questo punto potremo andare a sbloccare nuove tecniche (da imparare con combo sempre più complesse) e dovremo decidere se vogliamo tornare in vita o se vogliamo ricominciare il livello da capo (perdendo le tecniche acquisite).

Tornare in vita, però, ha un costo in termini di anni: ad ogni ritorno bruceremo una delle monete che compongono la collana mistica di cui vi ho parlato all’inizio. La prima moneta ci farà perdere un anno, la seconda due, la terza tre e così via. Questo vuol dire che a terzo tentativo avremo già raggiunto i 26 anni. Invecchiare, insomma, è davvero molto facile, perché gli scontri sono difficili, farci circondare vuol dire morte certa e i pattern di combattimento degli avversari vanno imparati, così come le contromosse più efficaci.
Una volta terminato un livello, potremo affrontare il difficile scontro con il boss e accedere così al livello successivo.

Questo sistema roguelite è davvero intrigante, perché anche se è sfidante non è eccessivamente punitivo: è pensato per farci migliorare, collezionando sempre più esperienza (sia ingame che in real life) ed esercitare il proprio sangue freddo. Una volta acquisita maggior conoscenza dell’ambiente, dopo aver aperto le scorciatoie, dopo aver sbloccato nuove tecniche, potremo riaffrontare livelli già terminati, così da tentare di finirli con un’età inferiore.
Maggiore età vuol dire più potenza di attacco, ma minor resistenza.

Comparto tecnico

Sloclap ha confezionato un gioiellino da tutti i punti di vista. L’amore per i film sul Kung Fu l’abbiamo già sviscerato, ma è solo giocandolo che capirete quanta cura sia stata messa nelle animazioni, nel riprodurre le tecniche di combattimento, nella dinamica della telecamera che ci regala l’emozione di essere fisicamente dentro un film. Il tutto sottolineato da una colonna sonora (ed effetti sonori) semplicemente perfetti, esaltanti.

C’è qualche piccola sbavatura, ma stiamo parlando di uno studio alla sua seconda esperienza (dopo il brutale e difficilissimo Absolver), come la telecamera che a volte si incastra e ci fa perdere contatto con l’ambiente di gioco. Parliamo comunque di inezie, che non rovinano l’esperienza complessiva di gioco.

Conclusioni

Un po’ Old boy, un po’ Kill Bill, un po’ Bruce Lee e anche un po’ Big Trouble in Little China. Sifu mi ha riportato alla memoria ogni possibile esempio di cinematografia dedicata a 功夫 (Wushu), l’arte marziale cinese. Di Sifu ho apprezzato molto l’originalità nella gestione del simil permadeath, così come la possibilità di tornare sui propri passi sfruttando elementi di level design decisamente ispirati.

È difficile, a tratti brutale ed impietoso, ma giusto e con ricompense adeguate all’impegno che vorremo metterci. Come il Kung Fu, insomma.

Non è un gioco per tutti, me ne rendo conto, e la quantità di determinazione necessaria a portarlo a termine è decisamente adeguata alla complessità della disciplina a cui fa riferimento: se lo scopo era quello di mettere in mano al giocatore un titolo impegnativo che non scimmiottasse l’arte sacra del Wushu, ma che la omaggiasse con tutto il suo misticismo e le alchimie che l’accompagnano, allora l’obiettivo è stato raggiunto in pieno.

Nerdando in breve

Sifu ci porta sulla via del Kung Fu.

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