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Fabula – Questo fumetto non è una fake news

UN FUMETTO COSÌ BELLO NON LO LEGGEVO DA TEMPO E QUESTA COSA VE LA DEVO DIRE PRIMA CHE INIZI LA RECENSIONE ALTRIMENTI NON RIESCO A CONCENTRARMI E SCRIVO MALE.

Okay, ora che la parte importante è stata detta, lasciate che vi illustri Fabula, il fumetto scritto da Lorenzo Ghetti, disegnato da Francesco Guarnaccia, edito da Saldapress e disponibile dal 6 maggio.

Trama

Fabula è la storia di Rita, un’abile e arguta streghetta che passa la vita a progettare e creare intrugli e chimere nella sua capanna sul limitar del bosco, accanto a una più grossa cittadella di stampo medievale. Fra le creazioni di Rita vi è anche Gidil, nato dall’unione fra un pesce palla e un pollo, e per questo si può proprio dire che Gidil sia un pesce palla pollo. Questi due personaggi dalle simpatiche fattezze, si ritrovano alle prese con tre bardi, i quali si recano nella piazza del paese e declamano a gran voce notizie non verificate. Il risultato? Le notizie per lo più false iniziano a circolare, seminando ignoranza fra gli abitanti e fomentandone l’odio verso le minoranze. Spetta allora alla strega e al suo fedele compagno di avventure compiere viaggi pericolosi, finanche ai confini del mondo, per trovare la verità e salvare il villaggio dalle così dette fake news.

Il ruolo dei social network

Sapete perché Fabula mi è piaciuto COSÌ tanto? Perché in oltre 90 pagine di fumetto, non c’è un solo dettaglio che sia casuale. Tutto ciò che vedete rappresentato ha un chiaro riferimento al mondo reale e, in particolare, alla realtà dei social network. I tre bardi che scendono in piazza a diffondere notizie di dubbia validità, altri non sono che la personificazione di Facebook, Twitter e Instagram. Le persone che li ascoltano, ne diventano presto assuefatte, iniziando a sviluppare una specie di mentalità alveare grazie alla quale ogni frase pronunciata dai cantori suscita una reazione di pancia che legittima ciascuno a esternarla. “Mi piace!” urlano le persone accorse in piazza, e man mano che il tempo passa, tanto più la collettività sincronizza le proprie opinioni, rendendo il pensiero critico e la pluralità di sguardi ormai simile a un animale leggendario. “Fa ridere perché è vero”, potremmo commentare, ma la vera sottigliezza ancora non ve l’ho raccontata.

Ogni persona che ne frequenti altre sa (più o meno consapevolmente) di vivere in una bolla. I social network contribuiscono alla creazione e al rafforzamento di queste bolle, e se magari nel mondo reale un incontro fortuito può aiutarci a entrare in una nuova, quello virtuale, per come funziona, rema proprio nel verso opposto.

Le bolle e le fake news

“Ciao, non capisco cosa intendi, potresti spiegarmelo?” Ma certo, cara persona che leggi. Con bolla si intende quella sfera all’interno della quale vivi e sei circondata solo da persone che la pensano come te più o meno su tutto. Potrei farti l’esempio con un diagramma di Venn o andare a scomodare quelle reminiscenze di topologia di analisi matematica (esame che non ho mai passato, btw) ma direi che tanta pedanteria non se la merita nessuno.

Il bello delle bolle, è che ci isolano in un mondo fantastico all’interno del quale siamo circondati da certezze. Mediamente nella stessa bolla si condividono idee politiche, religiose, calcistiche, alimentari, ambientali e quant’altro, magari anche qualche hobby, ragion per cui (per esempio) se all’interno della mia bolla faccio una battuta, è facile che la maggior parte di chi ci sta con me, rida. Ovviamente non è un’affermazione universale valida sempre all’unanimità, ma la maggior parte delle volte, funziona così.

Dove sta il problema? In primis, se all’interno della mia bolla ci sono solo persone che già la pensano come me, trovare qualcuno con cui instaurare un dibattito costruttivo che mi permetta di ampliare i miei orizzonti, sarà molto difficile, e nel tempo, in quanto essere umano, tenderò a circondarmi solo di persone il più possibile simili a me, con cui non dover discutere, anziché accettare la pluralità di sguardi e punti di vista, imparando a confrontarmi e a coesistere con chi possa non condividere le mie stesse idee. Soprattutto, però, se all’interno della mia bolla sono abituata a non essere mai messa in discussione, rischio che questa tendenza si estenda anche a ogni nuovo concetto che nella bolla compare. Ragion per cui se “persona di cui mi fido ciecamente” mi racconta che il forno si può disinfettare con acqua e bicarbonato, io, che di lei mi fido, non mi interrogo sul fatto che il bicarbonato non abbia realmente proprietà disinfettanti, ma mi fido e da lì in avanti faccio tendenzialmente due cose: disinfetto il forno con acqua e bicarbonato e condivido questa fantastica scoperta con le persone che conosco, che si fidano ciecamente di me.

E proprio così, cara persona che leggi, ho appena contribuito alla diffusione delle così dette fake news.

Sì ma cosa c’entra tutto sto pippone con Fabula?

Tutto sto pippone È Fabula.

In Fabula, gli antagonisti sono i social network, la protagonista (Rita) è il fact checking (per chi non sa l’inglese, fact checking = andare a verificare una notizia prima di diffonderla personalmente o, meglio ancora, cercando di smentire una bufala già diffusa) e l’aiutante della protagonista (Gidil) rappresenta L’ALGORITMO. Infatti, Fabula è ispirato al progetto Good News di Michael Bronstein. Il prof Bronstein ha ottenuto un PhD in Computer Science nel 2007 e dal 2010 lavora alla creazione di un codice che consenta ai social network di individuare le possibili bufale, segnalando agli utenti che la notizia, l’articolo, il video, post, tweet, storia Instagram o altra forma contenutistica fruibile, non è stata verificata e che quindi potrebbe essere una bufala.

Per chi ce l’ha presente, dovrebbe funzionare un po’ come quella striscietta orizzontale che compare nelle storie Instagram inerenti la sicurezza in pandemia, e che rimanda direttamente alle direttive generali in merito presenti sul sito del governo. Per chi non ce l’ha presente, non importa: immaginatevelo come un piccolo adesivo segnaletico che compare in automatico.

Ma come funziona, nello specifico, questo algoritmo? Lungi da me entrare nello specifico, lascio la parola direttamente a Gidil:

“[…] è facile da capire: quando le storie piacciono sempre allo stesso gruppo di persone, probabilmente non sono verificate. Quando gruppi diversi esprimono entusiasmo, invece, è più probabile che siano concrete.”

Conclusione

E questo è quanto. Fabula è un fumetto disegnato davvero molto bene, che al suo interno racconta una verità narrata affinché chiunque possa afferrarla, anche chi non bazzica il mondo dei social network. La storia è originale e avvincente e ricca di spunti comici, dovuti soprattutto a una realtà assurda frutto delle più strampalate idee partorite dal duo Ghetti-Guarnaccia (per amor del vero, come ci hanno raccontato nell’intervista che trovate qui, soprattutto dal disegnatore). Molto di quanto trovate in questa recensione, effettivamente, già ve lo avevo raccontato in quell’occasione: non vogliatemene. Chi invece non l’avesse letta e volesse saperne di più circa quanto riguarda la collaborazione con ERCcOMICS e il progetto di divulgazione della ricerca scientifica (e non della scienza, che è ben diverso), beh, dovrebbe leggerla.

A ogni modo, quando ho scritto di quell’incontro, di Fabula avevo letto solo il PDF. Ora che ho fra le mani anche la versione cartacea posso però aggiungere quanto sia effettivamente ben fatto: la copertina è un cartonato rigido, il colore è OVUNQUE. Sgargiante, carico ma senza penalizzare mai la lettura che anzi è chiara e comoda, complice un font particolarmente leggibile e una disposizione delle vignette nella pagina, che favorisce l’immedesimazione nelle avventure di quell’amorevole pesce palla pollo e di quella poveretta della sua creatrice. Insomma, Fabula è un piccolo gioiellino da tenere in libreria e non posso fare altro che consigliarvelo caldamente.

E comunque ora voglio un peluche a forma di Gidil, sappiatelo.

Nerdando in breve

Fabula è un bel fumetto sulle fake news, sull’importanza del fact checking e, implicitamente, su quanto sia necessario uscire dalla propria bolla per rimanere di mentalità aperta. Fossi in voi, lo leggerei.

Nerdandometro: [usr 5.0]

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