Sono passati tre anni da quando il fenomeno The Division irruppe nelle vite dei videogiocatori, scatenando tanti consensi ma anche tante critiche per alcune scelte nella gestione del gameplay.
Massive Entertainment avrà fatto tesoro dell’esperienza accumulata? Scopriamolo.
Recensione
Devo fare una premessa: io sono uno dei tanti che si considerano delusi dal primo capitolo. Un ottimo prodotto invero, ma che mi ha fatto storcere il naso anche per l’eccessiva quantità di piombo necessaria ad abbattere qualsivoglia nemico.
Ho approcciato quindi questo The Division 2 con timore ma anche con tanta speranza e posso anticiparvi fin d’ora che abbiamo in mano quasi un capolavoro: mancato sì, ma di pochissimo.
Dopo 7 mesi dall’attacco di New York del Black Friday, la società ha imparato a rialzarsi, a trovare una nuova normalità in cui crescere ed esistere. In cui vivere e non solo sopravvivere.
Il filmato introduttivo sulla resilienza umana è potente, coinvolgente, emozionante fino alla pelle d’oca: mostra tutta la nostra capacità di adattamento, e mette in mostra sia le nostre luci (la forza di volontà, la solidarietà, la coesione), che le nostre ombre (l’onnipresente desiderio di dominio e distruzione).
Bande dedite all’omicidio e al saccheggio stanno mettendo in ginocchio Washington DC ed ecco che interveniamo noi.
Leviamoci il dente e parliamo subito dell’unico grosso difetto che ho trovato nelle mie lunghe sessioni di gioco: lo storytelling, ahimé, è appena abbozzato, e decisamente insufficiente. Il nostro protagonista è un uomo (o donna) altamente personalizzabile dal punto di vista grafico, ma senza voce nelle cut scene il cui solo scopo è quello di fungere da trait d’union tra una missione e l’altra.
I dialoghi sono stereotipati: ben recitati, invero, ma decisamente dimenticabili.
Bene, detto questo passiamo a tutto il resto: una festa per gli occhi, una gioia per le mani.
Gameplay
La prima sensazione che ho provato è stata di leggero smarrimento. Ci sono tantissime cosa da fare e tantissimi modi per approcciare le missioni (principali e secondarie), una vagonata di missioni.
Il nostro personaggio può essere plasmato a piacere, non solo scegliendo le armi che preferiamo, ma arricchendo la sua capacità offensiva con tecnologie all’avanguardia e con talenti da sbloccare e potenziare. Oltre a questo le numerose mod per le armi consentono di adattare il nostro arsenale al nostro stile di gioco.
Il tutto in funzione dell’agognato traguardo del level cap di 30, quando i nodi verranno al pettine e faremo i conti con le nostre scelte.
Ne parleremo tra poco.
Per quanto riguarda il piatto forte, gli scontri a fuoco, bisogna dire che il lavoro fatto dai ragazzi di Malmö è davvero notevole per migliorare e rendere ancor più soddisfacente il gunplay. Intanto non abbiamo più avversari a prova di proiettile e a parte i boss, le kill risultano molto più agevoli. Scordatevi il “one shot one kill”, ma mirare alla testa fa davvero la differenza, così come usare le armi nemiche contro di loro (tipo il robot esplosivo, con cui ho abbattuto più di un avversario).
Ma la vera chicca è il level design, assolutamente pregevole. Gli ambienti offrono molteplici approcci agli scontri a fuoco, con un sistema di coperture davvero ispirato e che ci dà la possibilità di affrontare gli avversari col grano salis necessario per non soccombere rapidamente. A tal proposito va fatto un plauso alla IA che ci costringe a prestare grande attenzione ai pattern degli avversasi che non si limitano ad una sequenza di coperture ed attacco, ma che ci scagliano contro tutti gli strumenti di morte possibili, oltre a tendere ad accerchiarci e a costringerci a muoverci continuamente di copertura in copertura, per non restare mai sotto il fuoco incrociato.
Quando siamo in squadra con amici, poi, combinando strategia di attacco e uso di tecnologie come droni e torrette, la soddisfazione di un assalto ben riuscito è massima.
E il loot non è mai avvilente: che si giri per le strade, si compiano missioni o assaltino fortezze, la ricompensa è sempre più che soddisfacente. Così come lo è aggiornare l’inventario, modificare l’abbigliamento (unico elementi con microtransizioni del gioco) e soprattutto tornare alla base operativa per spendere i punti abilità acquisiti.
Cosa succede con l’endgame?
La prima cosa da dire è che una volta arrivati al trentesimo livello sbloccheremo tre nuove specializzazioni con cui cambierà radicalmente il nostro approccio al gioco: Survivalist, Demolitionist e Sharpshooter (un cecchino) con abilità e armamenti unici che faranno la differenza quando ci troveremo con altri giocatori di alto livello ad affrontare i Raid (non ancora rilasciati al momento).
Non solo, vedremo comparire una nuova fazione, i Black Tusk: guerriglieri con dotazioni tecnologiche imponenti che ci costringeranno a riconquistare uno dopo l’altro gli avamposti precedentemente liberati, oltre a rivivere le missioni della campagna in versione molto più ostica.
Una parola sulle Zone Nere, marchio di fabbrica della serie. Qui sono ben tre e danno accesso alla modalità PvP. Una volta entrati nell’universo competitivo sta a noi decidere da che parte stare: nessuno ci vieta di diventare dei traditori violando la rete SHADE o rubando il loot.
Uccidendo un altro agente, invece, si diventa dei rinnegati ed inizia una serrata caccia all’uomo in un ambiente che si plasma partita dopo partita in base a chi è connesso in quel momento.
Comparto tecnico
Come si può dedurre dalla mia analisi fatta fin qui, il lavoro tecnico sul gunplay è semplicemente eccezionale. Il tutto però è arricchito da una cura dei dettagli assolutamente maniacale. Forse Washington è meno affascinante di New York o di altri set americani, ma vi assicuro che il lavoro fatto di mappatura (di esterni ed interni) è semplicemente pazzesco. Sembra davvero di girare per le strade e per i musei della capitale.
Gli ambienti interni, in modo particolare, sono ricchissimi di dettagli, di cose da far esplodere coi proiettili, di elementi che reagiscono al nostro passaggio.
Gli esterni, grazie alla dinamica del giorno, regalano colpi d’occhio pazzeschi: affrontare una missione di giorno è una cosa, ma farlo di notte, magari con la nebbia che sale, o durante le frequenti tempeste estive, è tutt’altra esperienza.
Una nota di plauso va poi al comparto audio; non solo per l’ottimo doppiaggio di cui ho già parlato, ma per la scelta di musiche ambientali evocative capaci di accompagnarci missione dopo missione. E quando la situazione si scalda, l’accompagnamento ha un retrogusto elettronico un po’ cyberpunk che non guasta per niente.
Conclusioni
Insomma, per concludere la disanima, è innegabile che siamo davanti ad un prodotto di elevatissima qualità, capace di intrattenere per moltissime ore gli appassionati della fantapolitica targata Tom Clancy.
Il mio consiglio è giocarlo in compagnia, per godersi al massimo lunghe sessioni PvE che spesso diventano troppo impegnative se affrontate da soli.
Nerdando in breve
The Division 2 ci porta a Washington DC con un looter shooter open world ad altissimo livello di sfida e di tecnologia.
Nerdandometro: [usr 4.7]
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