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The Sinking City – Orrore open world

the sinking city

Anni ’20, Massachusetts, un investigatore privato e una città in cui la follia sta serpeggiando pericolosa tra gli abitanti. Tutto ciò vi suona particolarmente lovecraftiano? Non vi sbagliate, benvenuti a Oakmont, la città “naufraga” del titolo.

Recensione

The Sinking City è il frutto della fatica dei ragazzi ucraini di Frogwares, noti per le avventure investigative dedicate al celebre Sherlock Holmes.
In questo titolo, però, abbandoniamo il comfort della Londra vittoriana per immergerci nelle acque paludose e marcescenti di una città del New England recentemente colpita da un cataclisma che l’ha letteralmente trasformata in una Venezia corrotta e decadente, con acque malsane e popolazione in condizioni peggiori.

Charles Reed, il nostro protagonista, è un investigatore privato che da qualche tempo soffre di disturbi terribili: incubi vividi e raccapriccianti che gli impediscono di riposare, e una lenta e strisciante paranoia che si insinua sempre più nella sua mente.
Venuto a conoscenza che fenomeni analoghi si stanno verificando a Oakmont, decide di recarsi lì da Boston, per gettare luce su quanto stia avvenendo: gli abitanti, infatti, iniziamo a manifestare comportamenti psicotici e violenti, in una spirale contorta che rischia di gettare nel baratro l’intera comunità.

Giunto in loco, non tarda molto a scoprire quanto gli abitanti siano reticenti ad aprirsi con gli stranieri. Non solo: la società è popolata da creature venute dal mare, che mietono vittime innocenti e i contrasti tra le diverse “etnie” (simil-scimmie VS simil-pesci) non fanno che aumentare giorno dopo giorno.
Il nostro compito quindi è quello di scoprire cosa si cela sotto le acque putride e salvare sia noi che la città.

Gameplay

The Sinking City si presenta come un blando open world investigativo: una volta superata la prima missione (che funge anche da tutorial) avremo libero accesso alla città. Qui ci sposteremo a piedi e tramite barca lungo i canali, ma avremo modo anche di attivare dei punti di viaggio rapido, cosa davvero utile a mitigare un backtracking comunque presente.

Nelle nostre esplorazioni, oltre alla missione principale, avremo modo di fare la conoscenza di diversi personaggi che ci consentiranno di attivare missioni secondarie. Grazie a questo otteniamo un po’ di varietà nello svolgimento delle missioni e anzi, per molti versi ho preferito le quest laterali per narrativa (ma ci arriveremo dopo) e varietà.

La parte del leone, ovviamente, è l’investigazione. Corroborato da uno storytelling davvero eccezionale, in The Sinking City avremo molto, moltissimo da leggere. E la maggior parte delle risoluzioni dovranno venire ed essere frutto delle nostre cellule grigie, perché il gioco non ci prende per mano e non ci guida verso la soluzione.
Una delle cose più ostiche, all’inizio, è l’uso degli archivi (di polizia, medici, giornalistici): recandoci presso gli edifici preposti troveremo un punto di attivazione ove tramite la scelta di tre indizi, effettueremo la ricerca.

Naturalmente saremo noi a dover decidere cosa e dove cercare (tirare a caso è una perdita di tempo) e per farlo dovremo prima aver raccolto altre informazioni in giro per la città e (indovinato) letto e riletto i diari, le lettere, le conversazioni.

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Oltre a questo, però, abbiamo anche altri tipo di investigazione: una volta arrivati sulla scena di un crimine, dovremo esplorarla con il nostro “sesto senso“, che ci dà accesso ad informazioni aggiuntive. Quindi ricostruire gli avvenimenti come accadeva con The Vanishing of Ethan Carter stabilendo la sequenza temporale.

Entra quindi in gioco il “palazzo” della mente: un non-luogo in cui consultare gli indizi trovati, assemblarli, metterli insieme e trovare la o le possibili soluzioni del caso.
Insomma: un approccio multiplo davvero soddisfacente.

Ma The Sinking City non è solo ricerca ed esplorazione. C’è anche azione, ed è qui che viene il tasto dolente.
Purtroppo il sistema di attacco all’arma bianca, così come il gunplay, lascia davvero molto a desiderare. Anche le hitbox sembrano afflitte da più di un bug e le inquadrature non aiutano. Niente che un po’ di pratica non riesca a compensare, però il primo impatto è davvero sconcertante.

Buono, anche se non eccessivamente approfondito, il sistema di avanzamento del personaggio tramite il classico albero di abilità che si concentrano su migliorie all’attacco, miglior gestione delle risorse (scarsissime) e potenziamento delle capacità investigative.

Comparto tecnico

The Sinking City è un prodotto a due facce: da un lato abbiamo un design davvero azzeccato. L’ambientazione è quanto di più lovecraftiano si possa desiderare. Dagli ambienti alle creature, tutto urla fortissimo il nome blasfemo di Chtulu e per un appassionato è davvero un piacere.
Come detto prima, poi, lo storytelling è di assoluto primo piano. Storie e personaggi che si intrecciano in modo convincente, trame e sottotrame contorte come le viscere dei pesci in putrefazione che vi terranno inchiodati a lungo (circa una ventina d’ore) in compagnia delle strane figure che popolano questi ambienti.

Dal punto di vista della realizzazione, però, siamo davanti ad un prodotto lontano anni luce dalle potenzialità dei mezzi di oggi: le animazioni sono legnose, i volti stereotipati e riciclati all’inverosimile, le texture sono sgranate e decisamente non vanno guardate da vicino.
Capiterà in continuazione di veder comparire o scomparire persone ed elementi ambientali.
Il mondo di gioco, poi, è solo apparentemente vasto e liberamente esplorabile: ci sono tanti interni, è vero, ma alla fin fine la maggioranza delle cose che vediamo è pura scenografia.

Insomma: che sul progetto sia stato messo poco budget, si vede. Ed è un peccato perché il corpo del titolo è di ottima fattura e, onestamente, si piazza una spanna abbondante sopra The Call of Cthulhu, che pure era distribuito sotto licenza ufficiale.

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Conclusioni

Da vecchio appassionato di storie dell’orrore, drammi psicologici e di cosmologia lovecraftiana, non posso che apprezzare il lavoro compiuto in The Sinking City, soprattutto dalla direzione artistica.
In particolar modo è notevole la presenza di elementi sociali importanti, di scelte morali vincolanti che ci lasciano (come nella vita) sempre il dubbio di aver fatto la cosa giusta.
Lo storytelling, come detto, è eccelso.

Per poter apprezzare il titolo, però, bisogna saper passare sopra gli evidenti limiti tecnici. Personalmente è un’esperienza che consiglio, ma certamente non è un titolo per tutti.

Nerdando in breve

The Sinking City è l’avventura investigativa orrorifica che ci porta ad esplorare un mondo in decomposizione, ove la follia sta prendendo il sopravvento.

Nerdandometro: [usr 3.5]

Trailer

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