Tornati a chiuderci in casa, pronti a nuove lunghe sessioni di divanaggio, questa volta a tenerci al calduccio è La regina degli scacchi, la magnifica miniserie Netflix ambientata in piena Guerra Fredda, capace di guadagnarsi il 100% dei voti favorevoli su Rotten Tomatoes.
Recensione
È un periodo drammatico questo e c’è un gran bisogno di belle storie che ci tengano lontani dall’ansia di quello che accade fuori di casa e La regina degli scacchi è il diversivo ideale: una storia originale, un’interprete perfetta, dialoghi non scontati e una bella fotografia.
Gli scacchi sono un gioco, un hobby o un lavoro (a seconda dell’uso che se ne fa) estremamente affascinante, anche per chi non li conosce in modo approfondito. La chiave di lettura per questa serie è su più livelli, adatta sia a chi vanta un buon livello di competenza in materia scacchistica (consulente delle coreografie della serie è Garri Kimovič Kasparov), sia a chi ama i biopic ambientati nel bel mezzo delle rivalità tra russi e americani. L’uso del flashback permette di scoprire gradualmente le fasi della vita che hanno portato Beth a diventare una donna adulta, fortissima e piena di fragilità allo stesso tempo.
«La scacchiera è il mondo. I pezzi sono fenomeni dell’universo. Le regole del gioco sono le leggi della natura e l’altro giocatore è nascosto a noi».
La regina degli scacchi è anche uno spaccato di vita che ben rappresenta l’essere donna, giovane e talentuosa in un mondo dominato da uomini maturi e con un livello di competitività alle stelle, per di più in un periodo in cui alla donna era riconosciuto un ruolo quasi solo all’interno delle mura domestiche.
In modo molto credibile, la miniserie rappresenta le difficoltà che comportava in una società così fortemente maschilista, il voler sopravvivere (e vincere) in un mondo ostile, in cui è più facile rinunciare e lasciarsi schiacciare piuttosto che avanzare a testa alta per portare avanti i propri pedoni.
Trama
“Gli uomini penseranno di essere superiori a te. Questo non li rende più intelligenti. Non dargli troppo peso e cerca di fare sempre e solo ciò che senti.”
Queste le parole con cui la madre abbandona la giovane Elizabeth Harmon, sola al mondo, ponendo fine alla propria vita infelice e schiantandosi in un incidente stradale. La bambina rimane per lunghissimo tempo in orfanotrofio, in cui imparerà tra uno psicofarmaco e l’altro come diventare grande e scoprirà la sua prima vera, grande passione: il gioco degli scacchi. E questa passione, allenata con sacrificio e dedizione, la porterà a diventare un Grande Maestro ai massimi livelli di competizione internazionale.
Progetto
Tratto dal libro in parte autobiografico di Walter Tevis del 1983, il tema della miniserie creata da Scott Frank e Allan Scott avrebbe dovuto essere il primo film diretto da Heath Ledger – che si riconosceva molto nella parte fragile di Beth e nelle sue dipendenze – con l’attrice premio Oscar Ellen Page nel ruolo di protagonista.
Cast
L’attrice Anya Taylor-Joy è la magnifica (e un po’ fastidiosa) protagonista delle sette puntate della serie. L’odioso cugino di Harry Potter (Harry Edward) e il Jojen Reed del Trono di spade (Thomas Brodie-Sangster) sono tra i tanti avversari che Beth incontra nel corso della sua carriera e forse gli unici a sostenerla fino alla fine.
Curiosità
Tutti i meravigliosi abiti indossati dalla protagonista durante le gare sono a tema scacchistico. Il titolo originale della serie (The Queen’s Gambit) si riferisce al Gambetto di Regina, la mossa di apertura che Beth utilizza in tutte le sue partite. L’attrice, che prima di questa esperienza non sapeva giocare a scacchi, ha imparato per l’occasione e per memorizzare le mosse da giocare in rapida sequenza, si allenava con la coreografia delle mani pochi minuti prima di girare le scene.
Nerdando in breve
Una strepitosa serie tv sul mondo degli scacchi, sulla forza delle donne e sulla perseveranza: da non perdere.
Nerdandometro: [usr 4.8]
Trailer
https://www.youtube.com/watch?v=Ya1MgSu8Pxc&w=560&h=315
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