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Figlia di Luna – Storia di una famiglia fragile

Recensione

Figlia di Luna mi è capitato fra le mani durante Lucca Comics (grazie Chiara) e me lo sono letta e riletta per bene prima di mettermi a scriverne. La storia, scritta da Greta Xella ed edita da Bao Publishing, è delicata e contemporaneamente molto potente, anche se la vera forza del fumetto sta nel rendersi conto che il tema trattato è molto più comune di quanto si creda. Ora ne parliamo meglio, keep on reading.

Trama

Figlia di Luna è la storia di Tia, ragazzina la cui madre si ammala quando la protagonista è ancora molto piccola. La presenza di un genitore malato porta spesso i figli a incappare nel fenomeno dell’adultizzazione precoce, cosa che ovviamente succede anche alla protagonista, la quale si trova a crescere quasi da sola. Quando poi, con il passare del tempo, la malattia degenera e si fa sempre più ingombrante nel fragile equilibrio della famiglia, i genitori spariscono misteriosamente e d’improvviso. Come nel più classico dei romanzi di formazione, Tia parte per un viaggio alla scoperta del mistero che avvolge i genitori, trovando in sé stessa le risorse necessarie ad affrontare la situazione complicata in cui si ritrova suo malgrado.

Stile

Figlia di Luna è un fumetto a colori di 256 pagine tutte colorate. Il che, a parer mio, lo rende un bell’oggetto già di per sé. Qui nella recensione ho cercato di mettere qualche tavola che rendesse l’dea di come l’autrice, Greta Xella, ha scelto di usare il colore: all’interno del volume trovate alternanza di pagine completamente bianche, segno di una luminosità potentissima, a tavole con disegni più articolati e ricchi di dettagli. C’è un clima di calma irrequieta disseminato in tutta la narrazione, perché pur essendo una storia avventurosa e a tratti drammatica, il colore è sempre tranquillizzante, creando una leggera dissonanza in perfetta linea con il tema portante. Se avete giocato a Gris e vi è piaciuto (sia per tema, sia per resa grafica), probabilmente apprezzerete anche questa graphic novel qui.

Tia e il fenomeno dell’adultizzazione precoce

Studiando Scienza dell’Educazione mi sto rendendo conto di quanto sia ancora fortemente presente il tabù dei disturbi mentali, il che, considerando il fatto che siamo nel 2021, continua a sembrarmi tanto incredibile quanto assurdo. Ci sono infiniti modelli di famiglia in cui è possibile crescere degnamente nonostante le difficoltà più svariate, e tuttavia il modello a cui spesso si fa riferimento è quello della famiglia tradizionale, come quelle che ci vengono propinate nelle pubblicità dei prodotti pensati per la colazione.

Sia chiaro, la mia non è una battaglia contro un modello di famiglia stabile, in cui si suppone che la prole possa appoggiarsi a chi la cresce: tutt’altro, ben vengano famiglie così. Il mio fastidio è tutto indirizzato all’unicità di quel modello, al fatto che la narrativa proponga solo un canone di riferimento. La mancanza di riferimenti e di modelli a cui tendere, provoca un senso di smarrimento che spesso viene avvalorato dal voler nascondere una realtà non conforme a quella attesa, creando una rete di regole non scritte (né dicibili ad alta voce), alle quali non si trasgredisce per paura che il fragile equilibrio collassi.

Questa cosa qui che ho appena descritto è magnificamente rappresentata in Figlia di Luna, in cui alla protagonista (una bambina come tante, come potrebbe essere stata una vostra compagna di classe o amica d’infanzia, senza che voi nemmeno ve ne rendeste conto) capita di doversi adattare a un contesto anomalo, nella solitudine di chi deve fare sempre buon viso a cattivo gioco perché si addossa la responsabilità di una famiglia fragile.

Tia vuole bene alla sua mamma e ne brama gli abbracci, ma Laira, questo il nome, affetta da un morbo non ben definito, non riesce a ricambiare. In preda ai deliri Laira scaccia la figlia, impaurita da un corpo che fatica a controllare, da un dolore che l’attanaglia ma che non si manifesta in modo comprensibile a chi si aspetta che ogni ferita deve essere visibile con gli occhi. Di fronte a una barriera di incomprensioni, fredda e insormontabile quanto una montagna, Tia non può fare altro che allontanarsi alla ricerca di quella che le hanno raccontato essere la cura a tutti i mali (della madre, e quindi della famiglia, e quindi suoi). Ed è proprio così che si concretizza l’adultizzazione precoce, quel fenomeno per cui un essere umano ancora molto giovane si fa carico della responsabilità di rafforzare le fragilità che percepisce intorno a sé.

L’importanza di avere narrazioni diverse

Nel suo viaggio salvifico, Tia conosce Olivio, colui che l’aiuterà a farsi luce nei momenti più bui, soli e freddi (a tal proposito, complimenti all’autrice che ha rappresentato metaforicamente il tutto con una notte nel deserto). Accettare il cambiamento, questa la sfida più difficile per la fanciulla dai capelli blu, sarà ciò che le consentirà di trovare la chiave di volta e abbracciare un presente diverso da quello che ci si racconta spesso, ma che è il suo e che ha tutte le potenzialità per darle tantissimo.

Una famiglia anomala può rivelarsi una risorsa preziosissima e un punto di partenza di cui andare fieri, nel momento in cui la si accetta per quella che é, abbandonando la vecchia abitudine di “lavarsi i panni sporchi in casa propria”. Anche basta. Figlia di Luna è un fumetto meraviglioso proprio perché mostra la possibilità di ritrovare un equilibrio nel momento in cui si affronta la realtà per quella che è, e non per quello che ci è stato insegnato che dovrebbe essere.

Leggere storie come questa può aiutare tanta gente. In primis, le persone più giovani, perché magari in Tia si rivedono: non serve avere difficoltà specificamente con la figura materna per immedesimarsi con la protagonista, magari anche chi dovesse avere un genitore assente potrebbe trarre beneficio dal viaggio che compie. Secondariamente, anche chi ha vissuto un’infanzia come quella di Tia potrebbe trarne beneficio, fosse solo per lo sguardo diverso con cui, chi già quel viaggio l’avesse compiuto, abbraccerebbe il tema. Non per ultimo, Figlia di Luna potrebbe fare bene anche a chi di problemi familiari non ne ha: conoscere realtà differenti dalle proprie, anche solo letterariamente parlando, è ciò che favorisce il dialogo e l’empatia e che abbatte pregiudizi e discriminazioni (che poi, è il motivo per cui da sempre l’essere umano si racconta storie).

In virtù di tutto ciò mi sento di dire che Figlia di Luna è proprio un fumetto valido, di quelli che andrebbero introdotti nelle liste delle letture consigliate per le vacanze estive.

Prezzo

Figlia di Luna è disponibile in tutte le librerie al prezzo consigliato di 21,00€

Conclusione

Credo di essermi dilungata a sufficienza, ma sappiate che Figlia di Luna mi ha proprio colpita. Ho molto apprezzato la scelta di usare colori pastello alternati a tinte vivaci, tratti morbidi ed essenziali per una storia così piena da non necessitare di vignette appesantite. Delicato nel tono, forte nel contenuto: la storia di Tia vi abbraccerà.

E se leggendolo (o leggendo questa recensione) vi si fosse accesa una spia del “Ehi! Ma questa situazione mi sembra di averla vissuta!”, permettetemi di consigliarvi Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, di Alice Miller: potrebbe aiutarvi a fare un po’ di chiarezza e a proseguire la vostra esistenza con qualche strumento in più.

Nerdando in breve

Figlia di Luna (ed. Bao Publishing) è il graphic novel d’esordio di Greta Xella. La storia affronta il fenomeno delle famiglie fragili, il cui equilibrio è reso instabile dalla malattia (in questo caso, mentale) di uno dei due genitori. Le famiglie atipiche esistono e sono molto più comuni di quanto si creda: conoscerle, anche attraverso narrazioni intessute di elementi fantasy, può essere utile per capirle e normalizzarle.

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