Finalmente è iniziato il 2021! Dopo aver ampiamente festeggiato il passaggio d’anno, è il momento di pensare alle nostre passioni, pertanto come non gustarsi il #NerdandoConsiglia di Gennaio 2021 della redazione più bella dell’anno?
Call of the Sea
Zeno2k: Ho sperimentato Call of the Sea grazie al Game Pass su Xbox Series X e devo dire che è esattamente quello che mi aspettavo: un piccolo gioiellino che rischia di passare inosservato nel mare magnum dell’offerta videoludica. Invece io consiglio di dedicargli quelle 4/6 ore necessarie a completarlo (meno se non andate a caccia di obiettivi).
Una via di mezzo tra un walking simulator story-driven e un puzzle adventure con forte componente visiva. Giochiamo nei panni di Norah Everhart , una donna dei primi anni del 1900 di Boston. Colpita da una misteriosa malattia, viene lasciata dal marito che si getta alla ricerca di una cura. Scomparso senza lasciar traccia, Norah raggiunge la sua spedizione in una sperduta isola del Pacifico del Sud, e qui inizia la sua odissea.
Qualche evocazione di stampo Lovecraftiano, senza jump scare o horror di sorta, e tanti puzzle non sempre semplicissimi da sviscerare. C’è tanto da scoprire, tanto da leggere, tanto da godere nell’ottimo recitato inglese. Conclude il tutto un doppio finale a scelta, che vi lascerà interi minuti col controller in mano senza sapere quale possa essere la decisione migliore.
Alice in Borderland
Giando: Alla fine sono caduto anch’io nel tunnel di Alice in Borderland, trasposizione live action dell’omonimo manga di Haro Aso targata Netflix.
Figlio dei vari Battle Royale, Gantz, Judge e via discorrendo, Alice in Borderland è una serie molto godibile che vede il protagonista Arisu (c’è tutto un gioco di parole che in italiano è impossibile cogliere, sappiate solo che Arisu e Alice, detto all’inglese, si pronunciano esattamente allo stesso modo, ndr) catapultato assieme ai suoi due migliori amici in una Tokyo all’apparenza totalmente deserta, dove dovranno portare a termine dei mortali “game” per rimanere in vita. La situazione ovviamente precipita in breve tempo, e gli avvenimenti si susseguono senza sosta per tutta le 8 puntate.
Colpi di scena, amici che diventano nemici, nemici che diventano amici e un discreto quantitativo di sangue vi accompagneranno nella visione; da buon conoscitore delle serie “survival games“, molto famose in Giappone, ho trovato la serie ben strutturata e in cerca di fornire un’identità al numerosissimo quantitativo di personaggi che incontrerete durante i vari episodi. Non arriviamo al numero o al livello d’intreccio dei flashback di Lost, ma c’è un bel livello di complessità ad attenderci.
Brooklyn 99
Clack: Iniziata nel 2013, Brooklyn 99 è un di quelle serie che ti prendono e non ti lasciano più andare. Io l’avevo iniziata qualche anno fa, rimanendone conquistata. Poi, dopo qualche anno di pausa, ho deciso di riprenderla e mi sta facendo compagnia con le sue sette stagioni nell’ora di pranzo.
Interpretata da Andy Samberg e Terry Crews, la serie comedy ci porta all’interno del 99° distretto di polizia di New York, tra crimini e risate. Lo devo ammettere: al momento non ho ancora trovato una puntata fiacca. Questa serie è una bomba di divertimento, ve la consiglio caldamente!
Locke & Key
Jedi.lord: Tratta dalla serie a fumetti omonima scritta da Joe Hill, figlio di Stephen King, volevo guardare Locke & Key sin dalla sua uscita ma non sapevo cosa aspettarmi, non amando particolarmente l’horror. Leggendo l’articolo del buon giakimo, mi era salita la voglia,sapendo che anche lui ha gusti affini ai miei in materia..
E nulla, sono rimasto letteralmente rapito.
Non so quanto la serie sia fedele al materiale originale, ma il mix di fantasy, mistero, leggerezza e romance mi è piaciuto molto.
Locke & Key è una serie frizzante e con un ritmo ottimo, che dosa a mio avviso perfettamente tutti gli ingredienti ed è adatta anche a chi è rimasto orfano di Stranger Things in attesa della nuova stagione.
Decisamente promosso, ora non attendo altro che la nuova stagione e soprattutto di leggere i volumi a fumetti.
Jurassic World Evolution
Jedi.lord: Io questo gioco l’ho snobbato quando è uscito e aspettavo che calasse di prezzo, ma poi è accaduto che Epic game store lo regalasse per Natale, donandomi la possibilità di provare Jurassic World Evolution.
E nulla, stiamo parlando di un videogioco gestionale in cui costruire il tuo Jurassic Park, su licenza ufficiale legata alla nuova saga di Jurassic world.
Da innamorato pazzo dei dinosauri e parzialmente del franchise, come poteva non divertirmi una roba del genere?
Sia chiaro, non stiamo parlando di un gestionale pesante e brutalmente difficile, ma di un titolo più semplice ma comunque intrigante e divertente per gli amanti del genere.
All’inizio dicono fosse un titolo un po’ vuoto, ma con il passare del tempo e dei DLC pare sia migliorato; ovviamente l’espansione più bella è quella relativa alla ambientazione classica di Isla Nublar, in cui dovremo ricostruire il parco di John Hammond.
E poi ci sono tanti, tanti dinosauri, non basta?
Anno 1800
Jedi.lord: Ultimo esponente di un franchise famosissimo che ho tardato, ahimè, a conoscere nel profondo, Anno 1800 ci porta nel cuore della rivoluzione industriale.
In questo titolo dovremo costruire città, commerciare, esplorare e colonizzare: dovremo mettere in piedi catene produttive per produrre prodotti e soddisfare i nostri cittadini, suddividi in fasce sociali. Il particolare periodo storico di ambientazione porta in dote i profondi cambiamenti sociali della società, rappresentati alla perfezione e in modo molto divertente nel gioco.
Anche l’occhio vuole la sua parte e tra i titoli strategici e gestionali, forse, Anno 1800 è uno dei più belli da vedere: le città sono meravigliose da guardare, vive e vibranti e i paesaggi sembrano usciti da quadri dell’epoca.
So per certo che Anno 1800 rimarrà a lungo sul mio hard disk, in misura maggiore dei due precedenti capitoli ad ambientazione futuristica.
Decisamente promosso per la bellezza complessiva dell’esperienza, bello da vedere e veramente una soddisfazione da giocare.
Lupin III di Takeshi Koike
Giakimo: Lupin III è da sempre uno dei miei manga e anime preferiti. Come tantissimi altri sono cresciuto guardando e riguardando la serie TV su Italia1 e ho quindi amore particolare per il personaggio e il suo mondo. Capirete la mia gioia nello scoprire che su Prime Video ci sono parecchie chicche dedicate al ladro più famoso del mondo. In questo mese mi sono concentrato nel recupero dei tre mediometraggi dedicati ai membri della banda di Lupin e diretti da Takeshi Koike: La lapide di Jigen Daisuke, Lo schizzo di sangue di Goemon Ishikawa e La bugia di Fujiko Mine.
Koike era nel team di animatori che realizzò La donna chiamata Fujiko Mine di cui avevo visto un paio di episodi e che trovai pazzesca. Koike riprende la grafica e il character design di quella serie, più simile al manga originale di Monkey Punch e con pesanti influenze del fumetto europeo, per realizzare questi tre gioielli animati.
I film sono tutti e tre autoconclusivi ma fanno più o meno parte di una storia unica a cui si dovrebbe aggiungere almeno un altro film dedicato a Zenigata. Sono delle specie di “anno due” sui vari personaggi, che già si conoscono ma che non sono ancora i compari inseparabili visti in altre serie. Questo si nota soprattutto nel film su Goemon, dove il samurai è molto poco interessato all’aiuto di Lupin. Inoltre sono molto più crudi e violenti rispetto alle serie animate storiche.
La qualità dei tre film è simile e francamente fatico a consigliarne uno sopra gli altri. La lapide di Jigen Daisuke è quello con la storia più lineare ma che scava meno il personaggio titolare – che ahimè è forse quello che meno mi piace graficamente in questa versione – mentre gli altri due film sono più bilanciati su entrambi gli aspetti. Forse La bugia di Fujiko Mine ha la storia meno interessante e meno verosimile, con un cattivo più fantascientifico, ma allo stesso tempo è molto bella la caratterizzazione di Fujiko e delle sue motivazioni.
In sostanza tre grandi scoperte che mi hanno riacceso l’interesse nel recuperare le tante cose che mi sono perso su Lupin III. Segnalo inoltre che su Prime Video c’è anche Redline, lungometraggio d’esordio di Koike, film su una corsa della morte in un pianeta autoritario, anch’esso una discreta bomba, anche solo per le sequenze della corsa.
Tom Clancy’s Jack Ryan – Stagione 2
Giakimo: Da qualche mese sto recuperando tutto quello che per motivi vari non sono riuscito a vedere con la mia fidanzata nell’ultimo anno. Tra queste cose c’è la seconda stagione di Tom Clancy’s Jack Ryan, su cui avevo notevoli aspettative dopo una gran bella prima stagione. Entrambe le stagioni sono disponibili su Prime Video.
Questa volta Jack Ryan, sempre interpretato da John Krasinski, si trova invischiato in Venezuela in un complesso caso tra risorse energetiche, elezioni e corruzione governativa. Applausi per il tempismo, visto che la serie è uscita nell’autunno del 2019 e che proprio nei primi mesi del 2019 scoppiò una grossa crisi politica in Venezuela. Ovviamente i personaggi sono tutti fittizi e tutto viene filtrato in una visione statunitense della questione, però come nella prima stagione apprezzo moltissimo il tentativo di parlare del mondo reale e di eventi attuali. Rispetto alla prima serie, questa si concentra molto sulla storia più che su Ryan, con alcune sottotrame in cui lui non entra minimamente in gioco. C’è meno sviluppo su Ryan, il cui arco narrativo si può riassumere in ‘si è fatto crescere la barba’. Non è un difetto, ma una scelta che ho apprezzato.
Nel cast spicca come villain Jordi Mollà che sembra Franco Nero 30 anni fa, nel ruolo del presidente del Venezuela Reyes. Ritorna dalla prima stagione Wendell Pierce nel ruolo di James Greer. Ho trovato un po’ inutile ma con qualche bel momento il personaggio di Noomi Rapace.
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