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Volt – Che vita di Mecha #8 – Non aprite quel negozio

Volt # 8

Recensione

Dopo l’attesissimo ritorno con la seconda stagione, di cui abbiamo parlato un paio di mesi fa, torniamo a discutere di Volt – Che vita di Mecha, un gioiellino tutto italiano di cui non mi stancherò mai di tessere le lodi.

Marchio di fabbrica dell’autore, The Sparker, non è solo la pulizia del tratto e la sceneggiatura brillante, ma anche l’autoironia e tanto citazionismo nerd.
Non aprite quel negozio ci porta nel mezzo del classico horror zombifico anni ’80, con i protagonisti asserragliati all’interno di un luogo apparentemente sicuro e costretti a decidere le proprie strategie per difendersi da un assalto zombie.

Come fare a coniugare questi due mondi, quello di Romero e quello di Volt?
Ancora una volta lo stratagemma è la fumetteria e le strane creature che vi ruotano attorno. A fare la parte degli zombie sono i “Semprechiusi”, ovvero quella categoria di fan che cercano di entrare nel negozio prima dell’apertura.
Ma da semplici scocciatori ecco che l’attesissima uscita del nuovo numero del loro manga preferito (un “Nasuto” su cui non mi spenderò oltre, ma che vi assicuro vi farà ribaltare sulla sedia) li trasforma nelle celebri creature affamate di… fumetti e capaci di contaminare le persone ancora sane su cui mettono le mani (trasformandoli in fan destinati alla povertà e all’ossessione).

Volt mette in campo tutti i cliché: la sortita disperata, la perdita dell’innocente, il guerriero armato fino ai denti che si sacrifica per il gruppo. C’è davvero tutto e c’è con lo stile inconfondibile di questo fumetto capace di regalare degli approfondimenti verticali potenti e salaci, senza dimenticare l’orizzontalità della trama che, anche in un numero fondamentalmente statico come questo, viene portata avanti regalano l’ennesimo cliffhanger da cardiopalma.

In modo particolare ho apprezzato la risoluzione del racconto del vecchio Volt nonno. Nonostante la forte richiesta di sospensione dell’incredulità necessaria per godersi questo numero 8, la chiosa della storia è davvero pregevole: rimette tutto in ordine, almeno per quella che è l’economia dell’universo Volt, senza strafare ma invece gettando l’ennesima ventata di autoironia che ci ricorda che noi appassionati non dovremmo mai prenderci troppo sul serio.

Nerdando in breve

Volt – Che vita di Mecha ci regala un numero ispirato ai film horror anni ’80 davvero degno di nota.

Nerdandometro: [usr 4.1]

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