Recensione
Il Ritorno di Mary Poppins è un film che riecheggia di altri film, e nel complesso l’armonia è vincente. Serena Rossi, la voce di Anna di Arendelle in Frozen, ha doppiato anche un’Emily Blunt praticamente perfetta sotto ogni aspetto. Per tutto ciò che occorre conoscere prima di vedere la pellicola, vi rimando all’articolo di Clack. Tuttavia, al fine di evitarvi inutili fraintendimenti, vi ricordo che Il Ritorno di Mary Poppins non è l’ennesimo remake del quale potremmo non aver bisogno, ma un sequel a tutti gli effetti. Sequel che svolge il suo dovere, seguendo pedissequamente le orme pretracciate dalla pellicola del 1964, forse anche troppo, ma anziché sbilanciarmi in giudizi troppo frettolosi, direi che è bene farne un’analisi un po’ più approfondita.
Trama
Le vicende si svolgono nella Londra della grande depressione, per la precisione, in Viale dei Ciliegi numero 17. Sono passati circa vent’anni dall’ultima volta che abbiamo visto i fratelli Banks, i quali ora sono parecchio cresciutelli e affrontano le vicissitudini dell’età adulta. In particolare, sono alle prese con una brutta situazione economica: Michael e Jane Banks hanno infatti pochi giorni di tempo per consegnare alla banca il certificato azionario, che permetterà loro di saldare un oneroso debito, evitando il pignoramento della casa.
Nel mentre, Michael e i suoi tre figli, Annabel, John e Georgie, devono superare la perdita dell’amata Kate. Michael ha abbandonato l’arte e due dei 3 figli hanno già assunto il perfetto atteggiamento da soldatini servizievoli, rinunciando troppo presto alla naturale fanciullezza.
Proprio quando la vita dei Banks sta per mettersi male, ecco che il vento inizia a cambiare e dalle nuvole grigie e spumose scende una leggiadra Mary Poppins, attaccata a un certo vecchio aquilone. Il suo compito sarà quello di prendersi cura “dei piccoli Banks”, intendendo in primis Michael e Jane ma non trascurando il trio di adorabili marmocchi. Per sapere come riuscirà a portare un delfino nella vasca da bagno o a far tornare indietro il tempo, non vi resta che andare al cinema e scoprirlo con i vostri occhi.
Tematiche
Il filo conduttore che attraversa le vicissitudini nelle quali incappano i protagonisti, è il processo di crescita. Ciascun personaggio è costretto ad affrontare le incombenze portate dallo scorrere del tempo. Michael, dopo essere stato cresciuto da un padre troppo severo, ha imparato a tenere un tono più moderato con i figli. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, gli impegni lavorativi e la triste perdita della moglie lo portano a indurirsi ogni giorno un po’ di più. Al contempo, i due gemelli più granidcelli, Annabelle e John, si dimostrano subito responsabili e indipendenti: sanno chi chiamare se si rompe un lavello, dove fare la spesa, come tenere impegnato il fratellino Georgie e i trucchetti necessari ad acquistare ogni alimento con i pochi soldi a disposizione.
Tanto è vero che quando Mary Poppins si presenta e dichiara le sue intenzioni di governante (proprio come nel vecchio film, è nuovamente lei a imporre la sua presenza in casa Banks), il trio insorge: “siamo grandi, perfettamente in grado di badare a noi stessi e non abbiamo bisogno di una tata!”. Quasi offesi del fatto che qualcuno si sarebbe preso cura di loro. Il ritornello che ripetono sempre? “Mamma ci ha insegnato come cavarcela da soli.” Ed ecco il fulcro: ciascun membro della famiglia si sente in dovere “di farcela da solo”, non per orgoglio, ma per mostrarsi abbastanza forte per gli altri, così da essere d’aiuto nell’affrontare il pesante lutto.
La tragica perdita viene affrontata con dolcezza, e c’è una canzone che mi ha colpita moltissimo: si chiama Il posto dove si nasconde, e potete ascoltarla qui visto che dal 6 dicembre è disponibile online la colonna sonora completa del film.
La sera è da sempre il momento della nostalgia, quello nel quale siamo tutti un po’ più vulnerabili e più succubi dell’emotività, e proprio una certa sera, per ragioni che posso tranquillamente non dirvi, la governante intona una ninna nanna piacevolissima (che potrebbe addirittura strappare una lacrimuccia a chi sente la mancanza di una persona cara):
“Se il dolore arriva, tu pensa solamente: “niente cui tenevo ci ha lasciato veramente.” […] Prima o dopo lei verrà nei sogni tuoi, chi amiamo non è perso se fa parte di noi; e quando lei non c’è, tu trovala: come ogni ricordo, c’è un posto in cui va.”
Parole rassicuranti quelle della dolce Mary: nulla è perso veramente, che sia una persona cara (o un importante pezzo di carta scritto dalla banca); la cosa fondamentale è non perdere la speranza.
Riuscire a non disperare è inoltre l’altro tema portante: la pellicola si apre con la canzone intonata dall’acciarino Jack, lampionaio londinese grande amico dei Banks. Non a caso, a ricordare l’importanza della fiducia in ciò che deve ancora accadere, è proprio qualcuno il cui compito è quello di fare luce. Infatti, prima che l’elettricità arrivasse ovunque e prima che i lampioni si accendessero in autonomia, spettava ai lampionai l’accendere i lumi nelle strade, così da rischiarare la via e mostrare a tutti quanti la strada di casa. Sulle note de Il cielo su di noi, Jack incoraggia l’ascoltatore:
“Senti? Questa crisi se ne andrà, resisti un po’. Tutto presto tornerà bellissimo. A Londra soffia un’aria nuova, e prima o dopo ne avremo prova. In quel momento i sogni tuoi li realizzerà il cielo su di noi.”
L’aria nuova porterà poi colei che, scendendo dalle nuvole spumose, si occuperà di aiutare i Banks e tutti coloro che avranno bisogno del suo aiuto. Insomma, oltre a bizzare stranezze e incontri stravaganti, questo è ciò che ci dobbiamo aspettare dall’irreprensibile Mary Poppins.
Stile
Per la maggior parte del tempo ho pensato a quanto sarebbe stato bello vedere lo stesso identico spettacolo, ma a teatro. Il Ritorno di Mary Poppins si presta benissimo a un adattamento teatrale, poiché anche le scenografie, gli oggetti di scena e gli effetti visivi potrebbero facilmente essere riprodotti fedelmente su un palco scenico. Ovviamente, mi riferisco alla maggior parte della pellicola e non all’intero film.
Così come nella versione del ’64 ci siamo ritrovati circondati da cavalli danzanti sulle note del celebre Supercalifragilistichespiralidoso, ecco che fra pinguini, ippopotami ed elefanti Mary e Jack duettano L’abito non fa il monaco. Motivetto che rimane in testa, non c’è che dire, anche se nulla batte la strampalata e lunghissima parola. Vocaboli inventati non mancano, che sia una stupendosa idea o un linguaggio in codice proprio degli acciarini, ma di punti in comune con il precursore ce ne sono ancora. Lungi da me elencarvi tutti gli occhiolini fatti ai più grandi, ma sappiate che fra zie sottosopra e computer grafica vecchio stile, di riferimenti ce ne sono parecchi.
Una stellina d’oro va ovviamente alle musiche di Marc Shaiman: il compositore riesce perfettamente a creare motivetti allegri o coinvolgenti che si prestano perfettamente alla narrazione. Tuttavia, il vero capolavoro sono le coreografie: se amate la danza e i balli simmetrici, perfettamente sincronizzati e bilanciati, allora guardate Il Ritorno di Mary Poppins. Il gruppo dei lampionai salta e balla di qua e di là, mentre la leggiadra Mary nuota in un mare di bolle di sapone e pesci colorati.
Anche il colore dice la sua: come nel migliore dei fumetti, esso non è una semplice caratteristica intrinseca dei materiali usati, ma uno strumento utilizzato a tutti gli effetti per raccontare la storia. Finché la cappa di grigio che avvolge l’animo dei protagonisti non riesce a dissolversi, le tinte predominanti saranno i toni noir di una Londra novecentesca. Appena però spuntano scene gioiose o cariche di emotività, ecco che giallo, azzurro e tinte pastello dominano la scena, senza contare il connubio rosso scarlatto/blu elettrico che trasforma Emily Blunt nella Mary Poppins di cui abbiamo bisogno.
Conclusioni
Un film che può far storcere il naso a chi si annoia per canzoni frequenti e balli molto lunghi, ma che esalterà sicuramente gli amanti di una coreografia ben articolata e ricca di partecipanti. Se la stessa storia venisse riprodotta fedelmente da una compagnia teatrale, farei di tutto per non perdermela.
Una pellicola fresca e gioiosa, ricca di stranezze alla Alice in Wonderland, ma ben lontana dai toni dark di Tim Burton. Qualcosa che val la pena di gustare in compagnia dei più piccoli, magari approfittando della pausa natalizia. Il Ritorno di Mary Poppins sa sorprendere, far riflettere, intrattenere e divertire: se vi piacciono i musical, o se siete dei nostalgici che hanno amato il capitolo precedente, questo film è tutto per voi.
Insomma, cari adulti un po’ troppo cresciuti, la Disney ce l’ha detto quest’estate con Ritorno al Bosco dei 100 Acri e adesso ce lo ripete nuovamente: per crescere come si deve, è necessario conservare un pizzico di quello sguardo innocente che avevamo da bambini. A un certo punto tutti quanti abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, anche solo per poco tempo. Di qualcuno che ci aiuti a sperare che vada tutto per il meglio e che non ci faccia sentire soli nelle situazioni peggiori. “Questa crisi passerà” canta l’acciarino: “resisti! Il vento sta cambiando”.
Tenetevi stretti gli acciarini che incontrate e, soprattutto, chiunque sia la vostra Mary Poppins.
Nerdando in breve
Perfetto per gli amanti dei musical o per i nostalgici che hanno apprezzato il capitolo precedente. Complici anche le imminenti vacanze di Natale, Il Ritorno di Mary Poppins si presta a essere un’ottima occasione per portare al cinema i più piccoli, riaprendo la porta dell’infanzia davanti al grande schermo.
Nerdandometro: [usr 3.8]
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