Recensione
Un antipasto per Endgame?
Me lo sono chiesto a lungo in questi mesi, più o meno dall’esatto momento in cui ho visto comparire il suo simbolo alla fine di Infinity War e ho scoperto che ci sarebbe stata una pellicola prequel, dedicata al celebre Capitano, nella sua incarnazione femminile di Carol Danvers.
Quindi: solo un antipasto, in previsione del piatto forte, o molto di più? Scopriamolo.
Per chi non lo sapesse Capitan Marvel è un personaggio molto datato nella storia della celebre casa editrice. Dal 1967, anno della sua prima apparizione, ad oggi sono stati diverse le identità e le trame alle spalle del Capitano: partendo dalla più remota, Mar-Vell, un ufficiale della milizia militare Kree (gli stessi visti nella serie TV Agents of Shield e in Guardiani della Galassia), passando per Monica Rambeau, umana, ed altri alieni, si arriva finalmente a Carol Danvers, già precedentemente Ms. Marvel e poi Capitano in una serie dedicata al rilancio del personaggio.
Al di là della complessa storia editoriale, dei differenti poteri, dei costumi (di cui alcuni vengono omaggiati qui) e delle infinite sottotrame che permeano le molte pubblicazioni MARVEL, è interessante notare che in questa pellicola MCU, la ventunesima e penultima della Terza Fase, venga scelta proprio la sua ultima incarnazione.
Nel film, ovviamente non c’è nulla di tutto questo, ma fanno la loro comparsa proprio Mar-Vel e Monica Rambeau, una bambina con le idee molto chiare e un futuro verosimilmente già delineato.
Trama
Ma veniamo alla storia, ovviamente priva di spoiler.
Siamo sul pianeta dei Kree e facciamo la conoscenza di Vers , un’affascinante soldato d’élite pronta a difendere il proprio mondo contro le orde degli Skrull, alieni mutaforma perennemente in guerra con i Kree, pianeta dopo pianeta.
Durante un’incursione di salvataggio, Vers viene catturata da Talos e sottoposta ad una procedura atta a rievocare ricordi sepolti, alla caccia di una fonte di energia capace di alimentare astronavi a velocità luce.
La fonte di questo potere è, guarda caso, proprio sul nostro vecchio, rozzo e scalcinato pianeta.
Siamo nel 1995 e sappiamo quanto gli americani amino riportare in vita il loro passato, più o meno recente.
Da qui in poi assistiamo ad un crescendo di citazioni che, per chi è stato ragazzo in quel periodo, come me, e ha vissuto le brutture delle connessioni 56K non potrà fare a meno di ricordare con un sorriso e una punta di nostalgia per un’innocenza ormai perduta.
Certo il confronto con la tecnologia Kree è impietoso, ma buona parte dell’ilarità che permea la pellicola arriva proprio da lì.
È anche l’occasione per trovare un (digitalmente) giovane Nick Fury e scoprire come ha dato vita al progetto Avengers, di come ha perso il celebre occhio e soprattutto di scoprire un lato della sua personalità finora impensabile.
Tra bombardamenti, esplosioni e combattimenti spettacolari, Carol Danvers compirà un viaggio dentro se stessa, nel proprio passato, e nella presa di coscienza non tanto dei suoi superpoteri, ma delle sue capacità tutte umane.
Ed è proprio questo il fulcro su cui registi e sceneggiatori (una squadra ad altissimo contenuto femminile) hanno voluto porre l’accento. Siamo umani, e quindi imperfetti. Ma sono proprio i nostri limiti e le nostre debolezze a darci la possibilità di migliorare, di evolvere. Di scoprire fino a che punto possiamo spingerci e quali incredibili traguardi siamo in grado di raggiungere unicamente con la nostra forza di volontà, con spirito di abnegazione, con testardaggine.
Soprattutto se siamo donne che devono dimostrare di essere molto superiori alle controparti maschili per sperare di essere considerate quasi alla pari.
Cast
A prendere gli elegantissimi panni di Capitan Marvel è Brie Larson che abbiamo potuto ammirare in Room, pellicola che le è valsa Golden Globe, BAFTA, Screen Actors Guild Award e Premio Oscar. Qui è capace di regalare interpretazioni intense, al netto delle interminabili sequenze action, che ne mostrano l’evoluzione in modo convincente.
Inutile citare il sempre immenso Samuel Jackson, che come detto ci regala un Fury morbido e caciarone, competente ma ancora fiducioso nel sistema che rappresenta.
Splendida prova per Ben Mendelsohn (Ready Player One, Robin Hood – L’origine della leggenda) che nonostante il trucco da Skrull riesce a mostrare una bella mutazione del personaggio dai primi agli ultimi minuti del film.
Non posso non citare, ovviamente, Jude Law. Un attore per il quale provo da sempre sentimenti contrastanti ma che è innegabilmente un artista eccezionale, capace di regalare performance di altissimo livello e di esaltare le proprie doti recitative in questa pellicola ricca di plot twist.
Conclusioni
Se vi state chiedendo se il compianto Stan Lee riceve il giusto tributo, sappiate solo che al momento opportuno nella sala gremita per l’anteprima si è levato un lungo, commosso applauso.
Altra cosa: se avete un gatto che vi gira per casa, dopo la visione non lo guarderete mai più nello stesso modo.
Per rispondere alla domanda iniziale, quindi, no: Capitan Marvel non è un banale riempitivo in attesa del 26 aprile. Non è un filmetto utile solo a spiegare qualcosa di uno dei personaggi di Endgame. Tutt’altro.
Grazie alla regia congiunta di Anna Boden e Ryan Fleck (che firmano anche la sceneggiatura), questa pellicola ci consegna un eroe potente da tutti i punti di vista: talmente forte, a pieno regime, che se fossi Thanos ci avrei pensato due volte prima di fare tutto quel casino; ma è anche una donna, forte, capace di amare nel senso più ampio del termine, e di saper prendere le decisioni giuste lasciandosi guidare più dall’istinto che dall’ordine delle cose.
In un mondo prettamente maschile, popolato e dominato da uomini, spesso il nemico è dentro di noi. Siamo noi. E allora solo una donna può salvarci. Splendida, fragile, imbattibile. In una parola Meravigliosa.
Nerdando in breve
Capitan Marvel introduce nell’MCU il personaggio chiave che ritroveremo in Avengers: Endgame.
Nerdandometro: [usr 4.0]
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