Cyberpunk è un genere, uno stile, un mood. Ha influenzato talmente tanti ambiti da rappresentare in modo preciso un’ambientazione, un’epoca, addirittura una condizione climatica.
Per me è stata la primissima esperienza di gioco di ruolo (che dura da quasi venticinque anni), quando davanti ad una scheda e dadi con un numero di facce che non pensavo esistessero, un amico mi chiedeva di tirare sotto destrezza o mi assegnava dei punti esperienza e io non avevo proprio chiarissimo di che diavolo stesse parlando.
Inutile dire che dal cyberpunk per me è partito un lungo viaggio in veste di giocatrice, come guerriera, ladra, acrobata, religiosa in mondi che spaziano tra vampiri, dungeons, cartoni animati, orrore impalpabile, medioevo fantastico.
Questo per dire che il Cyberpunk è per me l’apertura verso l’immaginazione ed il fantastico per eccellenza. E non solo per me.
Nell’immaginario collettivo si ha un’idea molto precisa di cosa si intenda per Cyberpunk: una realtà futuribile fredda, bagnata, corrotta e illuminata al neon, in cui l’interazione fra uomo e macchina raggiunge livelli spaventosi e tocca vette altissime, con un equilibrio che quasi mai si riesce a mantenere. In ambito televisivo sono tantissime le opere dedicate al delicato rapporto tra il genere umano e il suo abuso delle potenzialità che la tecnologia offre, scopriamo insieme le più emblematiche.
Altered Carbon
2384: Takeshi Kovacs è una macchina da guerra, richiamato alla vita dopo 250 anni di riposo letale per entrare nei (bellissimi) panni del poliziotto Elias Ryker, obbligato ad indagare sulla morte di un multimiliardario apparentemente suicida. Siamo in una realtà in cui l’essere umano cessa di esistere solo quando viene distrutta la sua pila corticale, ovvero un chip di memoria che contiene l’anima di un essere umano, la sua essenza, le sue capacità ed i suoi ricordi.
Takeshi ha la sfiga di aver assunto l’aspetto dell’amato e compianto fidanzato di Kristin Ortega, una grintosissima poliziotta con cui si troverà a scontrarsi più volte nel corso delle indagini. Il tutto si svolge in una realtà in cui solo i ricchi possono accedere ad una riserva di involucri umani creati con costosissime macchine genera cloni, agli altri toccano gli avanzi. Tratto dalla trilogia dell’inglese Richard K. Morgan, il primo ed il secondo volume sono diventati la prima e la seconda stagione di una riuscitissima serie tv Netflix (2018 e 2020), purtroppo cancellata prima della realizzazione del capitolo conclusivo.
Sicuramente molto più d’impatto la prima stagione rispetto alla seconda, resta comunque uno spettacolo di sceneggiatura e fotografia.
Electric Dreams
Philip Dick merita sicuramente un posto di rilievo tra gli autori che più si legano al tema cyberpunk, motivo per cui non è possibile non citare questa suggestiva serie tv tratta da una delle sue opere più amate. La serie, trasmessa dal 2018 su Amazon Prime è visivamente molto curata nei dettagli e vanta un cast di primissimo piano (Steve Buscemi, Bryan Cranston, Richard Madden, Maura Tierney, Geraldine Chaplin solo per citarne qualcuno). La fotografia è spettacolare e le storie (grazie al genio dello scrittore) sono tutte e dieci interessanti. Purtroppo una sceneggiatura poco brillante ed un ritmo spaventosamente lento l’hanno rovinata. I motivi che non me lo hanno fatto apprezzare li trovate qui.
Mr. Robot
Articolata in quattro fortunate stagioni e prodotta da USA Network, Mr. Robot ha avuto un successo di critica e pubblico notevole, raccontando le vicende dell’ingegnere informatico newyorkese Elliot Anderson (che ha il volto di Rami Malek) e dalle allucinazioni da paranoico che lo portano, nella sua vita privata, a diventare una sorta di giustiziere informatico. Elliot indaga infatti nella privacy degli sconosciuti alla ricerca di segreti personali, arrivando a stalkerare digitalmente le sue vittime, trascinato da un misterioso individuo chiamato appunto Mr. Robot (interpretato dal bravissimo Christian Slater). Distribuito in Italia su Prime Video.
Kiss Me First
Su Netflix dal 2018, questa serie inglese da sei puntate prodotta da Channel 4 e tratta dall’omonimo libro di Lottie Moggach, vede come protagonista la giovane Leila, videogiocatrice accanita che non riesce proprio a staccarsi dalla piattaforma Azana, anche per sfuggire a un quotidiano di sofferenza.
Durante il gioco – in cui si presenta come Shadowfax – trova una nuova amica in Tess, un’adolescente con molto carisma e poca stabilità mentale, alla quale si affeziona anche nel mondo reale. Per Leila questa nuova amicizia nata nella realtà virtuale è un’occasione per evadere e dimenticare la delusione di una vita triste.
Tess improvvisamente scompare e con lei un oscuro segreto: per Leila l’unica possibilità di ritrovarla sarà impossessarsi dell’identità virtuale della sua nuova amica ed indagare…
Black Mirror
C’è poco da aggiungere rispetto a quanto già detto su questa famosissima serie tv: originale, spiazzante e autoconclusiva ad ogni puntata, ci mette in guardia da tutti i rischi dell’uso sbagliato che potremmo fare delle macchine che ci circondano. Nata nel 2011 in casa Endemol è diventata un cult per gli appassionati del cyberpunk e della tecnologia in genere, rappresentando in modo inquietante decine di modi in cui la nostra vita potrebbe essere rovinata irrimediabilmente con un uso fuori controllo degli strumenti da noi creati per permetterci di vivere meglio. Inquietante e geniale.
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