Recensione
È il 1988 e Frank Miller è dio. Viene da una sfilza impressionante di capolavori del fumetto (tre solo nel 1986) e ha ridefinito con Alan Moore cosa si può fare coi supereroi.
Deciso a rivoluzionare anche Hollywood, Miller accetta di lavorare alla sceneggiatura di Robocop 2. Non finirà bene. Tra mille casini produttivi e riscritture il film che esce al cinema ha pochissimo dello script originale.
Fortunatamente nel 2003 Avatar Press contatta Miller e con l’aiuto di Steve Grant, Ed Brisson, Juan José Ryp e Korkut Öztekin pubblica la versione originale della sceneggiatura di Miller per Robocop 2 e per Robocop 3, raccolti in questo volume che SaldaPress ci ha gentilmente concesso.
Trama
Detroit è ancora una città in pieno collasso economico e sociale (come d’altronde è successo anche nella realtà). La Omni Consumer Products (OCP) sta cercando di prendere completamente il controllo della polizia della città. Alex Murphy, meglio conosciuto come Robocop, è un loro strumento, ma viene giudicato non in grado di cooperare perché ha ancora una coscienza. La dottoressa Amanda Love quindi decide di sostituirlo con Robocop 2, una versione più grossa, brutale e amorale.
Sogni di carta
Leggendo il fumetto ho immediatamente capito perché non fu realizzata la sceneggiatura di Miller. Quello che si vede nel fumetto è più violento, brutale, satirico e assolutamente fuori dagli schemi per l’epoca (ma anche per il presente). Oltre ad essere costosissimo da trasportare su pellicola. Meno male che esistono i fumetti, dove si possono realizzare cose epiche con una matita e non con tonnellate di effetti speciali.
Costi a parte, Miller scrive una storia ancora più pessimistica e satirica dell’originale. La genialità del primo Robocop non è tanto nel personaggio e nel suo design (comunque splendido), ma nel messaggio critico al capitalismo e alla società americana. Miller ha capito perfettamente il tono impostato da Paul Verhoeven nel primo film e rilancia con i suoi temi tipici. Prima che Miller virasse ancora di più verso destra e verso una visione estremamente libertaria della società (da cui vengono i bruttissimi lavori recenti), c’era un autore impegnato e iper-critico verso la società perbenista e interessa solo al profitto degli anni ’80 reaganiani.
In Robocop i media sono un concentrato di menzogne urlate, lo stato non esiste ed è succube delle corporazioni, il crimine è senza controllo e i cittadini sono presi in mezzo. Robocop è una scheggia impazzita che nonostante sia il frutto della corporate society, la rifiuta e si aggrappa all’ultimo residuo di umanità rimasto. E questo è intollerabile per la OCP e Amanda Love, interessati solo al profitto e conformismo.
Alla fine delle due storie, Miller ci suggerisce che le persone hanno il potere, non le corporazioni e paradossalmente un cyborg mezzo umano è il perfetto rappresentante di questo concetto. In fondo Robocop senza aiuti esterni non può fare molto.
Spaccato a metà
Il volume include come già accennato due storie, entrambe basate su sceneggiature di Frank Miller per i due seguiti di Robocop (Miller lavorò anche alla sceneggiatura del terzo ma anche in quel caso finì malissimo). La prima parte è disegnata da Juan José Ryp mentre la seconda, Robocop: L’ultimo baluardo, da Korkut Öztekin.
Tra i due, Ryp è quello che riesce meglio ad entrare nel mood milleriano. Nessuno dei due ha uno stile simile a quello di Miller, ma Ryp riesce a rendere meglio l’ultraviolenza e l’aspetto satirico del fumetto, come sa bene chiunque abbia letto No Hero e Black Summer. E diciamocelo, Ryp è un fuoriclasse per storie così.
Öztekin non lo conoscevo prima e sebbene non sia male, l’ho trovato meno adatto rispetto al tono della storia. Non credo sia un caso che L’ultimo baluardo ha un cambio di tono molto brusco rispetto alla prima. Meno satirica e pungente, diventa una più “banale” storia d’azione.
Öztekin è bravo a rappresentare l’oscurità che permea la storia e il suo stile stilizzato funziona nelle parti più body horror della storia (e infatti ha lavorato più che altro in fumetti dell’orrore).
Non voglio gettare la croce a Öztekin, in generale L’ultimo baluardo è una storia inferiore e meno graffiante rispetto alla prima storia. Certo, in confronto al terzo film è molto meglio questo fumetto.
Concludendo
Robocop – Edizione Definiva è una volumone diviso a metà, con la prima storia che può essere tranquillamente inserita tra le migliori storie di Miller (negli ultimi posti, sia chiaro) e una seconda parte più standard ma che resta comunque una lettura divertente. Per i fan di Miller e/o di Robocop è da avere a tutti i costi. Per gli altri, è un gran bel fumetto, ben disegnato e ben scritto pur essendo diseguale.
Edizione
Robocop – Edizione Definitiva è un volume cartonato di grande formato, edito da SaldaPress, di ben 400 pagine. È in vendita al prezzo di copertina di 35,00€.
Nerdando in breve
Vivo o morto, al cinema o in un fumetto, Robocop resta sempre un personaggio interessante per capire la nostra società.
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