Palazzo Ducale ospita le mostre di diversi autori, fra i quali Giacomo Bevilacqua, Teresa Radice e Stefano Turconi. Alla Fondazione Banca del Monte di Lucca sono invece esposte alcune tavole realizzate da Walter Leoni, l’autore che con SS TATA ha vinto il Gran Guinigi come Miglior Esordiente a Lucca Changes. Durante Lucca Comics & Games 2021, i quattro autori sono stati invitati a raccontare la propria esperienza nel mondo del fumetto.
Vincere un premio nell’anno senza premiazioni
La prima domanda è per Walter Leoni, insignito del titolo di Miglior Esordiente a un’età un po’ più avanzata rispetto a quella media dei vincitori. Dopo aver ironizzato circa questo aspetto, condivide con noi le sensazioni provate nell’aver premiato il vincitore nella serata di sabato sera. È infatti tradizione che sia il vincitore dell’edizione precedente a dover premiare chi vince il titolo nell’anno in corso; tradizione che è stata interrotta solo nel 2020 a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. Per questo, ci ha confidato di aver invidiato sommessamente la cerimonia dei Lucca Comics & Games Awards, stando “dall’altra parte” ma senza aver mai potuto prendere parte a suo tempo.
Lavorare da casa, da sempre
A Stefano e Teresa viene chiesto com’è stato lavorare in coppia durante il lockdown: Fortunatamente, dice Stefano, abbiamo due studi diversi“. Lei, sceneggiatrice, necessita di silenzio assoluto; lui, illustratore, ama lavorare con un sottofondo musicale. Il duo funziona molto bene, tanto da riuscire a divertirsi lavorando. Anche perché, dice Teresa, per chi scrive storie, il quotidiano è sempre un’avventura: “Mi sento più a casa a Lucca che a casa mia, perché lì sono quella stramba, qui è tutto normale.”
Le influenze esterne nelle opere di Bevilacqua
Giacomo invece ci parla di Mister P, un personaggio chiave della serie Attica. P funge lo stesso ruolo che Giacomo fa rivestire ad altri personaggi in altre serie, e lo paragona a Gwen di Lavennder. La giovane che non si voleva conformare al ruolo di genere impostole dalla società, sceglie un’isola in cui stare, ma quella sarà proprio quella stessa isola a rivelarsi costrittiva e letale. Analogamente fa Mister P in Attica: mette in risalto il cambiamento dei punti di vista, dovuti al cambio di contesto o all’evoluzione dei personaggi.
L’uso dei personaggi fuori dal loro contesto è una finezza che il giovane Giacomo, a 16 anni, imparò dal suo maestro di teatro al liceo. La capacità di sovvertire la narrazione è invece un espediente narrativo suo, che a chi legge piace molto. Il suo criterio è: per tutta la storia, semino indizi; arrivati alla fine e scoperto il risvolto di trama, viene voglia di rileggere il fumetto per scovare gli indizi seminati. Questa è sicuramente una cosa positiva, perché “se il lettore ha speso soldi per leggere il mio libro, almeno, dovendolo rileggere per trovare tutti i dettagli che ho seminato, è come se ne avesse comprati due”.
Ci racconta anche un aneddoto circa il plot twist di Troppo facile amarti in vacanza. Pare che il padre di Giacomo, collezionista di Lego e assiduo assemblatore di mattoncini, abbia l’abitudine di regalare kit al figlio e poi di andare a casa sua a montarglieli. In un’occasione del genere, mentre Giacomo lavorarava al nuovo fumetto, il padre ne legge un po’ e gli consiglia il finale. Aveva ragione, a quanto pare, perché passato l’iniziale scetticismo, il fumettista si è ritrovato a rimodificare tutta la storia dall’inizio, in modo da farla concludere così come gli era stato suggerito.
Fumettisti si diventa
Walter ci racconta come mai gli ci sia voluto un po’ per esordire. Con una laurea in lettere non riusciva a trovare lavoro e mentre faceva l’imbianchino, ha iniziato a tenere corsi di fumetti per bambini in un campo estivo. Poi ha iniziato a interessarsi, ha seguito una scuola del fumetto lui stesso e ogni volta si diceva “Massì, faccio fumetti nel tempo libero, intanto mi cerco un lavoro vero”: in un modo o nell’altro, magari anche a livello inconscio, il lavoro vero non è mai arrivato. Dopo 15 anni di vicinanza al mondo del fumetto, la moglie lo incoraggia a scrivere un libro: “Secondo me te o meriti, sei bravo, è da anni che ti impegni su questo fronte, in qualche modo ce la faremo, vai.” E così ha scritto un libro, e vinto come miglior esordiente.
Fumetti senza nord
Stefano disegna libri illustrati dai quali non riesce a svincolarsi visto il successo che continuano ad avere, ma a parte quelli, il grosso del suo lavoro è quello che condivide con Teresa. Sono due autori che riescono abbastanza a fare quello che vogliono nel contesto del fumetto contemporaneo: come ci si può riuscire? Loro due, dice Teresa, non ragionano. Nemmeno si chiedono chi lo leggerà: se sarà un prodotto per bambini o per ragazzi, quelle sono etichette che dipendono dalle scelte di mercato. Il porto proibito ci ha messo 20 anni a trovare un posto e un editore giusto: erano 300 pagine in bianco e nero, c’era una poesia, la storia era adulta ma con protagonista un ragazzino, pareva che per lui non ci fosse posto. Teresa non sa come sia nato tutto ciò, anche La casa senza nord è stata una coincidenza: hanno iniziato a lavorare lì, ci hanno fatto un timbrino e il marchio è rimasto, ma non c’era una progettualità. Le cose fatte d’istino e a caso, per loro, funzionano: resisi conto di questo, non hanno più cambiato strada.
Quando scrivi, divertiti.
Il segreto del successo? Forse, per quanto riguarda Teresa e Stefano, il fatto che si divertano sempre. È uno snodo chiave. Giacomo avvalora la tesi, dicendo che “Se tu ti diverti mentre scrivi, chi ti legge lo percepisce e si diverte a sua volta.”
È come, aggiungo io, se la realizzazione del volume permettesse di trasferire su carta la propria passione e che la stessa si attaccasse a chi poi leggerà, come se i disegni e le parole fossero solo un tramite emotivo. Questa cosa, se le emozioni che hai mentre lavori sono di noia o stanchezza, è il motivo per cui il prodotto finale piacerà con meno probabilità.
Poi c’è anche un aspetto pratico: per realizzare un graphic novel, ci vogliono dai sei mesi ai due o tre anni. Immaginatevi lavorare per due o tre anni, tutto il giorno tutti i giorni, su una storia che non appassiona e personaggi insopportabili. Non ce la si cava.
A Panda piace tutto… ma Panda piace a tutti? E altre storie di accoglienza
Soprattutto: le opere di Giacomo hanno mai trovato delle resistenze? In Troppo facile amarti in vacanza, ha ridotto all’osso le macchiette politiche: ha creato degli stereotipi di personalità che oggi campano a slogan sui social.
Le uniche critiche mosse finora a un libro del duo Radice-Turconi, sono quelle linguistiche di La terra, il cielo, i corvi. Quando Teresa scriveva, nella sua testa era tutto chiaro (parlando lei anche tedesco); la traduzione in russo è invece stata fatta dalla zia di Stefano; quindi due terzi del lavoro sono stati fatti in italiano. Come risulta però nella testa di chi non parla né russo, né tedesco? Come nella testa del protagonista: comprensibile solo fino a un certo punto. Il che è esattamente ciò che volevano accadesse, ma qualche critica è arrivata.
Per Walter invece il tempo delle critiche non è ancora arrivato, in quanto esordiente sta ancora seminando. La satira (ambito per cui ha iniziato a disegnare) è un tentativo di cambiare il mondo, magari individuando una strada; l’umorismo è un tentativo di migliorare il mondo, tenendoci allegri. Sono due approcci diversi e il motivo per cui ha tanto cercato di divincolarsi dalla satira è che dei due preferiva l’umorismo.
Troppo facile amarti in vacanza ha un finale di ottimismo globale; Panda invece è un’ancora di salvezza, ancora oggi nonostante il personaggio esista da oltre 13 anni Giacomo lo usa come appiglio per considerare le parti migliori alla fine di una brutta giornata.
Teresa e Stefano sono senza etichetta, “ottimisti”/”pessimisti” non gli si addice. In compenso, considerano le critiche che eventualmente arrivano alla pari del “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”: è questione di ciò che fa più rumore. È vero che ci si concentra di più sulla singola critica che sugli infiniti complimenti, quindi si sforzano di dare ascolto al resto (come Giacomo con Panda). Sono ottimisti, ma comunque è una cosa di umanità; dice Teresa: “Siamo umani, siamo tutti un po’ mostri e un po’ persone splendide, anche nella stessa giornata. Concentriamoci sul fare il meglio, e poi come va va.”
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