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Spider-Man: Far From Home – Un ragnetto giramondo

Recensione

Dal 10 luglio nelle sale italiane troveremo Spider-Man: Far From Home, il capitolo che va ufficialmente a chiudere la fase tre dell’MCU. Il film è il diretto seguito di Spider-Man: Homecoming, anche se cronologicamente si colloca dopo Avengers: Endgame. Proprio per questo motivo, il trailer ufficiale inizia con Tom Holland (<3) che mette i fan in allerta: “State per vedere il trailer di Spider-Man: Far From Home, ma se non avete ancora visto Avengers: Endgame, non guardate questo video perché contiene degli spoiler importanti.”

Quindi, cari lettori, lo stesso vale per voi: se non siete in pari con gli accadimenti del Marvel Cinematic Universe, sospendete la lettura e riprendetela solo dopo aver guardato ore e ore di supereroi che salvano il mondo. Altrimenti, eccovi la mia opinione sul nostro amichevole supereroe di quartiere e sul suo tranquillo viaggettino in Europa.

Trama

In Avengers: Endgame abbiamo lasciato Peter Parker in balia di una morte importante. Dover superare il dolore della perdita del suo mentore non è affatto facile, soprattutto perché dovunque si giri vede la sua faccia. Per riuscire a superare il dramma, Peter parte per l’Europa con Ned, MJ e il resto del gruppo, con il solo scopo di distrarsi e divertirsi (e visitare luoghi culturalmente importanti). La decisione di non vestire i panni dell’Uomo Ragno sembra buona, ma l’arrivo di Nick Fury lo costringerà a cambiare idea, prendendo sulle spalle il fardello che Happy gli scarica addosso. “Tony non avrebbe fatto quello che ha fatto senza la certezza che tu avresti continuato dopo la sua morte” gli dice nel trailer, e all’amichevole supereroe di quartiere non rimane molta scelta. Infatti, misteriose creature elementali hanno preso di mira il continente e continuano ad attaccarlo provocandone la distruzione. Nonostante un’improbabile collaborazione, riuscirà il simpatico ragnetto a salvare un quartiere grande come il mondo?

Stile

Lo stile è quello a cui i cinecomic ci hanno abituati: effetti speciali, battaglie, inquadrature larghissime sui paesaggi e primi piani da incorniciare e lasciare in bella vista sul mobile del salotto. Per altro, in Spider-Man: Far From Home abbiamo a che fare con effetti speciali che emulano altri effetti speciali e la resa dei “meta effetti speciali” è davvero ben riuscita. A tratti richiama Spider-Man: Into The Spider-Verse, con momenti quasi privi di ambientazione, nei quali si percepisce tutto il senso di sconforto e di smarrimento che attanagliano l’Uomo Ragno.

Pregevolissima l’idea di rimandi al videogioco: scene apparentemente normali (per chi non ne abbia ancora vestito i panni su PS4) diventano invece momenti di puro citazionismo per chi invece abbia impugnato il controller e si sia lanciato da un grattacielo all’altro in un’ottima ricostruzione di New York.

Complice il fatto che la gran parte del film sia ambientata fra le più note città europee, fra le quali spiccano Venezia e Londra, il film risulta visivamente appagante, con tanta cura ai dettagli (ma senza stroppiare) e un’ottima gestione della commistione fra edifici storici e moderne tecnologie.

Insomma, Spider-Man: Far From Home è proprio un “bel” film.

Contenuti

Di tematiche toccate in Spider-Man: Far From Home ce ne sono proprio tante. Una delle più importanti è sicuramente l’elaborazione del lutto, perché le figure di riferimento maschili nella vita di Peter Parker si dissolvono più velocemente di uno snap. Tuttavia, avendo già affrontato l’argomento parlando di Avengers: Endgame, ho deciso di concentrarmi sull’altro grande pilastro di questa pellicola: la responsabilità del dover diventare grandi.

Ovviamente, benché lo Spider-Man di Tom Holland (<3) sia il più giovane di tutti, anche a lui è richiesto di crescere. Nella vita di ogni essere umano “cresciuto” è successo qualcosa che abbia indotto (o forzato) il processo di maturazione. Per alcuni può essere stato un cambiamento di ambiente, come un trasferimento o una bocciatura, per altri magari è stato qualcosa di legato alle sfere relazionali (nascite o lutti in famiglia, amicizie vecchie o nuove e altri aspetti affini). Per Spidey sono due gli aspetti cruciali: la perdita di una figura paterna di riferimento e il dover prendere una decisione fuori dal comune.

Nell’Enrico IV, Shakespeare dice che inquieto giace il capo di chi porta la corona, intendendo quanto il peso delle responsabilità influenzi chi sia costretto a portarle. Per il nostro eroe, la corona da portare è l’essere “il nuovo Iron-Man”: una cosa impossibile, e lui lo sa bene. Anche perché non ha alcuna intenzione di farne le veci: da una parte, Peter ha da sempre idealizzato Tony Stark, mettendolo al di sopra di chiunque, su un piedistallo irraggiungibile; dall’altra, il giovane ragnetto vuole prendere il bicchiere fresco della sua adolescenza e berne fino all’ultima goccia. O almeno assaggiarla! Sicuramente, non vuole farsi carico di una responsabilità già grande come il mondo, ingigantita ulteriormente dalle aspettative di chi lo circonda.

Tuttavia, al futuro non si può non rispondere facendo partire la segreteria e prima o poi è bene rassegnarsi. Là dove Mysterio gioca la parte del tentatore, che mostra a Spider-Man quanto sia bello poter inseguire i propri sogni più egoistici, si colloca Nick Fury, altrimenti noto come “Unknown”. Ora, non voglio dire che Spider-Man: Far From Home sia un film pieno di simbolismi e interpretazioni possibili: è pur sempre un cinecomic, non una poesia di Montale. Ciò detto, il fatto che Nick “devi fare quello che è giusto, non quello che vuoi” Fury non sia salvato sul telefono di Peter, ha come conseguenza che a ogni telefonata del capo dello Shield, compaia “Sconosciuto” sullo smartphone del ragnetto. Il che mi è sembrato un chiaro riferimento al fatto che il futuro porti con sé l’ignoto e che, quando chiama, per quanto spaventoso possa essere, si è costretti a prendere una decisione.

Proprio l’obbligatorietà del dover fare una scelta è il secondo aspetto che induce la crescita di Peter: da una parte, i suoi amici e coetanei, la gita scolastica, la ragazza con cui vorrebbe uscire e tutti gli altri attimi di una gioventù spensierata; dall’altra, l’eredità di Tony Stark, lo Shield che invoca aiuto, una minaccia misteriosa e ogni altra cosa che riguarda l’essere un Avenger.

Di fronte a tutto ciò, l’Uomo Ragno è solo: una realtà così complicata non è facile da spiegare e trovare qualcuno con cui parlarne risulta drammaticamente difficile. Certo è che Iron Man ha sempre riposto una cieca fiducia il quel giovane, impacciato, coraggioso ragazzo dal cuore d’oro, e se il primo degli Avengers ti ritiene all’altezza di prendere un testimone così importante, forse basta darsi l’opportunità di rispondere al telefono. Doti innate e una super tuta faranno il resto.

Conclusione

Qualora non l’aveste capito, Spider-Man: Far From Home è bellissimo! Tom Holland (<3) si conferma il miglior Spider-Man che la Terra 616 abbia mai avuto, azzeccando ogni scena. Impacciato, coraggioso, drammatico, sorpreso, simpatico e fresco: in una parola, amichevole. Riuscitissimo anche il personaggio di Mysterio: non tanto per le capacità attoriali di Jake Gyllenhaal (che comunque non si disprezzano) quanto più per la sceneggiatura. Un personaggio davvero intrigante, affine allo Spaventapasseri del Batman di Nolan ma che per certi versi ricorda più Harvey Dent. Ogni personaggio apporta una diversa sfaccettatura nella pellicola, senza che vi siano mancanze o sovrabbondanze che stonino, rendendo il film un qualcosa di veramente piacevole e armonioso, manchevole soltanto del cameo di Stan Lee. Sono abbastanza sicura che l’avrebbe adorato anche lui.

Nerdando in breve

Spider-Man: Far From Home risulta un film piacevole e avventuroso più incentrato sul divertimento che sui feels. Ciò nonostante non mancano parti cupe, importanti alla crescita dei personaggi e allo sviluppo della narrazione, creando un insieme di colpi di scena, citazioni e bei panorami che lasciano lo spettatore piacevolmente soddisfatto.

Nerdandometro: [usr 5.0]

Trailer

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