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Watch Dogs: Legion – Salviamo Londra

Recensione

Iniziamo subito col dire che, anche se ne ho letto in lungo e in largo, questo Watch Dogs: Legion è il primo capitolo del franchise che mi capita di giocare. Conoscevo il plot e sapevo grossomodo cosa aspettarmi, ma ho cercato di svuotare la mente (soprattutto dalle molte critiche che avevano afflitto i capitoli precedenti), così da vivere questa esperienza senza alcun pregiudizio.

Inizia così il mio viaggio, con una missione tutorial in cui appare chiaro da subito che le cose sono belle toste.
Non dirò altro per non spoilerare, ma sappiate che una volta finita la prima missione si inizia a fare sul serio: scelgo il mio primo hacker (una punkabbestia che sembra uscita da film di Danny Boyle) e inizio la mia lenta erosione del tessuto sociale.
Lo scopo? Liberare la città dalla dominazione distopica di Albion e ricostruire la rete hacker dei DedSec così da risvegliare una per una le coscienze dei cittadini.

Per farlo, ovviamente, non saremo soli e abbandonati ma avremo supporto logistico e tattico. Da una parte grazie ad una intelligenza artificiale (apparentemente) senziente, dall’altro: nove milioni di potenziali alleati. Tutti i cittadini di Londra, infatti, possono essere reclutati e, in genere dopo aver risolto un problema che li affligge, vederli comparire tra le nostre fila.
Il vantaggio è quello di avere una base sempre più ampia di hacker, ognuno con le sue peculiarità e abilità, per scegliere, missione dopo missione, l’infiltrato migliore.

Gameplay

Watch Dogs: Legion è fondamentalmente un open world, fortunatamente su scala inferiore alle ultime fatiche iper vaste (e dispersive) di Ubisoft, ma che ci mette comunque a disposizione un bel po’ di quartieri della metropoli in cui cercare, esplorare, investigare.
Tantissime le cose da fare e da scoprire, soprattutto grazie a gadget tecnologici via via più sofisticati, potenziabili grazie ai punti tecnologia che potremo raccogliere in giro per la mappa o completando le varie missioni.

Uno di questi è ovviamente l’immancabile spiderbot: un ragnetto hacker che sarà fondamentale per arrivare in pertugi altrimenti inaccessibile, violare la sicurezza al posto nostro e, perché no, raccogliere un po’ dei molti collezionabili che ci aiutano a ricostruire la storia della città e della sua lenta discesa verso l’abisso distopico in cui è sprofondata.

Non mancano i momenti leggeri e ludici: siamo in Inghilterra, dopotutto, e non esiste pub senza una bella sfida a freccette, magari con un paio di pinte di birra di troppo in corpo. E che ne dite di fare una gara di palleggi davanti a Westminster? Ammetto di aver interrotto una missione sul più bello perché ho trovato un pallone abbandonato e non ho sapute resistere alla tentazione di dimostrare di essere migliore di Beckham.

Ma tornando al cuore della questione: la città è disseminata di missioni da compiere in libertà e secondo l’approccio che più ci aggrada. Il titolo ci mette in condizione di preferire sempre l’approccio stealth, che poi è anche il mio per eccellenza, e vi assicuro che entrare, hackerare, ed uscire come un fantasma è qualcosa che regala soddisfazioni notevoli.
Naturalmente è possibile anche puntare su un approccio distruttivo, imbracciare un mitra e lasciare cadaveri sul suolo.
Ad ogni azione, però, corrisponde una reazione ed una conseguenza.

Ricordate che vi ho detto che ogni cittadino della città è potenzialmente arruolabile? Ebbene, provate a convincere un super candidato a diventare vostro alleato dopo che gli avete falciato il fratello sulle strisce perché guidavate contromano… vi assicuro che non tutti i potenziali alleati saranno ugualmente facili da convincere.

Inoltre abbiamo la possibilità di scegliere la modalità permadeath in cui i nostri hacker, una volta abbattuti, non vengono incarcerati per poi tornare liberi dopo un po’, ma escono malamente di scena. Questa opzione, che può spaventare, rende il tutto più intrigante, e sicuramente ci spingerà ad optare per un approccio molto misurato e attento, e non a buttarci a capofitto nella mischia.

Tutte queste cose, dettagli e finezze su cui Ubisoft non ha davvero lesinato in cura, fanno comunque da contorno e sfondo ad una trama davvero intrigante: siamo in una Londra post brexit in cui le cose sono andate davvero male e non manca certo la critica sociale, ad esempio con una missione in un campo profughi in cui non ci sorprenderemmo a trovare normali immigrati europei, diventati improvvisamente carne da macello. Niente che non stia già succedendo nel mondo reale, oggi, ma relativamente lontano da noi e con culture che sentiamo non appartenerci.

Ebbene, qui siamo al livello in cui ci costringiamo a pensare: e se gli altri fossimo noi?
Insomma, Watch Dogs: Legion non è solo capace di intrattenere e avvincere per le 30/40 ore necessarie a completare la campagna principale, ma anche di far pensare e riflettere su quello che sta succedendo nel mondo. Un pregio non da poco.

Comparto tecnico

Premetto che ho testato la mia copia review, per cui ringrazio Ubisoft, su Xbox One X (e non vedo l’ora di godere del servizio Smart Delivery, di cui gode) per testarlo sulla nuova console Series X ormai in dirittura d’arrivo.

Dal punto di vista delle animazione siamo davanti ad un titolo da due facce. Le meccaniche meglio riuscite, e più soddisfacenti, sono quelle della gestione dei droni: hackerare un sistema con lo spiderbot, sorvolare una palazzo coi droni da carico, nascondere gli avversari storditi per non farli trovare, e molto altro, saranno le cose che vi divertiranno di più.

Un po’ meno convincente invece l’aspetto umano: le animazioni facciali sono abbastanza gradevoli, nonostante qualche compenetrazione di barbe, facce e vestiti, ma credo fosse difficile gestirla diversamente visto che abbiamo a disposizione letteralmente milioni di diverse combinazioni tra abiti, accessori, personaggi. Il problema più serio se mai è nelle fasi di parkour: non mi aspettavo certo i livelli di un Assassin’s Creed, titolo dedicato, ma le animazioni mi sono risultate un po’ legnose. Poco convincente anche l’aspetto della guida: intendiamoci, la città è facilmente girabile e le cose saltano in aria al nostro passaggio (forse un po’ troppo), però non possiamo che storcere il naso vedendo il modo innaturale in cui piegano le moto. Peccato.

Veniamo al comparto audio: il pacchetto delle voci italiane è un bel mapazone da 50Gb abbondanti che dovremo scaricare separatamente, ma ormai siamo stati abituati anche a questo. Vedo difficoltà per chi ha connessioni precarie, cosa che in un Paese come il nostro non è trascurabile.

Al netto di questo, però, i doppiatori italiani sono bravi e convincenti come sempre, c’è una buona varietà di voci nonostante la mole di personaggi, e comunque i dialoghi dei protagonisti sono sempre azzeccati.
Il problema, se mai, è nella sceneggiatura: va bene, benissimo, il linguaggio colorito, però qui siamo alla fiera della parolaccia, esagerata, sboccata e a volte anche fuori luogo.
Intendiamoci: nessuno di noi parla come nel 1700 e sicuramente un po’ di volgarità ci stanno tutte per rendere i dialoghi più verosimili, però c’è stato un momento in cui ho dovuto mettere le cuffie per evitare che le mie figlie sentissero un numero davvero spropositato di cacofonie.

E poi c’è lei: Londra. Stupenda, bellissima, ferita nel profondo dalla distopia eppure ancora riconoscibile nella sua bellezza eterna e senza tempo, nei suoi micidiali contrasti tra moderno e antico, dove grattacieli futuristici dialogano con castelli e chiese medioevali.
Londra è la mia città del cuore e mai come in questo periodo mi manca terribilmente non potermi perdere tra i suoi mercati, nel suo unico ed invidiabile melting pot, osservando da una panchina il pigro scorrere delle acque del Tamigi, oppure gustando una pinta nel pub dei Blackfriars.

Ho ritrovato tutto questo in Watch Dogs Legion e non ho esitato a perdermici dentro, anche per il solo piacere di scoprire in che modo era stato ricreato il Globe Theatre o il Millenium Bridge.
Londra è uno spettacolo per gli occhi, una metropoli meravigliosa da protegge e salvare, e le missioni di liberazione dei quartieri rendono tutto ancor più affascinante.

E se non pensate che guidare un vero cab tra le stradine di Camden sia la cosa più bella del mondo, allora non possiamo essere amici.

Conclusioni

Al netto di qualche sbavatura tecnica e dell’ormai onnipresente negozio interno in cui comprare skin e acceleratori vari, Watch Dogs: Legion è un titolo di grandissimo pregio, curato nei dettagli ed estremamente soddisfacente da scoprire e vivere. Un’esperienza che, se siete come me amanti di Londra, non potete assolutamente perdervi.
E nemmeno se siete amanti del cyberpunk, degli hacker, degli open world.

Nerdando in breve

Watch Dogs: Legion ci porta in una Londra distopica da salvare e liberare con un hack dopo l’altro.

Nerdandometro: [usr 4.6]

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