Love, Death & Robots è un’antologia di 18 episodi, ognuno dei quali è una (a volte molto breve) storia animata auto-conclusiva.
Rilasciato su Netflix il 15 Marzo 2019, rappresenta un esperimento non solo nell’idea di base, ma anche in altri dettagli, quali il fatto che l’ordine delle puntate sia diverso da utente ad utente (randomicamente in teoria almeno, la cosa ha portato a polemiche su cui non mi inoltro).
Tematiche
Come si può intuire dal titolo, le storie dovrebbero essere accomunate dal tema di amore, morte e robot. In altre parole, l’aspettativa è quella di vedere storie più o meno cupe e più o meno fantascientifiche ma con una componente romantica.
Ebbene, non è affatto così e le puntate di Love, Death & Robots che includono tutti questi elementi sono solo un paio ed alcune anzi non ne includono più di uno.
Tipologie
Ma tralasciando la distanza tra titolo e setting, come sono queste puntate?
Banali ed origine più di sbadigli che di sussulti, per la maggior parte.
Personalmente ho trovato tre tipi diversi di episodi in Love, Death & Robots.
- Il primo è quello in cui si parte da un’idea magari interessante (bestie comandate tramite la mente per esempio), ma sviluppata nella maniera più scontata possibile ed in cui ogni scusa è buona per infilare frasi da duro, citazioni degli anni ’80 e ’90 e seni o genitali.
- Il secondo è quello in cui l’idea interessante è effettivamente portata avanti in maniera intrigante e soddisfacente nonostante la scarsa durata dell’episodio (l’esempio migliore è la puntata dello yogurt).
- Il terzo infine è quello in cui si parte da qualcosa di noioso di suo, come l’ennesima rappresentazione di vampiri o licantropi, a cui viene appioppata di nuovo la sequela di one-liner che fanno tanto action/trash movie dell’88 o unità di Starcraft.
Problematiche
Ora, ovviamente scrivere un episodio della durata di un cortometraggio che sia autoconclusivo come hanno dovuto fare gli autori di Love, Death & Robots è un compito estremamente arduo.
C’è da presentare un mondo, dei personaggi e risolvere una situazione in poco più di 10 minuti.
La maggior parte degli sceneggiatori è andata quindi per la via semplice all’apparenza di infarcire di azione il proprio episodio. Azione, frasi da duro e citazioni anni’80 e ’90 per la precisione. Non sorprendentemente il mix non funziona.
Chiariamo: nessun episodio è aberrantemente noioso come la prima serie di Black Mirror, per intenderci. La durata limitata impedisce di raggiungere quello stadio.
Tuttavia, mi è capitato più e più volte di finire un episodio pensando di aver appena buttato 10 minuti della mia vita con qualcosa che non mi ha lasciato assolutamente niente, se non un senso di comprensione maggiore per quando il nostro buon Frankie.dedo esprime focosa perplessità a riguardo della nostalgia per gli anni ’80.
Stile
L’animazione nei suoi diversi stili è sempre eccellente ed in alcuni casi anche particolare. L’esperimento in sé è anche qualcosa che stuzzicava il mio interesse, ma temo che Love, Death & Robots abbia voluto strafare: 18 episodi sono troppi, non solo perché trovare 18 idee valide è particolarmente difficile, ma anche perché per evitare di sovrapporsi si è finiti con l’andare su storie del tutto fuori luogo.
In Conclusione
Tirando le somme su questo sproloquio che si è inoltrato fin troppo a lungo: mi fa piacere che Netflix abbia voluto appoggiare questa iniziativa e sarei più che contento se ne facesse ancora.
Ma va messo un freno all’ambizione. Ed alla pseudo-nostalgia. Gli anni ’80 sono finiti e le battute su internet-gattini non fanno più ridere, mi spiace, ma prima o poi sarebbe il caso di accorgersene.
Nerdando In Breve
Love, Death & Robots è un’antologia di 18 episodi animati rilasciata da Netflix.
Nonostante l’ottima qualità delle animazioni e l’entusiasmo per questo tipo di esperimento, la maggior parte degli episodi si rivela noiosa, scontata e tralasciabile.
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