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The Harder They Fall: western moderno in salsa Blaxploitation

The Harder They Fall

di Antonio Petito

Correva l’anno 2012. All’epoca la sonda Curiosity atterrava su Marte, le autoradio sparavano a tutto volume Little Talks degli Of Monsters and Men, avere Ibra al fantacalcio risultava ancora un discreto affare ed un certo regista dal cognome vagamente nostrano ci regalava un film ambizioso e citazionista, con protagonista un Jamie Foxx in grandissimo spolvero, il cui nome richiamava dolci ricordi di piombo: Django Unchained.

A 9 anni di distanza, possiamo affermare che le cose non sono poi così diverse; Zlatan tiene botta, Jeff Bezos si fa un giretto nello spazio in tutta tranquillità, la band islandese tira ancora fuori qualche bel singolo e su Netflix esce qualcosa di molto particolare, che proprio come il “fratellone” citato poc’anzi attinge a piene mani da due filoni ormai quasi del tutto scomparsi
salvo sporadici esperimenti più o meno riusciti, sfruttando in maniera egregia un cast importantissimo e tutti gli stilemi del western e della blaxploitation.

Il tributo ad un cinema dimenticato

Tanto per cominciare, blaxploitation non è una parolaccia, ma un genere cinematografico molto popolare negli anni ‘70, caratterizzato da un massiccio uso di stereotipi legati alla popolazione afroamericana, un’ironia spesso ai limiti del grottesco e colonne sonore decisamente atipiche per l’epoca.

The Harder They Fall è una sapiente reinterpretazione di questa ricetta. Vi basterà sostituire i tipici scenari urbani con un inusuale Far West popolato da personaggi istrionici e sopra le righe, capaci di alternare dialoghi seri e pomposi a scambi di battute decisamente più veloci e -nella maggior parte dei casi- imprevedibili.
Lo stesso discorso si applica alla colonna sonora. Ai nomi altisonanti del cast (Jonathan Majors, Idris Elba, Lakeith Stanfield, Zazie Beetz) infatti, troviamo uno score di tutto rispetto interamente composto da canzoni di generi da sempre legati alla black culture. Da star affermate come Kid Cudi e Jay-Z (che è anche produttore del film), passando per nuove
scoperte come la giovanissima Koffee, in The Harder They Fall riusciamo a vivere appieno qualcosa di concettualmente vicino a quanto proposto nei film della saga Shaft e di altri predecessori più o meno blasonati: musica del popolo, in un film per il popolo.

Un po’ come se Jonathan Majors diventasse, per qualche ora, il Richard Roundtree di questa generazione.

Paesaggi magnifici, budella ed un finale coraggioso

L’esordiente Jeymes “The Bullitts” Samuel (compare del precedentemente citato Jay-Z e fratello del noto cantante Seal) ci regala una regia pulita e lineare, sfruttando al meglio i meravigliosi paesaggi e luoghi a disposizione: praterie, zone rocciose, boschi e cittadine ricostruite in maniera del tutto fedele alle rappresentazioni dei vecchi western.
I maggiori guizzi dal punto di vista registico ci sono durante le scene di combattimento. I cowboys di The Harder They fall menano come dei mercenari esperti, poco importa se si tratta di spararsi o lottare corpo a corpo, l’azione sarà sempre spettacolarizzata al massimo, a tratti esagerata, per far capire allo spettatore quanto i personaggi siano violenti e senza
scrupoli, e lo sono proprio tutti, non importa la fazione.
Il concetto sarà poi fortificato da un finale al cardiopalma e difficilmente replicabile in un film pop: il sentiero della vendetta è lastricato di cattive azioni che, anche se compiute da uomini con buone intenzioni, rimarranno negli annali come tali.

Il mio consiglio? Da recuperare seduta stante!

Contatti dell’autore dell’articolo, che ringraziamo tantissimo per il suo tempo:
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