Recensione
Little Nightmares, uscito ormai alcuni anni fa, è stato uno di quei titoli che lasciano il segno. Vuoi per la sua potenza evocativa, vuoi per la graffiante e crudele metafora della società, Little Nightmares è stato capace di appassionare migliaia di videogiocatori, che si sono scatenati ad indovinare i segreti della Lore, resa ancor più cupa e triste con l’uscita dei DLC successivi al lancio.
Oggi, dopo tanta attesa, arriva il seguito: Little Nightmares II ci racconta una storia tutta diversa, e getta una luce ancor più sinistra sull’universo narrativo creato da Tarsier Studios.
Trama
Mono è un bambino che si risveglia all’interno di una foresta misteriosa, portato lì da un televisore. Tenete a mente questo “mezzo di trasporto” perché la sua natura diverrà chiara più avanti.
Smarrito e spaventato, Mono farà tutto il possibile per tornare a casa, ma questo viaggio diventa presto un’odissea fatta di orrori e distorsioni, in cui ogni creatura (soprattutto quelle inanimate) sembrano attratte micidialmente dalla sua autonomia e libertà, al punto da volerlo schiacciare, annientare, distruggere ad ogni costo.
Il viaggio di Mono lo porterà a salvare un’altra bambina, proprio quella Six che abbiamo imparato ad amare nel primo capitolo. I due, quasi sempre insieme, lavoreranno di concerto per sopravvivere stanza dopo stanza, mondo dopo mondo, in una lenta ma inesorabile discesa verso ambienti sempre più claustrofobici e pericolosi.
Il tutto fino ad arrivare allo scontro finale: lo scontro-rivelazione con quel signore della Televisione che appare negli incubi di Mono, che è causa dell’annientamento della volontà degli adulti e della loro distorsione, e che porterà verso il clamoroso e sorprendente finale.
Scopriremo quindi “chi” è lo Smilzo, e lo faremo con un quel retrogusto amaro che la serie ci ha abituato a dover digerire e, infine, troveremo il gancio diretto al primo gioco: se durante la partita troveremo e raccoglieremo tutti i glich (i resti di bambini dal destino nefasto) avremo accesso ad una scena post credit su cui ovviamente non rivelerò nulla, ma che chiuderà il cerchio col primo capitolo.
Gameplay
Rispetto al primo capitolo, il gameplay si conferma sostanzialmente invariato: Little Nightmares II è sostanzialmente un puzzle game in 2.5D, con un abbozzo di profondità maggiore rispetto al predecessore e che introduce alcune piccole novità.
La più grande è senza dubbio la presenza di Six, un compagno di viaggio fondamentale per risolvere alcuni puzzle, come accedere ad alcune aree troppo elevate o che contribuirà aiutando ad aprire porte pesanti o divellere assi di legno.
Fanno la comparsa anche chase sequence al cardiopalma: in diverse occasioni, infatti, non sarà sufficiente nascondersi nelle ombre o passare inosservati sotto gli occhi dei molti nemici. Di tanto in tanto verremo irrimediabilmente scoperti, e dovremo fuggire coordinando alla perfezione salti, scivolate e, perché no, l’uso sapiente della torcia che nel terzo capitolo sarà fondamentale per bloccare l’avanzata dei manichini, altrimenti inarrestabili. Un ottimo modo per alternare il ritmo del gameplay e che, credetemi, aumenta a dismisura il livello di ansia.
I puzzle da risolvere si basano prevalentemente sui classici enigmi ambientali e sebbene alcuni punti possano mettere in difficoltà, magari perché siamo pressati da qualche mostro o perché sulle prime non si riesce ad intuire come risolverli, il livello di sfida si assesta sul medio-basso.
Una scelta, a mio avviso, davvero azzeccata perché tiene bene lontano il pericolo di sentirsi eccessivamente frustrati, consentendo di concentrarsi invece interamente sulla trama, solida ed avvincente (il tutto senza una sola parola pronunciata) e soprattutto sull’aspetto visivo, di cui vi parlerò a breve.
Il bisogno e il desiderio di arrivare oltre, lo ammetto, dà quasi dipendenza. Little Nightmares II è un titolo che si gioca tutto d’un fiato, che sfida il giusto alla ricerca dei collezionabili e di qualche trofeo davvero arzigogolato da ottenere, e che tiene saldamente incollati al joypad per la sua breve durata.
Comparto tecnico
Una dovuta premessa: ho sperimentato la mia copia review, per cui ringrazio Bandai Namco, su Xbox Serie X. Detto questo, l’impatto visivo è di quelli che lasciano sbalorditi.
La dinamica delle luci, in modo particolare, è semplicemente sublime ed evocativa. Ogni singola ambientazione, fondale, elemento di gioco o scenografico, sono curati alla perfezione: ogni elemento è in grado di trasportarci nell’universo di gioco e tenerci incollati a screenshottare di tutto.
Che sia la pioggia battente di un vicolo, l’austerità di una scuola vecchio stile o la decadenza di un ospedale, gli ambienti sono dipinti in modo perfetto. Ci muoviamo tra di essi senza un briciolo di calo di framerate, mentre il comparto audio, ridotto all’essenziale, sottolinea e accompagna ogni sequenza senza terrorizzare ma lasciandoci addosso una sgradevole sensazione di claustrofobia.
Alcune sequenze sono capolavori di pathos e ansia, come i bambini nella scuola che “giocano” tra loro intonando una nenia stonata e cacofonica, con versi gutturali al posto delle parole: anche se non interagiamo con loro, non in quel momento, scivolando silenziosamente alle loro spalle, è innegabile che la loro presenza arricchisca enormemente non solo il mondo di gioco, ma anche la Lore complessiva dell’universo Little Nightmares.
Il mondo è pieno di cose “inutili” ai fini della soluzione degli enigmi, ma che arricchiscono l’esperienza di gioco: non solo i molti elementi grotteschi che compongono la scenografia e i personaggi del mondo, ma anche oggetti abbandonati che possono essere raccolti per il solo gusto di farlo. Strumenti, scarpe, bottiglie, abiti: c’è di tutto in questo mondo “discarica” corrotto e malato, ennesima prova di quale nefasto destino abbia colpito il genere umano.
Insomma: l’intero impianto audio-visivo è di primissima qualità ed è certamente la parte del leone di questo titolo.
Ho avuto invece la percezione di alcune incertezze per quanto riguarda la gestione dei controlli, soprattutto riguardo le hitbox. Più di una volta mi è capitato di morire malamente per un salto sbagliato, perché quasi impossibile capire a che punto saltare, o di essere catturato quando invece il mio raggio di luce sembrava puntare proprio quel maledetto manichino. O, ancora, di essere scoperto senza realmente capire come fosse possibile, mentre ad un successivo tentativo identico, tutto è filato liscio.
Intendiamoci, sono elementi di davvero poco conto e che mi sono capitato una manciata di volte lungo tutto il percorso di gioco: un’inezia se comparato al lavoro nel suo complesso, ma che per dovere di cronaca ho voluto comunque riportare.
Conclusioni
Little Nightmares II, nonostante i chiari rimandi a capisaldi come Limbo e Inside, gode di un’ottima vita propria. La Lore è solida e appassionante e si lascia andare a molteplici interpretazioni.
Eravamo usciti dal primo capitolo con tante domande e incertezze, e lo stesso può dirsi di questo. Perché il mondo è così cupo e contorto? Perché tutti gli oggetti hanno dimensioni sproporzionate rispetto ai protagonisti? O sono i bambini ad essere invece sottodimensionati?
L’impatto stordente e anestetizzante della televisione, con questi schermi che pur non trasmettendo nulla hanno il potere di ipnotizzare gli adulti, non è forse una meravigliosa metafora della nostra società? Siamo noi quei bambini o siamo invece quegli adulti? Ormai totalmente assuefatti dal nulla narcotizzante da non riuscire più ad intendere altra ragione se non la violenza?
Chi sono questi manichini? Perché i bambini della scuola sono fatti di porcellana? In questo mondo contorto c’è ancora qualcosa di vero o tutto è stato irrimediabilmente compromesso? Come fa Mono ad usare i televisori per trasportarsi da un luogo all’altro?
Ma soprattutto: perché l’uomo della televisione anestetizza gli adulti, fino a far perdere loro il senno, e trasforma i bambini in glitch?
Forse perché loro sono gli ultimi rimasti ad essere incorruttibili?
Eppure vediamo come anche i bambini protagonisti, soffocati da questo orrore senza soluzione di continuità, ne vengono ugualmente influenzati: pur con le difficoltà della loro dimensione, riescono a brandire martelli e fucili, il tutto con l’unico scopo di salvarsi certo, ma per farlo devono a loro volta distruggere, uccidere, annientare.
Non c’è quindi possibilità di salvezza?
Dopotutto, a pensarci bene, l’intero gioco (ma era così anche col primo) non è altro che la fuga da un posto malato, contorto verso uno ancora peggiore: e se tutto il mondo è così, allora verso dove stiamo scappando?
Mono è scalzo e privo di volto, perennemente nascosto da un qualche tipo di cappello: come se la sua maschera fosse indispensabile per non mostrare il proprio viso; forse per non essere riconosciuto, ma più probabilmente perché sotto quel sacchetto potrebbe esserci chiunque, magari i nostri stessi figli che sono costretti a muoversi in un mondo troppo grande ed incomprensibile mentre noi, invece che fungere da guida, passiamo le nostre giornate a guardare uno schermo vuoto.
Little Nightmares II è disponibile per PC, PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e Google Stadia al prezzo di €29,99.
Nerdando in breve
Little Nightmares II è lo struggente ed affascinante seguito in cui vestiremo i panni di Mono.
Nerdandometro: [usr 4.5]
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