The Walt Disney Company Italia mi ha dato l’opportunità con Underwater, thriller sottomarino al cinema dal 30 gennaio, di confrontarmi con la mia ansia subacquea. Ecco com’è andata.
Recensione
Io amo l’acqua. Nuoto sin da piccola e mi piace. Ho anche partorito in acqua ed è stata una magnifica esperienza.
Ma.
Per quanto mi riguarda l’acqua è mia amica finché riesco a vedere il fondo. E deve essere chiarissimo. Tanto per intenderci, sono appena tornata da un meraviglioso viaggio nello Yucatan e ho avuto il privilegio di tuffarmi nelle acque cristalline di alcuni cenote. Ho nuotato dentro ad una grotta piena di acqua corrente, turchese. In entrambi i casi, nonostante il liquido intorno a me fosse perfetto e trasparente, la sola presenza di pesci gatto mi metteva in ansia. Premessa doverosa per dare un quadro preciso dello spirito con cui ho affrontato l’anteprima. Un film ambientato negli abissi in cui sai che prima o poi spunterà un mostro l’ho trovato un’ottima occasione per affrontare i miei demoni. E non sono scappata.
Il ritmo è buono, le riprese sono curatissime e gli interpreti adatti.
Strepitoso il lavoro di scenografo e direttore della fotografia: hai la sensazione di essere realmente schiacciato sott’acqua, esposto ad una pressione fortissima, privato dell’ossigeno. E basta questo a spaventare, senza dover ricorrere a creature aliene.
Il fatto di non dover sfidare la natura per non incorrere nei suoi pericoli è sicuramente d’attualità, anche se già visto più volte.
Per quanto riguarda la trama non posso davvero dire di aver visto qualcosa di originale, ma ritengo che gli appassionati di Alien ci leggeranno tanti riferimenti ed apprezzeranno il genere. La regia è curata con attenzione per rendere al meglio lo stato di tensione e devo dire che l’intento dichiarato dal regista di voler sconvolgere gli utenti è abbastanza riuscito.
Se siete aracnofobici potreste non andare oltre ai primi cinque minuti della pellicola.
I claustrofobici dovrebbero reggere almeno per i primi 20 minuti.
Se il vostro problema è la talassofobia (irrazionale paura dell’acqua profonda, che priva del piacere di rilassarsi e farsi cullare dalle onde) prima della metà del film avrete già il respiro corto e starete meditando la fuga.
Devo dire che in qualche scena ho fatto mia la respirazione rumorosissima dentro al silenzio dello scafandro della protagonista e mi sono sentita sopra la testa litri e litri d’acqua.
Per tutti gli altri sarà una passeggiata.
Progetto
Ispirato a due colossi del panico da cinema come Alien (Ridley Scott, 1979) e The Abyss (James Cameron, 1989), Underwater nasce per coinvolgere i fan dell’horror e della fantascienza in un incubo ambientato 11 chilometri sotto la superficie dell’oceano.
L’intenzione era quella di creare un film che mettesse insieme horror, azione, fantascienza, partendo dalla considerazione che il 95% dei fondali marini non è ancora stato esplorato.
La protagonista vuole rappresentare un’omaggio alla Ellen Ripley interpretata da Sigourney Weaver, mentre la mostruosa creatura dentro alla quale la nostra eroina ha il piacere di fare un viaggio è volutamente ispirata ad Alien.
Trama
Norah Price è un ingegnere meccanico ed accetta di partecipare all’operazione mineraria Kepler (che a dirla tutta sembra rischiosissima ancora prima di cominciare) nella fossa delle Marianne. Nel giro di pochissimi minuti – per dire che lo spettatore ancora non si è abituato alla temperatura dell’acqua – ed esplode tutto a causa di un devastante terremoto.
La nostra bella ex vampira si ritrova a correre e scivolare tra frammenti esplosi, tubi di ogni genere, tonnellate d’acqua, neanche avesse visto dell’aglio. Scalza e quasi nemmeno in pigiama, esce praticamente indenne da una catastrofe sottomarina e recupera via via i pochi sopravvissuti al disastro subacqueo. Il capitano, il nero, lo splendido e la coppietta. Appena raggruppata la ciurma, viene messo in atto l’unico possibile piano di salvataggio: la fuga verso le capsule che si spera riportino i superstiti sulla superficie terrestre.
Tanti i colpi di scena che impediscono al gruppo di raggiungere indenni le capsule, suscitando nel pubblico un certo panico. Il nero non vi dico nemmeno che fine faccia, lo sapete già. Nè tantomeno mi dilungherò sullo spirito di sacrificio della protagonista.
A rendere ancora più teso il viaggio tra i fondali marini che i nostri eroi dovranno affrontare (in buona parte a piedi, essendo troppo rischioso muoversi all’interno delle poche stazioni rimaste), la presenza inquietante di una creatura marina da incubo: provate ad immaginare Gollum ma con la dentatura del Demogorgone. Di cui esistono diversi esemplari…
Cast
Oltre a Kristen Stewart, tutto sommato piuttosto brava nel rendere lo stato di angoscia costante, troviamo Vincent Cassel, Jessica Henwick, John Gallagher Jr., Mamoudou Athie e T.J. Miller.
Il regista è William Eubank (noto per aver diretto il thriller scify The Signal) mentre la sceneggiatura è stata affidata a Brian Duffield (The Divergent Series: Insurgent) e Adam Cozad (The Legend of Tarzan).
Curiosità
Per poter girare Underwater in modo realistico, nei teatri di posa di New Orleans sono state utilizzate diverse tecnologie e svariati effetti visivi, di cui alcuni creati appositamente. Tante riprese sono state fatte in dry-for-wet, una tecnica utilizzata anche ne La forma dell’acqua di Guillermo del Toro, che permette di girare all’asciutto invece che tenendo gli attori in vasche gigantesche. Attraverso uno speciale effetto di luce e nebbia, si ha la percezione che gli attori siano in acqua anche se non lo sono affatto e si limitano a muoversi con imbracature che diano la sensazione di galleggiamento.
Per verificare la fattibilità di lunghe scene ambientate sui fondali marini, Eubank ha voluto testare realizzando un cortometraggio di 90 secondi in cui un membro di una squadra sottomarina di trivellato risente un rumore anomalo, cammina sul fondale per cercare la causa e trova soltanto uno dei guanti di una collega, che sembra scomparsa. Appena si gira appare davanti a lui una creatura che lo aggredisce. Dopo aver visto il cortometraggio, Underwater affinché è stato approvato.
Lo scenografo Naaman Marshall ha dovuto fare in modo che quasi tutti i set utilizzati fossero adatti ad essere scossi, bruciati o allagati, oltre a sembrare consumati dalla permanenza in acqua. La gestione degli spazi angusti è un altro aspetto reso visivamente con grande cura, ottenuto riempiendo di materiale, monitor (più di 60) ed attrezzature un set di 4×6 metri.
Per girare le scene con l’aiuto degli stunt, sono state progettate speciali imbracature che simulassero la forza gravitazionale esercitata dall’acqua. Inoltre è stato creato un apposito “ascensore” che premette agli attori di passare da un’ambientazione asciutta ad una acquatica in modo credibile. Un lavoro impressionante.
Le mute subacquee utilizzate sono state appositamente create ispirandosi alle tute spaziali della NASA, ma rigide all’esterno e superleggere all’interno, tenendo conto delle riprese da fare in acqua e fuori. Utilizzando dei modelli stampati in 3D, i costumisti hanno realizzato dei calchi poi personalizzati per essere più confortevoli per ogni attore.
I nove costumi utilizzati pesavano dai 29 ai 45 kg e potevano essere immersi in acqua e appesi al soffitto, bilanciati con cinghie e protezioni per le spalle e dotate di illuminazione interna.
Nerdando in breve
Se avete amato Alien e The Abyss questo incubo sottomarino fa per voi. Claustrofobici e con terrore dell’acqua astenersi.
Nerdandometro: [usr 3.6]
Trailer
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