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Wolfenstein: Youngblood – Tempesta di piombo per due

Wolfenstein: Youngblood

Recensione

Mettere mano ad uno spin-off è sempre un’arma a doppio taglio: da un lato si gode della rendita di un franchise di successo, l’immortale Wolfenstein in questo caso; dall’altro c’è il rischio di scontentare i fan più accaniti.
MachineGames corse un bel rischio, con l’ormai decennale Wolfenstein: The New Order, ma il risultato fu davvero eccellente, al punto che venne prodotto anche un ottimo seguito, Wolfenstein II: The New Colossus.
Oggi, però, siamo di fronte a qualcosa di nuovo, sia sul piano narrativo che su quello di gameplay.

Si tratta di mandare in pensione niente meno che il celebre William “B.J.” Blazkowicz, un bad ass secondo solo a sua maestà il Duca, e mettere in campo una nuova generazione di macchine da guerra armata fino ai denti. E, nell’ondata femminista di questo periodo, chi meglio di una coppia di gemelle, progenie di BJ, può prenderne l’eredità?
E infatti: Jess e Soph, il sangue giovane del titolo, scendono in campo dotate di tutte le comodità pronte a fare macelli della feccia nazista. Il celebre padre è scomparso, rapito dai Nazi in una Parigi anni ’80 distopica e irriconoscibile, e le figlie hanno un solo obiettivo: salvarlo.

Perché due?
Ecco l’altra grande novità: da prodotto squisitamente single player, Wolfenstein: Youngblood è invece un’esperienza da vivere tutta in coppia. Si può seguire la propria campagna o agganciarsi a quella di un altro giocatore (ma attenzione agli spoiler) o persino viverla da soli con il supporto della IA che interpreterà l’altra sorella.
Ma l’acceleratore messo sul multiplayer ha fatto optare per una soluzione davvero interessante. Nell’edizione Deluxe del gioco (a soli 10 euro in più), è possibile invitare nella propria partita un amico che non ha acquistato il gioco. Naturalmente questi non sbloccherà obiettivi, ma nel caso dovesse decidere di acquistarlo in seguito, troverà le proprie partite salvate.

wolfenstein: youngblood

Gameplay

Ma le componenti di coppia non finiscono qui: durante la partita, per cui ovviamente la scelta migliore è quella di giocare l’avventura con un amico fidato, si possono condividere energia, spartire supporti tattici, logistici, e l’abbondante loot.
Non solo: si condividono anche le tre vite e in caso di game over, i checkpoint sanno essere davvero punitivi, costringendo a ripartire da molto indietro. Occhio quindi a buttarsi nella mischia a testa bassa: strategia e pianificazione sono la chiave di questo titolo.

Finite le due missioni introduttive, che fungono anche da tutorial, ci si ritrova all’interno delle Catacombe parigine, che saranno il nostro hub dove ritrovarsi tra una missione e l’altra e dare il via alle molte missioni secondarie: fondamentali per farmare i personaggi e scafarsi per essere pronti alle sfide più impegnative.

Oltre alla pioggia di piombo, infatti, il gioco è arricchito da un bell’albero di abilità da potenziare in stile GdR grazie all’esperienza accumulata durante le missioni e che ci aiuteranno a migliorare sia le classiche caratteristiche di energia e corazza, che per potenziare le super tute che ci accompagneranno nella nostra missione.
Potremo così aumentare le abilità speciali, come cariche e schivate, per fronteggiare avversari sempre più agguerriti e contro i quali non avremmo altrimenti alcuna speranza.

Questo comporterà tornare più volte in mappe già visitate, ma grazie ad un level design davvero ispirato, scorrazzare su e giù per i quartieri di Parigi non sarà mai noioso o troppo ripetitivo, nonostante un certo backtracking verso la fine dell’avventura.

wolfenstein: youngblood

Comparto tecnico

Possiamo dire tranquillamente che Wolfenstein: Youngblood non è uno di quei titoli che fa gridare al miracolo, tuttavia si difende molto bene sotto tutti i punti di vista. Io l’ho provato su Xbox One X e l’impatto visivo, soprattutto nelle ambientazioni esterne, è davvero notevole.
Forse manca un po’ di quella ventata di cultura pop anni ’80 che tanto ci piace ultimamente, e che qui si concentra unicamente nei collezionabili: cassette musicali, copertine di film, ecc. Mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa in più nelle vetrine dei negozi parigini, mentre a conti fatti quando ci aggiriamo per le mappe la sensazione è che potremmo trovarci un po’ in qualsiasi momento storico.

Unico difetto è la IA dei nemici, decisamente di basso livello, che a volte li porta dritti al macello o a voltarci le spalle mentre attacchiamo. La difficoltà globale, però, bisogna dire che non ne risente: le boss fight sono impegnative e alcuni nemici davvero corazzati: la condivisione di un numero esiguo di vite, poi, fa sì che portare a casa la pelle non sia per nulla un gioco da ragazzi.

In più le mappe sono ben disegnate e, come accennato, il level design davvero ispirato: grazie alla partnership con Arkane Studios (i signori di Prey e Dishonored) il titolo ha guadagnato una verticalità sconosciuta nei suoi predecessori e ogni missione può essere approcciata in modo diverso, magari mettendo a frutto le abilità stealth delle protagoniste.

Girare per i vicoli, salire sui palazzi, cercare scorciatoie e vie alternative, è davvero un piacere ed è un modo per allungare la vita del titolo. Andando dritti per la campagna principale si può concludere in circa otto ore, ma seguendo le missioni secondarie ecco che avremo modo di restare in compagnia delle gemelle molto più a lungo.
Il tutto considerato sempre che il titolo viene venduto ad un prezzo davvero interessante: 29,99 € per la versione base e 39,99 € per la deluxe.

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Conclusioni

Mi posso dire davvero soddisfatto di questo titolo: senza essere una pietra miliare, Wolfenstein: Youngblood è davvero ottimo per la capacità di intrattenere in coppia con un amico; mettersi d’accordo sulle strategie è parte integrante del gioco e la profondità dell’evoluzione del personaggio, senza essere eccessivamente spinta, dà quella sensazione di plasmare la propria avventura che non guasta mai.
C’è da dire che i personaggi non hanno il mordente e il carisma del celebre padre: essere sopra le righe ci sta, ovviamente, ma qui talvolta si esagera tra parolacce e gestacci gratuiti per far vedere di essere grandi. Una delle cose che più mi ha basito è vedere una delle due, dopo aver fatto esplodere la testa del primo nazista, esultare, ballare e vomitare tutto insieme.
Forse un po’ troppo, ma dai: alla fine nel complesso è un titolo altamente caciarone e chiassoso, ed è quello che ci serviva.

Insomma: un altro centro per la prolifica Bethesda Softworks.

Nerdandometro: [usr 4.0]

Wolfenstein: Youngblood è l’fps per andare in coppia a caccia di nazisti.

Trailer

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