Oggi, 20 gennaio 2020 ricorre il centesimo anniversario della nascita di quello che è probabilmente il più grande regista italiano di sempre, Federico Fellini.
Gli inizi e la consacrazione
Nato a Rimini il 20 gennaio 1920, Fellini si trasferì a Roma per studiare nel 1939 e lì rimase quasi tutta la sua vita. Ovviamente il periodo non era dei più felici e Fellini fece una serie di lavoretti e collaborazioni con giornali, radio e cinema. Scrisse varie sceneggiature, compresa quella del capolavoro Roma Città Aperta. Inoltre conobbe e si sposò con Giulietta Masina, che sarebbe diventata una delle sue attrici preferite e la sua compagna di vita.
Nel 1950 l’esordio dietro la macchina da presa: dirige insieme ad Alberto Lattuada Luci del Varietà. Due anni dopo arriva l’esordio in solitaria con Lo sceicco bianco, mentre nel 1953 torna a Rimini per I vitelloni.
La strada, uscito nel 1954, è il film che lo consacra e che inaugura il suo periodo migliore come regista. Segue infatti un decennio costellato quasi solo di capolavori: Il bidone, Le notti di Cabiria, La dolce vita, 8½, Giulietta degli spiriti.
In questo periodo Fellini vinse tre premi Oscar per il miglior film straniero, con La strada, Le notti di Cabiria e 8½ (vincerà una quarta volta con Amarcord) e vinse la Palma d’Oro a Cannes con La dolce vita. Stranamente non vincerà mai il Leone d’Oro a Venezia.
Il Fellini della maturità
Nella seconda metà degli anni ’60 Fellini ha una mini crisi creativa che lo porta ad abbandonare diversi progetti (tra cui il noto Il Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet) e dirigere un corto horror nel film a episodi Tre passi nel delirio, il bellissimo Toby Dammit.
Dal 1969 al 1976 Fellini entra in una nuova fase creativa in cui firma alcuni dei suoi film meno immediati e più onirici, come Fellini Satyricon, Roma, Amarcord e Il Casanova di Federico Fellini.
I suoi film successivi saranno sempre più malinconici e poetici, ma forse minori in relazione con il resto del carriera. Film come Prova d’orchestra, La città delle donne, E la nave va, Ginger e Fred e La voce della Luna non aggiungono molto al percorso artistico di Fellini, pur essendo film sempre di alto livello.
Inoltre, e sembra incredibile a dirsi, Fellini negli anni ’80 ebbe anche notevoli problemi a trovare finanziatori per i suoi film.
Nello stesso anno in cui riceve un meritatissimo Oscar alla carriera, il 31 ottobre 1993 Fellini muore a Roma.
Tra cinema e fumetto
Fellini, oltre ad essere stato un regista fenomenale e fondamentale per il cinema, è stato un “nerd anti-litteram” appassionatissimo di fumetti, al punto da disegnarne alcuni lui stesso.
Non solo, ma fu omaggiato in un paio di storie Disney, tra cui la bellissima Topolino presenta La Strada, in cui viene rinarrato il suo capolavoro in maniera metacinematografica coi disegni di Giorgio Cavazzano.
Fu anche amico di Andrea Pazienza, che disegnò la locandina de La città delle donne, e di Milo Manara. Con Manara realizzò due sceneggiature mai girate come film, Il Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet e Viaggio a Tulum.
Profilo d’autore
Per parlare compiutamente del cinema di Fellini ci vorrebbero ben altri spazi e ben altre competenze rispetto a quelle che posso fare io. Per molti Fellini è uno di quei registi che vengono nominati da critici con la erre moscia che ha fatto film oscuri e difficili da guardare. E ovviamente sbagliano.
Per certi versi anche io avevo quest’impressione, poi ho deciso di voler colmare una mia lacuna da appassionato di cinema e ho iniziato a recuperare qualche film. Ecco, non voglio dirvi che è stato amore a prima vista o che adesso è uno dei miei registi preferiti, perché non è stato così.
Però mi sono trovato a vedere una serie di film bellissimi e questo è quello che conta, film molto meno pesanti e astratti di quello che sembra. I primissimi film sono forse quelli più “normali” e legati al loro tempo ma anche lì ci sono squarci del grande autore che è Fellini. I vitelloni, per chiunque nato e cresciuto in una città di provincia è amaramente realistico, pur essendo un film del 1953.
La grandezza di Fellini si vede anche in due corti, il già citato Toby Dammit e Le tentazioni del dottor Antonio (parte di Boccaccio ’70). Il primo è un corto horror metacinematografico che sembra fatto da Mario Bava (e che Tarantino ha sicuramente rivisto per C’era una volta…a Hollywood) mentre il secondo è un divertentissimo corto contro la morale cattolica e il bigottismo imperante in Italia.
Del suo periodo più “stellare”, La strada è quello più sorprendente e umano. Un film bellissimo, poetico e toccante, direi senza tempo. Una favola amara che sembra neorealismo ma non lo è, ambientata in un mondo fittizio. Ricordo che lo vidi con un po’ di scetticismo e a fine visione ne ero rimasto rapito.
Degli altri capolavori sempre nominati, direi che forse quello più difficile da digerire è La dolce vita. Principalmente perché un film molto lungo e molto legato al periodo in cui fu fatto (tant’è che ormai è diventato quasi un aggettivo per indicare il periodo a cavallo tra anni ’50 e anni ’60). Non aiuta la natura episodica del film. Però se riuscite a sopportare film così lunghi, non ne rimarrete delusi.
8½ è il mio film preferito di Fellini e quello che rappresenta la summa del regista. La storia metacinematografica del regista in crisi Guido Anselmi è stata poi sviscerata e copiata innumerevoli volte (incluse nell’orrendo Nine, sorta di remake-musical), ma l’originale è inimitabile. Dall’inizio alla fine siamo immersi nel mondo del regista (Guido Anselmi ma difficile non vederci Fellini stesso) in una serie d’immagini e momenti indimenticabili.
I film meno immediati sono quelli fatti tra anni ’60 e anni ’70. In alcuni di essi c’è a malapena una trama e sono quasi pretesti per immagini evocative. Ma che immagini! Roma ad esempio è solo un accumulo di bozzetti sulla città ma raramente qualcuno ha colto così bene l’essenza di una città come Fellini in questo film. E Amarcord è un film magico per come rievoca l’infanzia del regista con le sue fantasie e sogni. All’apparenze un film senza storia, ma un film dalla forza visiva straordinaria.
Sicuramente queste mie piccole descrizioni avranno fatto venire l’infarto a svariati critici cinematografici, quello che vorrei però dire è che Fellini è stato un regista gigantesco e un’eccellenza italiana. Credo che sia un peccato non ricordarsene e pensare solo ad Anita Ekberg nella fontana di Trevi. Per cui vi consiglio di approfittare di quest’anniversario per scoprire o riscoprire uno dei registi fondamentali del cinema.
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