Recensione
The Medium, opera ultima dei talentuosi ragazzi polacchi di Bloober Team (Layers of Fear, Observer, Blair Witch), si è presentato con un trailer di quelli folgoranti. Ricordo ancora di esserne rimasto totalmente rapito ed aver iniziato a contare i giorni che mi separavano dalla sua uscita.
Quando finalmente è approdato sul Game Pass di Xbox (dal Day 1, in quanto esclusiva Xbox Series X|S e PC) non ho potuto fiondarmici subito, ma ho aspettato di avere il tempo di dedicarmici senza altre distrazioni.
È iniziato così un viaggio di quelli che, seppur nella sua contenutezza (10 ore per 1000G), mi sono rimasti attaccati addosso anche molte ore dopo averlo terminato.
Insomma: The Medium mi ha sorpreso, emozionato, coinvolto e appassionato. E non saprei proprio che altro chiedere ad un videogioco.
Trama
Marianne è una giovane donna orfana di Cracovia. Ed è una medium. Da che ha memoria ha sempre avuto la capacità di interagire con gli spiriti dei defunti, e ha usato le sue abilità per aiutarli a raggiungere l’aldilà.
Ad aiutarla a gestire e convivere col suo potere è stato il padre adottivo, Jack, che forse non a caso di lavoro si occupa di pompe funebri.
Dopo la morte del padre adottivo, Marianne riceve una telefonata misteriosa: un uomo di nome Thomas sembra conoscere qualcosa su di lei, qualcosa che lei stessa non sa spiegarsi: ha delle risposte in merito ad un sogno ricorrente che la vede attraversare un bosco e raggiungere una bambina in piedi su un mondo, dove viene uccisa da un colpo di pistola.
Attratta da Thomas, Marianne raggiunge ciò che resta del resort Niwa, teatro di un orribile e inspiegabile massacro, avvenuto anni prima. Qui incontrerà spiriti buoni e spiriti malvagi, tutti intrappolati, tutti legati in qualche modo all’oscuro passato del resort e, in un modo tutto da scoprire, alla stessa Marianne.
A guidare la nostra protagonista sarà Tristezza (Sadness), lo spirito mutilato di una bambina che continua la sua solitaria esistenza a Niwa. Marianne indagherà a fondo nei misteri del resort e dei suoi ospiti, così come degli abitanti nei dintorni.
Grazie agli indizi disseminati ovunque faremo luce su un passato torbido e malsano, fatto di poteri soprannaturali e di piccolezze umane, sullo sfondo di una Polonia dilaniata, deturpata, conquistata dai Nazisti, prima, e dai Sovietici dopo.
Gameplay
La prima cosa che colpisce di questo titolo è l’uso della telecamera fissa, un po’ come il primo Resident Evil o Alone in the dark (o forse come Silent Hill a cui si ispira direttamente).
Ammetto che l’impatto è stato quasi shoccante: vedere un titolo del genere nel 2021 credo sia una rarità e non mi sorprende che buona parte della critica si sia lasciata (a mio avviso superficialmente) trainare da questo aspetto.
In realtà, procedendo con l’esplorazione, scopriremo che esistono numerose sequenze diverse: sezioni di fuga, sezioni di esplorazione più ampia, sezioni con telecamera dinamica. Certo, per scoprirlo, bisogna dedicare il giusto tempo al gioco, e non limitarsi a giudicarlo dal prologo.
Ma a colpire è sicuramente l’opzione split-screen. Marianne non è solo in grado di parlare con gli spiriti, ma è capace anche di muoversi all’interno del loro mondo: in alcune sezioni, infatti, vedremo a schermo entrambi i mondi, con la protagonista a muoversi specularmente nelle due realtà.
La peculiarità è che per risolvere gli enigmi ambientali, per completare l’esplorazione e a volte per fuggire e mettersi in salvo, le due realtà devono lavorare all’unisono: un movimento o la raccolta di un oggetto in un mondo, sblocca il percorso nell’altro e viceversa.
L’equilibrio del gameplay ideato da Bloober Team è uno dei più raffinati ed originali degli ultimi anni: gli sviluppatori hanno trovato un’alchimia perfetta tra sezioni action ed esplorative, tra puzzle e indagine, tra storia e cutscene.
E senza mai cadere nel facile escamotage del jumpscare (che personalmente odio).
Storia e gameplay si fondono in un tutt’uno inossidabile, e quando sarete oltre la metà del gioco e scoprirete gli altri protagonisti di questa sordida vicenda, non potrete più mollare il controller. Vi troverete, come è successo a me, incollati a 20 centimetri dallo schermo a divorare con gli occhi e le orecchie (le cuffie sono d’obbligo) ogni singolo frammento dell’universo di The Medium.
Comparto tecnico
Leviamoci il dente: anche se l’ho amato dal primo all’ultimo minuto (dal terzo minuto, dai: siamo onesti), The Medium non è tecnicamente perfetto. Ogni tanto i comandi non rispondono a dovere e mi è capitato di morire malamente perché non riuscivo ad evidenziare il cue spot in tempo o con precisione, così come di sbattere furiosamente contro un angolo che non riuscivo nemmeno a vedere o a litigare con la telecamera che si spostava disorientandomi.
Detto questo, non ho trovato assolutamente i difetti tecnici evidenziati da alcuni: la grafica (l’ho giocato su Xbox One Serie X) è semplicemente strepitosa, credo di aver salvato più screenshot di questo gioco che degli ultimi tre o quattro titoli giocati; splendido il recitato che annovera, tra i talenti, Troy Baker (il Joel di The Last of Us) nel ruolo del villain.
Da citare assolutamente anche la collaborazione artistica del leggendario Akira Yamaoka (Silent Hill) e di Mary Elizabeth McGlynn, attrice, cantante, compositrice (troviamo la sua voce un po’ ovunque, da SW: Rebels a Quantum Leap, a ST: Voyager, a Silent Hill) che qui presta la sua abilità nel comparto audio.
Ho avuto modo di leggere commenti in merito al calo di performance su PC, che non ho potuto verificare in prima persona. Per mia esperienza, sulla nuova console di Microsoft il framerate è stabile ed adeguato.
Ammetto che una volta terminato il prologo, la sigla fatta di riprese reali della città, in cui ho potuto riconoscere l’appartamento in cui avevo appena giocato, mi ha lasciato una sensazione addosso di profondo disagio: gli art director sono riusciti in quel breve momento a infrangere il sottile confine che c’è tra realtà e finzione, ma il mondo reale e quello videoludico, come se allo stesso modo in cui io stavo per entrare nell’universo di Marianne, i suoi demoni potessero entrare nel mio.
Stupendo.
Il Niwa resort è realizzato tramite un rendering in scala 1:1 di un vero albergo di Cracovia e passeggiarci dentro mette letteralmente i brividi, sia nella versione “reale” che in quella dello spirito.
Ma notevole è anche la ricostruzione storica: la Polonia, uno dei paesi più martoriati dalla politica degli ultimi 100 anni, merita sicuramente un’approfondimento per capire di quali orrori sia stata testimone, sia a causa dei nazisti che dei russi.
Conclusioni
Mi tratterrò dall’esprimere commenti del tipo “l’esclusiva di cui Xbox aveva bisogno” ed iperboli del genere, così come mi tratterrò dal biasimare quanti hanno criticato l’opera di Blooper Team per partito preso, sembra che ormai sia diventato uno sport agonistico quello di spalare fango sul mondo Xbox e per queste persone non ho altra emozione da riservare che l’indifferenza.
La verità, nuda e cruda, è che The Medium è uno splendido prodotto. Uno di quelli che se non fosse nel Game Pass, certamente comprerei e che sarei soddisfatto di annoverare tra la mia collezione di titoli completati.
Non perfetto in senso assoluto, ma davvero perfetto nell’economia complessiva del suo genere.
Nerdando in breve
The Medium è il viaggio soprannaturale in cui il nostro mondo e quello degli spiriti coesistono intrecciati.
Nerdandometro: [usr 4.0]
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