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Yonder: The Cloud Catcher Chronicles – Un mondo da salvare

Recensione

Sapete cosa amo dell’estate? Che appaiono i videogiochi giusti per le calde serate estive, quelli che ti accompagnano serenamente per quei mesi caldi e sonnacchiosi che non risucchiano in grandi travolgimenti emotivi, ma che ti cullano dolcemente, facendoti assaporare quiete e spensieratezza.
È stato il caso, l’anno scorso, per me con The Touryst. Quest’anno, invece è con Yonder: The Cloud Catcher Chronicles.

Gameplay

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è un open world a tinte pastello, grafica cartoon e tante cose da fare. Il giovane protagonista si trova catapultato su un’isola piena di insidie e possibilità: un misterioso miasma ne infesta ampie aree, ma grazie al potere dei folletti che libera, è in grado di cancellarla e aprire così nuove opportunità di gioco.

Molte sono le persone con cui parlare e tantissime le quest che ci verranno affidate: si parte dalla raccolta di oggetti fino al crafting, passando per la pesca, la coltivazione e l’allevamento. Insomma: tutti hanno bisogno del nostro aiuto e, una volta raccolti gli strumenti giusti, non ci resta che seguire la nostra bussola e dare libero sfogo all’esplorazione.
Magari facendo attenzione a non distrarsi: un villaggio chiama l’altro, una quest chiama l’altra e si finisce con lo scordarsi dell’amico che sta ancora aspettando quella fascina di legno, quei chiodi o quei pesci che nel frattempo abbiamo raccolto.

Forse avrete notato che non ho parlato di combattimenti. Non è un caso: nel titolo creato da Prideful Sloth, infatti, non ce n’è traccia. Come detto all’inizio è un gioco votato al relax e alla pianificazione, all’esplorazione, alla condivisione. Gemea, la regione in cui ci troviamo, è stata colpita dalla nebbia tossica del Miasma, e gli spiritelli sono la chiave.
Non c’è molto altro, se non il piacere di scoprire i diversi biomi di Gemea e approfondire la gestione della fattoria, l’elemento più complesso del titolo, che lo fa avvicinare a titoli come Harvest Moon.

Manca quindi un elemento si sfida e di pericolo, cosa che alla fine consente a Yonder: The Cloud Catcher Chronicles di allontanarsi da facili riferimenti come Zelda o Minecraft. Il succo del gameplay, in conclusione, è il crafting fine a se stesso, la soluzione di facili enigmi ambientali, il completamento di quest decisamente abbordabili.
Insomma: clima pacifico e tanta comunione con la natura e la parte migliore delle persone.

Comparto tecnico

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles si presenta, come detto, con una bella feste cartoonesca che rilassa e spinge all’esplorazione. Il lavoro fatto dagli sviluppatori, per rendere Gemea bella e variegata è assolutamente encomiabile e ci spinge a cercare in continuazione lo scorcio più bello, il villaggio più affascinante, la creatura più simpatica con cui interagire.

Il mondo, tuttavia, non è interamente plasmabile a piacere: ci sono limitazioni alle cose che si posso costruire o modificare, il tutto per mantenere comunque l’aurea di pacifica serenità evocata durante l’esplorazione.
Da segnalare un punto a favore: il clima e l’assenza di sfide vere e proprie ci rimettono in pace col concetto di open world. Il mondo è vasto e ci sono tante cose da fare, ma nessuno che ci corre dietro e nessun pericolo di imbatterci in una sfida troppo difficile per la nostra progressione attuale.

Conclusioni

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è un titolo all’insegna del relax, dell’esplorazione, del crafting e della gestione agricola. Un titolo immersivo, dedito alla comunione con la natura e il mondo che ci circonda.
Non ci farà gridare al miracolo, ma è perfetto per i sonnecchiosi pomeriggi estivi.

Nerdando in breve

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è il titolo esplorativo privo di sfide che ci regalerà un’esperienza altamente rilassante.

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