L’apocalisse nucleare vista dalla parte dei Russi.
Questo, in brevissimo, il plot della saga di Metro, capolavoro distopico partorito dalla mente geniale di Dmitry Glukhovsky ed ispirata ai lunghi viaggi per quotidianamente effettuava nella metropolitana di Mosca.
Un progetto letterario che è cresciuto e si è modificato tramite il tam tam del web, per diventare poi una serie di libri, corti d’animazione e naturalmente videogiochi, in un processo che permea tutti i media, senza soluzione di continuità.
Un fenomeno globale che affascina per la propria spontaneità e forza d’impatto. Anche per il punto di vista che, per una volta, non è America-Centrico ma visto dall’altra parte del pianeta.
Personalmente sono entrato in contatto con il fenomeno abbastanza tardi, ma ho divorato con passione i primi due titoli di Metro, affascinato dalla sua sfuggevolezza ai cliché e alle facili etichette. Un fps, certo, talvolta ricondotto al semplice corridor shooter, tuttavia ricco di elementi survival horror, ma non solo: un fps che privilegia l’approccio stealth, pesantemente story driven e ricco di scelte morali nascoste, appena sussurrate, con un sistema di karma invisibile che si plasma grazie anche alle scelte apparentemente minori, insignificanti. Proprio come la vita.
Recensione
Dopo un tempo interminabile e passaggi travagliati che hanno portato lo sviluppo da THQ a 4A Games passando per Koch Media, Metro: Exodus si colloca come seguito diretto non del videogioco Metro: Last Light, ma del libro Metro 2035, concludendo de facto la storia di Artyom, di sua moglie Anna, figlia dello “spartano” Miller e del loro abbandonare Mosca.
Gameplay
Ingrandire, potenziare, ampliare ma senza dimenticare il passato. Sempre più difficile, soprattutto se per le mani hai un gioiellino non perfetto forse, ma altamente caratterizzato come il franchise di Metro.
I primi due capitoli erano fortemente indirizzati: i livelli andavano affrontati in modo pressoché prestabilito con piccole variazioni sul tema, e ancor più piccole varietà di approccio.
Lo stealth è sempre stato prediletto, esplorando nell’ombra, disattivando trappole, uccidendo come fantasmi per poi sparire prima di essere scoperti. Questo consentiva di rendere ancor più claustrofobico il viaggio nelle stazioni della metro, con livelli ad alto contenuto di ansia e paura (ricordate i fantasmi sul vagone?).
Il difficile era mantenere questo clima ampliando il titolo e consegnando ampi spazi verdi all’aperto. Naturalmente si è dovuto optare per un compromesso: infatti non è lecito parlare di open world alla Far Cry, ma è più corretta la definizione di free roam: non che si senta il peso di una minor libertà d’azione, grazie a livelli ottimamente disegnati e molto ampi abbiamo la possibilità di scegliere il tipo di approccio. Anche qui con una preferenza allo stealth per evitare di vedersi piombare addosso orde di nemici, sapendo che le risorse sono molto scarse.
Compaiono anche gli obiettivi secondari, totalmente facoltativi, che allungano lo svolgimento nei livelli più ampi ma che comunque non snaturano questo fps squisitamente single player (come se ne vedono pochi ormai) formato da livelli vasti ma piuttosto lineari.
L’accento è stato invece messo sulla componente di crafting, che infatti consente di modificare in ogni sua parte le nostre armi, in modo da plasmarle alle nostre esigenze di approccio alle missioni.
Una cosa che ho davvero apprezzato è stato il ritorno della maschera antigas: croce e delizia del gameplay di Metro. Visibilità ridotta, sempre a corto di ossigeno, sempre in bilico nell’esplorazione per paura di aver tralasciato qualcosa ma anche di finire l’aria, la maschera è un elemento fondamentale di questa serie. Si sporca se uccidiamo gli avversari in corpo a corpo, e si rovina se veniamo colpiti troppo. Ed è l’unica cosa che ci tiene in vita nelle sezioni ad alto livello di tossicità.
La gestione della maschera torna raffinata e potenziata, davvero quello che serve per tenerci legati all’immaginario di Metro, nonostante regali momenti da cardiopalma.
Comparto tecnico
Leviamoci il dente e parliamo della grafica: sicuramente l’elemento che più colpisce e che più è stato curato. A scanso di alcune incertezze su parte delle texture e sulla modellazione dei volti, un po’ deficitaria, nel complesso il colpo d’occhio è fantastico: dagli effetti della luce alle particelle, il mondo di Metro sembra vero, quasi tangibile.
Il lavoro di fino fatto nei dettagli è esemplare e lascia un grande senso di soddisfazione, soprattutto se lo giocherete a 4K su Xbox One X.
Buona anche l’accompagnamento sonoro, poco invasivo, atto a sottolineare i momenti più cruciali del gameplay. Splendido, come ormai spesso accade, il doppiato italiano: ispirato e convinto.
Peccato che anche questa volta il protagonista sia privo di voce, una pecca per i dialoghi che perdono molta dalla loro efficacia e credibilità, con personaggi che ci parlano e ci fanno domande e procedono nei loro ragionamenti come se avessimo effettivamente risposto.
Stessa cosa non si può invece dire per l’intelligenza artificiale. Purtroppo gli avversari, siano essi umani o mutanti, tendono a iterare i medesimi comportamenti: i primi cercheranno riparo e tenderanno a farci fuori da lontano, facendoci sprecare preziose munizioni (sempre carenti) a meno che non saremo bravi abbastanza da centrarli alla testa da distante.
I secondi, invece, prediligeranno il contatto fisico, scagliandosi a testa bassa contro di noi e ingaggiandoci di persona.
Anche l’approccio stealth, suggerito e privilegiato, come detto prima, risulta abbastanza abbordabile nel momento in cui impareremo i patter di movimento degli avversari. I mostri, inoltre, potrebbero anche scegliere di non attaccarci se gireremo sufficientemente al largo.
Nel complesso, però, non posso che promuovere a pieni voti il lavoro fatto che tutto sommato regala momenti piacevoli e di altissimo coinvolgimento per la ventina di ore necessarie a concludere l’avventura.
Metro: Exodus è disponibile per Xbox One, Playstation 4 e PC.
Nerdando in breve
Metro: Exodus conclude molto più di una semplice trilogia di videogiochi: è la fine del viaggio per Artyom.
Nerdandometro: [usr 4.5]
[amazon_link asins=’B072MZ66TD,B072JYLFBZ,B079B358F9′ template=’ProductCarousel’ store=’nerdandocom-21′ marketplace=’IT’ link_id=’a47ee84b-45c2-4270-a57b-67bcc131c051′]
Contenuti