Recensione
Panorami mozzafiato nella profonda Inghilterra vittoriana.
Un antico albergo caduto in rovina e il disperato tentativo di riportarlo in auge.
La voce, idilliaca, della padrona di casa e la pesante eredità della figlia di lei, nel tentativo di ripercorrerne le orme.
Cos’altro? Ah sì: un maleficio che trasforma gli abitanti del maniero in creature prive di anima, assetate di sangue e tortura; natura contorta contro se stessa e contro chiunque ancora cerchi di mantenere un briciolo di sanità mentale.
Questo è il panorama avvincente di Maid of Sker, un survival horror che ricorda da lontano il celebre Layers of Fear, ma che in realtà se ne discosta fin quasi da subito.
La nostra esplorazione inizia sul treno che lentamente ci porta verso Sker, l’albergo teatro di tanto orrore: qui dovremo fare il possibile per salvare Elizabeth, la nostra amata dal canto argentino.
Per farlo non avremo altra arma che il nostro coraggio e la nostra intraprendenza, nella lenta discesa verso un abisso di orrore che vi farà saltare sulla sedia più di una volta.
Gameplay
Maid of Sker si configura come un classico survival horror in prima persona, strizza l’occhio ad altri titoli indie che ho avuto la fortuna di provare, come What Remains of Edith Finch, per la cura dei dettagli, e il già citato Layers of Fear per quanto riguarda invece l’ambientazione vittoriana e le atmosfere cupe e oppressive.
Il gameplay, però, è qui ridotto all’osso: ci sono alcuni collezionabili da trovare e raccogliere, e alcuni enigmi ambientali da sviscerare per procedere nella storia. Il tutto cercando di non farsi scoprire dalle creature del buio, esseri che un tempo erano uomini ma che sono stati corrotti da una maledizione. Creature cieche ma dall’udito sviluppato, i Quiet Men, ed è qui che intervengono le novità del titolo.
Dovremo infatti fare poco rumore, accucciandoci, nascondendoci, superando gli ostacoli nel modo più silenzioso possibile. Ma attenzione che urtando i mobili si genera rumore, così come correndo e, infine, ansimando rumorosamente dopo una corsa o tossendo, magari passando dentro un ambiente polveroso.
Il gioco ci mette a disposizione la possibilità di soffocare la tosse e trattenere il respiro (ci sono anche un paio di obiettivi dedicati), ma naturalmente non possiamo abusarne: è una possibilità che va usata con parsimonia e solo nel momento in cui vi siamo costretti.
Un altro paio di note doverose. Durante la mia esplorazione del gioco (che si assesta sulle 6 ore per essere completato), ho visto un paio di evidenti richiami a Resident Evil 2 e Resident Evil 3. Da un lato sono presenti delle porte che non sono operabili a meno di non trovare delle chiavi apposite, il tutto collegato ad un enigma che è risolvibile sono in momenti prefissati dell’esplorazione.
Dall’altro lato è il comportamento del boss, che sembra stranamente capace di individuarci a prescindere da qualsiasi cosa facciamo (stealth o no) e che è ovviamente indistruttibile (qualcuno ha detto Nemesis?).
Componente tecnica
Ho sperimentato Maid of Sker su Xbox One X e la resa grafica è davvero notevole.
Non mancano le sbavature, naturalmente, ma stiamo pur sempre parlando di una produzione contenuta.
Personalmente ho trovato un po’ troppo rapida la velocità con cui si gira l’inquadratura, al punto da dare leggermente le vertigini, e alcuni modelli peccano in quantità di poligoni; tuttavia la resa complessiva è davvero ottima: i panorami sembrano dei dipinti e la splendida colonna sonora, che permea tutta la natura del gioco, si lascia ascoltare con grande piacere.
Ottimo anche il recitato inglese, davvero ispirato, a cui è possibile associare sottotitoli in italiano, per chi non è troppo pratico della lingua.
Maid of Sker è da giocare rigorosamente con le cuffie, sia per una questione di immersività, sia che di gameplay: l’audio binaurale infatti ci consente di capire dove si trovano i Quiet Men e ci aiutano nella difficile opera di evasione e fuga.
Da segnalare anche l’abilita dei ragazzi di Wales Interactive (gli stessi di Late Shift e The Bunker) di generare nel giocatore uno stato d’ansia constante, senza ricorrere eccessivamente al vecchio escamotage dello jumpscare.
Conclusioni
Maid of Sker trae ispirazione da una leggenda locale, e a sua volta da un’antica ballata gaelica, Y Ferch O’r Scer, ambientata nella House of Sker. La dama in questione è Elizabeth Williams, il cui destino sfortunato la vede agli albori del 1800 innamorata di Thomas Evans (il nostro protagonista del gioco). Il padre di lei, a causa della differente estrazione sociale, si oppone alla loro unione e dà la figlia in sposa ad altri.
Dopo nove anni di pene d’amor perduto, la povera Elizabeth passò a miglior vita ma il suo fantasma rimase ad infestare le stanze della casa nella quale era stata fatta prigioniera.
Ed è proprio la musica a fare da colonna portante di questo titolo: per spezzare la maledizione, infatti, dovremo trovare i pezzi perduti di un’antica melodia, e consegnarli alla povera Elizabeth, che aspetta solo noi per essere liberata.
Le brevi e cadenzate telefonate con la voce di lei non fanno che incrementare lo stato d’ansia e il senso di urgenza di trovarla e salvarla.
Nerdando in breve
Maid of Sker ci fa vivere un vero incubo musicale.
Nerdandometro: [usr 3.8]
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