Recensione
Il meccanismo attraverso il quale una serie televisiva diventa improvvisamente oggetto di culto planetario e non si può evitare di sentirne parlare ovunque, è decisamente affascinante. È successo con Stranger Things, Il Trono di Spade e La Casa di Carta, tanto per fare qualche esempio. Fenomeni che, per motivi non sempre di immediata comprensione, esplodono, sono oggetto di conversazioni, battute, meme ovunque scatenando la reazione di totale spiazzamento ed imbarazzo per chi non le conosce. E parte del fenomeno è anche il fatto che, passato l’entusiasmo della prima o della seconda stagione, diventano già meno interessanti.
E poco alla volta non se ne sente quasi più parlare.
Adesso è il momento della serie sudcoreana Squid Game: scopriamo insieme perché.
L’origine del fenomeno
Scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, prende ispirazione dalle esperienze di personale difficoltà vissute dall’autore da giovane e dalla constatazione del dramma del divario sociale tra ricchi e poveri presenti in Corea del Sud.
La trama è piuttosto semplice: 456 persone fortemente indebitate ricevono un misterioso invito a partecipare ad una serie di giochi da bambini per poter vincere una cifra esorbitante che li renderebbe miliardari. Chi sbaglia o perde nel gioco, muore.
Tra le tantissime fonti prese in considerazione per realizzare la serie, va citato Battle Royale, il bestseller dello scrittore giapponese Koushun Takami scritto nel 1996 da cui sono sono stati tratti un manga, un film ed addirittura una forma di wrestling. Protagonisti in questo caso gli studenti di una scuola media giapponese costretti a sfidarsi in un gioco mortale per volere del governo nipponico. La storia di questi ragazzini equipaggiati di un kit di sopravvivenza e la forza della loro disperazione ha venduto oltre un milione di copie nel mondo (oltre ad aver ispirato tra gli altri Hunger Games).
I numeri dietro alla serie
Per avere un’idea un po’ più precisa dell’impatto economico che la serie ha avuto sul mercato, facciamo due conti.
Bloomberg, accedendo ai dati forniti da Netflix, ha recentemente pubblicato un’analisi dei costi (e di conseguenza degli incassi) del Gioco del Calamaro:
Il costo della prima stagione è stato di 21,4 milioni di dollari (circa 2,4 milioni ad episodio) che hanno prodotto circa 900 milioni di dollari in termini di impact value per Netflix (un sistema che permette alla società di quantificare le performance del prodotto trasmesso in streaming, che tiene conto del numero di spettatori, della durata della fruizione e dell’aumento del valore della società in termini azionari).
Entrando nel dettaglio, è emerso che:
– circa 132 milioni di spettatori hanno visto per almeno 2 minuti la serie nei primi 23 giorni dalla messa in onda (stracciando il record da 82 milioni di Bridgerton).
– quasi il 90% degli utenti ha visto almeno 75 minuti (quindi è passata almeno a due episodi).
– il 66% (che corrisponde a 87 milioni di persone) ha concluso la visione nella prima stagione nei primi 23 giorni.
– Complessivamente gli spettatori di Squid Game hanno accumulato 1,4 miliardi di visione della serie.
Un altro parametro utilizzato da Netflix per valutare l’apprezzamento di un contenuto è l’AVS (Adjusted View Share) che registra oltre al numero di visitatori, quanto le visualizzazioni abbiano creato un determinato valore per l’azienda.
Diciamo che se per Netflix un prodotto con un AVS alto ha un punteggio di 10, Squid Game ha totalizzato 353.
Dal 17 settembre ad oggi, l’azienda ha ottenuto un +7% con un valore stimato di 278,1 miliardi di dollari.
Psicosi italiane
Provate a cercare su Google informazioni su Squid Game: troverete storie davvero interessanti. Carabinieri chiamati a scuola per la presenza di misteriosi biglietti da visita ispirati alla serie, bambini delle elementari che improvvisano un 1,2,3, stella durante la ricreazione intenerendo le insegnanti nostalgiche per poi puntare con il dito come fosse una pistola il compagno che sbaglia, agenzie immobiliari che distribuiscono il misterioso cartoncino con le tre forme geometriche e creano una segreteria telefonica in coreano per assumere personale…
Il fatto forse più eclatante è forse la petizione su Change.org per chiedere alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza di imporre a Netflix di sospendere la serie in quanto istigatrice di violenza nei confronti dei bambini che la vivono come un gioco e la imitano nella vita reale. La richiesta, che al momento ha raggiunto le 3500 firme, viene giustificata “…non come un atto censorio, ma risponde alla necessità di far fronte alla sconfitta dei parental control e alla crisi della genitorialità”.
Trailer
Conclusioni
Squid Game è un ottimo prodotto televisivo: esteticamente curatissimo, ben strutturato in termini di trama e capace di sorprendere lo spettatore (quasi) fino alla fine.
Quello che purtroppo comporta – ma non è imputabile alla serie che oltretutto è rivolta a spettatori con più di 14 anni – è che persone irresponsabili lo ritengano idoneo ai bambini ed ai ragazzini che non sono e non possono essere in grado di percepirne la violenza contestualizzandola correttamente. Verrebbe da dire che forse questi soggetti a cui è sfuggito il parental control dovrebbero passare più tempo con i propri cuccioli a giocare, anche a 1,2,3 stella, ma quello vero.
Contenuti