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Sable – Esplorazione intimista

Recensione

Il colpo d’occhio è di quelli che non si dimenticano facilmente. Appena aperto Sable, disponibile il giorno dell’uscita grazie al servizio Xbox Game Pass, la prima cosa che mi è tornata alla mente è stata l’arte del maestro Moebius, fumettista francese capace di creare tavole fantascientifiche incredibilmente evocative, poetiche ed oniriche.

Sable richiama quel genere di grafica, grazie al suo stile coloratissimo e minimalista, dandoci l’impressione di giocare all’interno di un fumetto. Ed è allo stesso modo che andrebbe, a mio avviso, affrontato: con calma, serenità, pazienza e tanta voglia di esplorare.

Sable, la protagonista del titolo, è una giovane ragazza che si muove in un mondo del futuro, eppure regredito all’epoca tribale. Partendo dal suo villaggio, inizierà ad esplorarne i dintorni, risolvendo piccoli compiti per gli abitanti ed entrando così in contatto col modo circostante. Un mondo fatto di tecnologia antica e dimenticata, poteri mistici e misteri sepolti nel tempo da svelare.

Gameplay

Per certi versi questo titolo mi ha riportato alla mente le sensazioni di un esplorativo d’altri tempi: Submerged, ma non lasciatevi ingannare. Come potete vedere dagli screenshot, la grafica è molto diversa, ridotta all’osso, eppure la sensazione, durante le mie sessioni esplorative, è stata della medesima pace ed armonia.

Sable si può muovere a piedi, saltando ed arrampicandosi pressoché ovunque, oppure scivolando nell’aria grazie al potere che si acquisisce quasi subito, dopo una breve esplorazione di un antico tempio. Tuttavia, come avveniva in altri titoli come I Am Alive, di Ubisoft, abbiamo a disposizione una sorta di “barra della fatica” al termine della quale, se non abbiamo raggiunto una posizione ferma, cadremo nella nostra arrampicata, o, più semplicemente, dovremo smettere di correre per prendere fiato.

Per coprire lunghe distanze, poi, troviamo quasi subito un hoverbike, una sorta di motocicletta fluttuante che potremo anche potenziare per acquisire maggior velocità. Al netto di questo, nel gameplay c’è davvero poco altro: interazione (fumettistica, con tanto di descrizione dei pensieri) con i PNG, un po’ di investigazione per risolvere qualche mistero, e tanta, tantissima esplorazione senza alcun orologio a ticchettare.

Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per chiudere le nostre missioni, possiamo anche andare in esplorazione nel vasto mondo senza alcuna fretta, e abbiamo modo di perderci tra le sue bellezze senza che qualcuno ci spinga a fare le cose di corsa. Possiamo quindi perderci alla ricerca delle maschere da indossare, o scrigni da aprire per trovare merce di scambio e acquistare nuovi vestiti o ancora migliorare il nostro hoverbike.

Ne emerge un approccio intimista e soggettivo, in cui possiamo affrontare questa avventura e calarci nel suo spirito con grande tranquillità, lasciandoci avvolgere dal suo misticismo e dalla sua poetica leggera.

Comparto tecnico

Avrete intuito, dalle mie parole, che l’aspetto grafico mi ha pienamente convinto. Anche il sonoro è degno di nota, e si fonde perfettamente nell’economia globale di questo titolo. L’approccio al gioco, come già detto a più riprese, è estremamente personale ed intimista, i controlli vengono introdotti poco per volta, e richiedono un paio d’ore di esplorazione per essere padroneggiati: non perché ci sia qualcosa di particolarmente complesso da acquisire, ma proprio per la struttura del gioco che ci avvicina poco per volta alle diverse funzioni messe a disposizione.

A fronte di un comparto artistico notevole, però, devo rimarcare alcune sbavature che possono rendere l’esperienza meno pulita di quanto non avrebbe potuto essere.
Mi spiego meglio: le fasi di platform sono a mio avviso poco riuscite e risultano abbastanza frustranti; capita spesso di mancare il bersaglio, cadere e dover ricominciare, oppure di non riuscire ad interpretare il percorso giusto perché non sempre è facile distinguere, all’interno di una grafica così minimalista, le pareti verticali dalle piattaforme.
Sbavature che non rovinano l’economia globale del gioco; tuttavia in un titolo che è pensato per offrire un’esperienza prettamente esplorativa e meditativa, può risultare un neo che era facilmente evitabile con un pizzico di maggiore attenzione sul comparto tecnico.

Stiamo comunque parlando di un titolo sviluppato da due sole persone, che compongono la londinese Shedworks, e che si colloca decisamente tra le esperienze indie più particolari e meritevoli di essere giocate dell’ultimo anno.

Conclusioni

È davvero difficile riuscire a far trasparire il senso di meraviglia, di pace e di armonia che mi ha avvolto durante la mia esperienza con Sable. Se siete possessori dell’abbonamento Xbox Game Pass, vi consiglio decisamente di dedicargli qualche ora, così da sondare con mano quale incredibile viaggio rappresenti.

Nerdando in breve

Sable è il titolo che ci porta a vivere un’esperienza esplorativa altamente metafisica ricca di poesia.

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