Recensione
Dopo un periodo di assenza quasi totale dalle scene, Jim Carrey torna ad intrattenere gli spettatori di tutto il mondo in una serie targata Showtime.
In Kidding, l’attore canadese impersona Jeff Piccirillo, alias Mr. Pickles: conduttore del più famoso programma televisivo per bambini.
Attraverso 10 puntate da 25 minuti l’una, lo spettatore viene trascinato in un mondo popolato da pupazzi colorati e canzoncine.
Trama
Facciata gentile di un brand che vale milioni di dollari, Jeff è un uomo sfacciatamente per bene che si ritrova a convivere con l’improvvisa morte del figlio e con un inaspettato divorzio.
Fulcro delle dinamiche della propria famiglia, che, a partire dal padre/manager Sebastian fino alla sorella Deirdre, ruota interamente sul grande successo che riscuote lo show in tutto il mondo, Mr. Pickles si trova progressivamente a scomparire.
Al posto del simpatico e ben educato presentatore, emerge un tormentato e sofferente Jeff, che, proprio in virtù della propria sincerità, sente di dover affrontare tematiche scomode e di dover rompere gli schemi, ridefinendo la base di cosa dovrebbe davvero essere un programma per bambini.
Cast
La cosa che personalmente ha colpito la mia attenzione è la grande cura che è stata riservata, nella caratterizzazione dei personaggi, alla dualità: dal protagonista stesso, fino alla personalità più marginale, ciascun singolo componente umano della storia presenta due anime in completa contrapposizione.
Jim Carrey è assolutamente perfetto per la parte del protagonista.
Pur non sbilanciandosi in una prova attoriale da far gridare al miracolo, l’attore risulta sempre perfettamente credibile nei panni di Mr. Pickles.
Attraverso il suo indubbio carisma, Carrey riesce a dare credibilità e tridimensionalità ad un personaggio che, altrimenti, sarebbe potuto risultare piatto e perfino antipatico agli spettatori; lungi dall’essere un perfettino alla Topolino, Jeff riesce a conquistare lo spettatore grazia alla sua inverosimile ingenuità.
L’acconciatura e lo stile volutamente acqua e sapone si dimostrano ben più di una trovata di marketing per accattivare le menti dei giovani telespettatori, quanto una parte reale e tangibile della personalità del protagonista e chiara espressione del suo essere.
Caratterizzato da una profonda dicotomia, Jeff è tanto a suo agio con i suoi telespettatori quanto in difficoltà con i membri della sua famiglia.
Apparentemente un essere umano perfetto, il personaggio si dimostra però incapace di capire chi gli sta intorno e mostra tutta la propria fragilità.
Il padre del tanto caratteristico protagonista è interpretato, poi, da Frank Langella.
Il Dracula del 1979 risulta un grandissimo punto di forza per tutta la serie, arrivando, in alcuni momenti, a catalizzare completamente l’attenzione del pubblico.
Cinico, realista e, soprattutto, attento ai conti, Sebastian Piccirillo è colui che fa letteralmente andare avanti la baracca. Pronto a prendere decisioni difficili quando i comportamenti del figlio sembrano minacciare la salute del suo show, il personaggio dall’apparenza così burbera e dal carattere pratico rivela, d’altro canto, anche un incredibile amore per la famiglia.
Deirdre, impersonata da Catherine Keener, presenta anch’essa una insanabile contraddizione: da creatrice dei pupazzi dello show, è continuamente mossa dal desiderio di poter finalmente animare un fantoccio durante il programma. Nonostante il grande talento che dimostra nel mettere insieme i pezzi di stoffa e di imbottitura, sembra essere però incapace di donare davvero la vita a qualcosa.
Chiude il cerchio il figlio del protagonista.
Interpretato da Cole Allen, Will ha appena perso suo fratello gemello e sembra averne assorbito parte della personalità.
Attraverso questa particolare fusione emerge prepotente proprio la dualità di cui sopra, che porta il personaggio ad assumere comportamenti sfrontati e appariscenti uniti a manifestazioni pacate e di slancio umanitario.
Concludendo
Devo dire di essere rimasto colpito da questa serie.
Nonostante possa apparire come una storia che ha poco da dire, infatti, Kidding trova forza e validità nella caratterizzazione dei personaggi più che nelle vicende che mette in scena.
Con una scrittura valida, la serie riesce a tenere desta l’attenzione dello spettatore e la durata esigua delle puntate porta facilmente a godersi il lavoro di Dave Holstein tutto d’un fiato.
Personalmente avrei gradito una migliore funzionalizzazione dello spazio messo a disposizione dalle puntate, dato che alcuni episodi mi sono sembrati poco utili ai fini dello svolgimento della trama, ma in generale il prodotto funziona bene e risulta riuscito.
Nerdando in breve
Consigliata soprattutto per i fan di Jim Carrey, la serie si dimostra però valida anche per coloro che fossero alla ricerca di un racconto sui sentimenti e sulle relazioni umane.
Le puntate accompagnano lo spettatore nella vita di Jeff e riescono ad affrontare con apparente leggerezza tematiche esistenziali dalla vibrante sensibilità.
Nerdandometro: [usr 3.4]
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