I Peanuts
Hanno da poco compiuto 71 anni, eppure conservano inalterata tutta la magia che contraddistingue l’infanzia: i Peanuts, la più celebre creazione di Charles M. Schulz, hanno stregato il mondo fin da quella prima striscia apparsa il 2 ottobre 1950 e ancora oggi, a distanza di decenni, mantengono inalterato quel fascino magnetico che ha permesso loro di trasformarsi in un fenomeno indelebile.
Sì, perché non credo esista al mondo qualcuno che non conosca, anche solo per averli visti su una maglietta, Snoopy e compagnia. Nati come strisce domenicali, i Peanuts hanno fatto rapidamente il giro del mondo (e dei media), diventando protagonisti di albi a fumetti, cartoni animati, film, videogiochi e merchandising di ogni tipo.
Alla base del loro successo, una semplicità disarmante che sa racchiudere però una profondità fuori dal comune, in grado di veicolare con grazia riflessioni e ragionamenti di grande portata. Come quelli dietro la metafora del Grande Cocomero.
La magia di Halloween
Halloween è la mia festa preferita e, da brava ossessivo-compulsiva, mi piace esplorarne ogni aspetto e scoprirne sempre nuovi risvolti e curiosità. È così che mi sono imbattuta nelle strisce di Schulz sul Grande Cocomero.
Ma facciamo un passo indietro: cosa c’entra un cocomero con Halloween? Beh, l’insolita associazione è dovuta alla traduzione italiana (e ci arriveremo tra poco) ma la festa di Halloween è grande protagonista delle strisce di Schulz.
E proprio in una striscia che ha la festività per protagonista appare per la prima volta il Grande Cocomero, il 26 ottobre 1959.
Linus, il fratellino di Lucy, trascorre infatti la sera di Halloween nel campo di cocomeri in fiduciosa attesa del Grande Cocomero, che elargirà doni ai bambini che credono in lui e che si comportano bene. Una sorta di Babbo Natale (ma guai a definirlo così con Linus!), che appare solo a chi lo merita davvero e per una notte soltanto.
Inutile sottolineare che il Grande Cocomero non si presenta, ma ciò non intacca la fede di Linus: non solo il bambino continua a piazzarsi nell’orto ogni anno, attendendo l’avvento prodigioso, ma tenta di convertire i suoi amici e di convincerli che la leggenda è vera. Restando immancabilmente deluso ogni volta.
Dietro la metafora del Grande Cocomero si nasconde, neanche troppo velatamente, la speranza che sta dietro la figura di Babbo Natale, che appare ogni anno solo per una specifica notte, portando doni ai bambini buoni.
Ma non solo: la fede incrollabile di Linus è una perfetta metafora del concetto di religione e di proselitismo, oltre che delle riflessioni esistenziali insite nell’essere umano.
Attraverso Linus e la sua “crociata”, Schulz ci dimostra, quindi, che non sempre le nostre aspettative e i nostri desideri vengono soddisfatti ma che va bene così, possiamo sopravvivere lo stesso e, anzi, uscirne ancora più rafforzati nelle nostre convinzioni. Allo stesso tempo, però, ci mette in guardia dal fanatismo e dalle esagerazioni perché, come ci dimostra il povero Linus, è facilissimo cadere nel ridicolo e nell’intolleranza. Tanto che una delle frasi più famose di Linus è proprio “Ci sono tre cose di cui ho imparato a non discutere con la gente: la religione, la politica e il Grande Cocomero“.
Come una zucca si fece cocomero
Che parliamo di Halloween è fuor di dubbio e siamo anche altrettanto sicuri che il simbolo per eccellenza della festa sia la zucca. E allora perché il Grande Cocomero? Beh, è presto detto: il frutto tipico della stagione estiva è protagonista solo nella traduzione italiana delle strisce sull’argomento, che in lingua originale si riferiscono ad una Great Pumpkin (Grande Zucca, quindi). Il che, rende tutto molto molto più sensato in effetti.
Quando le prime strisce sull’argomento sono arrivate in Italia, eravamo negli anni Sessanta: un periodo in cui la festa di Halloween non era assolutamente conosciuta nel nostro Paese. Molto prima che ci abituassimo (con mia somma gioia) a mascherarci da mostri per il 31 ottobre e familiarizzassimo con la frase “dolcetto o scherzetto?”, infatti, dalle nostre parti c’era solo la festa di Ognissanti, che aveva un’aura per lo più religiosa e ben poco a vedere con le zucche intagliate.
Proprio per questo, cercando di avvicinare al sentire italiano qualcosa di sconosciuto, gli adattatori scelsero di tradurre “zucca” con “cocomero”, un frutto mediterraneo, decisamente conosciuto nel nostro Paese e con una forma e una dimensione simile alle zucche che disseminavano i campi disegnati da Schulz. Certo, letto oggi, sembra tutto senza senso ma personalmente ormai mi sono affezionata al Grande Cocomero e non mi dispiace la patina di nonsense che sa regalare all’insieme.
Grande Cocomero o Grande Zucca, che dir si voglia, non si può negare che il fascino che emana la creatura di Schulz è irresistibile: se volete immergervi nel mondo dei Peanuts per Halloween vi consiglio, oltre che di rileggere le strisce, di guardare il film animato È il Grande Cocomero, Charlie Brown, del 1966 e disponibile in Italia su Apple TV+.
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