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5 cose che forse non sapevi su Stranger Things

5 cose che forse non sapevi su Stranger Things

1985: le scuole sono finalmente finite e a Hawkins, Indiana, è stato appena aperto un nuovissimo centro commerciale in cui gli adolescenti si buttano affrontando nuove e vecchie dinamiche: amori, amicizia e la continua percezione che qualcosa stia cambiando.
Benvenuti nel terzo capitolo di Stranger Things.
Oltre all’imperdibile lettura della guida ufficiale, se siete pronti per tornare nel 1985 e non possedete una DeLorean, ecco qualche curiosità per conoscere meglio la serie TV più attesa del momento.

I set

Ma dov’è Hawkins?
Originariamente Hawkins avrebbe dovuto chiamarsi Montauk (sita nella realtà nello stato di New York sulla costa), ma dovendo rappresentare un luogo che rispecchiasse le caratteristiche tipiche delle cittadine anni’80, gli autori hanno preferito mettere insieme più ambienti diversi. L’inquietante cittadina in cui si svolge tutta la vicenda, infatti, fortunatamente in realtà nasce solo dalla fervida immaginazione dei fratelli Duffer ed è stata creata utilizzando differenti location situate nei pressi di Atlanta, Georgia, set di differenti serie TV tra cui The Walking Dead e The Vampire Diaries.

Dalle scene girate a scuola (High School Patrick Henry di Stockbridge) alle camminate sui binari nel bosco (Stone Mountain Park di Atlanta), dal laboratorio (ex ospedale psichiatrico oggi Campus universitario) alla cava abbandonata (The Quarry, sita appena fuori dalla città), dal cinema (Jackson) alla stazione di polizia (ex City Hall di Douglasville), tutto è stato scelto con cura per presentarci un’ unica realtà credibile anche per chi quegli anni li ha davvero vissuti.

I fan italiani

I dati sugli spettatori
A livello internazionale sappiamo che le due stagioni hanno registrato sulla piattaforma Netflix un gradimento pari al 94% e che secondo Nielsen gli spettatori americani che stanno seguendo la serie siano circa 15,8 milioni. Da fonti ufficiali che tengono conto del numero di visualizzazioni, analisi delle ricerche su Google e Netflix risulta che l’Italia, dopo Usa e Gran Bretagna sia il Paese con il più alto numero di fan della serie TV al mondo, con un numero di utenti FB appassionati della serie di circa 170.000 unità.

L’estetica anni ’80

Il giochino dei brand
Alzi la mano chi guardando ST non ha detto almeno una volta “Nooo. Che figo! Ti ricordi quando c’era…” riferendosi ad un poster, un marchio, un oggetto, un tipo di panino, un gioco o un abito che ricorda benissimo come diffuso ovunque nel proprio recente passato.

Il gioco delle citazioni pervade Stranger Things a partire dai titoli iniziali volutamente ispirati all’opera di Richard Greenberg, il bravissimo designer autore dei titoli di Superman, Alien, I Goonies o The Dead Zone. E così prosegue scena dopo scena.

Fare un film o una serie TV con un richiamo storico molto vicino comporta chiaramente un livello di precisione molto più alto rispetto alla realizzazione di qualcosa in costume in quanto l’utente medio non percepisce se la parrucca era esattamente quella legata al ‘700 francese, ma sa dirti con certezza se le spalline e la lacca appartengono agli anni ’80 o ’90.
Allo stesso tempo il richiamo nostalgico per una realtà così vicina è fortissimo per chi ha vissuto in quel periodo la propria adolescenza. Ecco quindi che si spiega perché ben 75 grandi brand tra cui Polaroid, Coca Cola, Levi’s, Burger King, H&M abbiano deciso di produrre per l’occasione prodotti in limited edition legati alla serie.

Il cast

Curiosità sugli interpreti
Per scegliere i bravissimi protagonisti della serie sono stati provinati ben 906 ragazzi e 307 ragazze, “costretti” dai due ideatori ad interpretare alcune scene tratte da Stand by Me – Ricordo di un’estate. Non è un mistero infatti che i fratelli Duffer siano grandi ammiratori dell’opera del grande Stephen King.
Dopo aver effettuato la scelta dei giovani attori, i Duffer Brothers hanno fornito loro un prezioso supporto per affrontare le difficoltà: ad esempio quando nella prima stagione Millie Bobby Brown era abbastanza diffidente all’idea di doversi tagliare i capelli cortissimi per interpretare Undici, le hanno fatto vedere quanto fosse cool la meravigliosa Charlize Theron in Mad Max. O quando hanno sostenuto Gaten Matarazzo (interprete di Dustin) nel voler mettere in evidenza la propria disostosi cleidocranica, una malattia che riduce lo sviluppo delle ossa e che nel suo caso ha comportato la mancata crescita dei denti anteriori.

Il gioco nella serie

I ragazzini giocano
Uno degli elementi che più ha appassionato i fan di ST è il fatto che i protagonisti si dilettino tra un demogorgone e l’altro giocando ad uno dei più iconici passatempi degli anni ’80: Dungeons & Dragons. Per chi è stato adolescente in quel periodo se si parla di palle di fuoco o di d20 da tirare sappiamo tutti quale sia l’argomento e ricordiamo bene i pomeriggi o le serate a casa di qualcuno con in mano la scheda del proprio personaggio in cui trasferire le proprie ambizioni o convertire la propria timidezza. Hasbro ha colto l’occasione per produrre una scatola D&D contenente l’avventura in versione one shot giocata dai protagonisti. Disponibile per l’acquisto in Italia dal 25 luglio prossimo.

I giovani attori della serie pare invece preferiscano passare il tempo libero insieme su un gruppo di Whatsapp chiamato Stranger Texts e giocare a Monopoly tra un ciak e l’altro. Sempre rimanendo in tema di gioco pare che il Demogorgone (interpretato dall’attore Mark Steger, che per ogni ripresa deve entrare in uno speciale costume per rappresentare la creatura) possa diventare un nuovo personaggio in Fortnite…

Trailer

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