Recensione
Dopo Animali Fantastici e dove trovarli (2016), arriva nelle sale di tutta Italia, il sequel Animali Fantastici: i Crimini di Grindelwald.
Warner Bros. Pictures prosegue la saga spin-off, composta da cinque differenti capitoli (di cui questo è il secondo), attraverso i quali il magico universo scaturito dalla straordinaria mente di J. K. Rowling viene scandagliato a fondo, rivelando di volta in volta numerose avvincenti novità.
Il film uscirà nelle sale di tutta Italia il 15 novembre, ma alcuni cinema (che trovate elencati qui) hanno organizzato speciali anteprime, indirizzate soprattutto ai potteriani più accaniti.
Se volete farvi un’idea di cosa troverete sul grande schermo, proseguite la lettura sereni: la recensione che segue sarà priva di spoiler.
Trama
Il film prosegue la storia iniziata con Animali Fantastici e dove trovarli. Avevamo lasciato Grindelwald in manette, catturato dal MACUSA grazie all’aiuto di quel Tassorosso (o Tassofrasso?) di Newt Scamander. Così come si evince dal trailer (che trovate a fine dell’articolo), il prigioniero riesce a fuggire, iniziando a radunare tutti i purosangue che abbraccino la giusta causa sbandierata a più riprese. Anche nella saga di Harry Potter viene spesso raccontato l’intento del carismatico e potente mago oscuro: istituire un regno di soli maghi purosangue, che domini su tutte le razze diverse (babbani, maghi-no, maledicti, mezzo-sangue e chi più ne ha, più ne metta). A combattere il potente Gellert, troviamo un giovane Albus Silente, affiancato da un suo celebre ex-studente al quale insegnò a contrastare i mollicci.
Fra scontri e decisioni difficili, colpi di scena e lutti improvvisi, ciascun personaggio sarà costretto a scegliere da che parte stare, rivelando una natura un po’ diversa da quella che ci si potrebbe aspettare.
Gli animali Fantastici
Come suggerisce anche il merchandise prodotto e già circolante in fumetterie e noti siti di shopping online, in Animali Fantastici: i Crimini di Grindelwald troverete volti noti e nuove, bellissime, creature magiche.
È il caso dello snaso, che nella prima pellicola era riuscito a rubare i cuori di molti spettatori (oltre a qualunque artefatto luccicante gli capitasse sotto mano). Qui troverete i cuccioli di snaso, gli snasini, piccoli criceti-ornitorichi pelosetti e sferici, che tuttavia hanno un po’ troppa poca scena rispetto a ciò che speravo.
Niente Occamy: il serpente sinuoso del secondo capitolo è lo zouwu, un potente e veloce gattone cinese, le cui sembianze ricordano i lunghi e oscillanti draghi orientali. Ci sono poi i kappa, demoni giapponesi simili a golduck ma in giallo, e con una pianta al posto dei capelli.
Fra thestral onnipresenti e nuovi, ferocissimi, matagot, oltre all’inarrestabile picket, gli appassionati di animali fantastici non resteranno delusi.
Fotografia
Fin dall’inizio e per tutta la pellicola, sono stata piacevolmente colpita dalla simmetria delle immagini sullo schermo. Capita con altissima frequenza che i personaggi in scena siano perfettamente in asse con elementi sullo sfondo, che siano sedie, orologi giganti o statue mobili. Quasi come a voler tracciare assi che si intersechino sopra ai diversi elementi, la corrispondenza fra le due metà di una stessa immagine arriva a tratti a far perdere di veridicità alla scena, pur non infastidendo la narrazione fluente e coinvolgente.
Tuttavia, trovo che alcune inquadrature siano troppo ravvicinate rispetto alla scena descritta. Capita che venga tagliato fuori completamente lo scenario circostante (e alcune facce di personaggi marginali), pur di mettere in risalto a tutti costi attori che, comunque, riuscirebbero a focalizzare l’attenzione su loro stessi anche mascherati e di spalle. Fortunatamente, la sensazione fastidiosa di una claustrofobia inaspettata è stata sporadica e concentrata soprattutto nelle prime scene del film.
In compenso, una stellina d’oro va all’uso del colore. Benché le tinte pastello abbiano il dominio assoluto sulla quasi totalità della pellicola, esistono alcune scene in particolare nelle quali i colori diventano luminosi e sgargianti, inondando la scena di luci e ombre innaturali. C’è un punto (quando vedrete il film, lo riconoscerete subito), nel quale due vortici magici si uniscono intrecciandosi e inseguendosi senza mai mischiarsi. Tonalità contrastanti e sgargianti si affrontano con una forza impetuosa senza però mai annullarsi, quasi a simboleggiare gli eterni opposti che si combattono perpetuamente, non solo nel film.
In più punti il colore è il mezzo attraverso il quale viene raccontato lo stato emotivo dei personaggi, più di urla angoscianti o di lunghi silenzi lugubri.
Un film a più livelli
Prima di concludere la recensione, permettetemi di spendere qualche parola sulla composizione “a cipolla” del film.
Lo strato più esterno è sicuramente quello nel quale vediamo la saga tanto attesa che procede così come vorremmo vederla andare: accadono cose, alle volte anche troppo lentamente, poi tutto corre improvvisamente, e alla fine giungono i titoli di coda senza che ce lo si aspettasse. Un livello ben fatto, non c’è che dire: i nuovi elementi portati in scena riescono perfettamente a intrecciarsi con quelli introdotti con Animali fantastici e dove trovarli, senza risultare costruiti a tavolino né infastidire. Inoltre sono presenti numerosi riferimenti alla tanto amata saga di Harry Potter che ben strizzano l’occhiolino ai potterhead più accaniti (inutile dirlo, ho avuto la pelle d’oca per quasi due ore filate e gli occhi lucidi a più riprese).
Dall’ormai iconica Hedwig’s theme, che riecheggia da lontano non solo in presenza del logo Warner Bros, a monili dalla grande importanza famosi in tutto il mondo magico; dagli elfi domestici, ai nomi di personaggi illustri che vengono citati in più occasioni. L’unica nota fuori dal coro è la casacca dei maghetti a Hogwarts, di un inaspettato blu scuro: probabilmente, prima che Harry mettesse piede a Diagon Alley, si optò per un restyle in total black.
Tuttavia, scavando appena sotto la trama, c’è di più.
Il primo girone nel quale ci imbattiamo è sicuramente quello delle tematiche affrontate, che vengono tutte accennate e non approfondite.
Dopo una sola visione della pellicola potrei dirvi che il film parla del difficile rapporto di un ragazzo con la sua identità, attribuita totalmente alla discendenza.
Potrei dirvi che è la storia di un visionario, che per salvare la sua specie dall’estinzione propone di sterminare quelle “nemiche” prima ancora che attacchino. Una storia sull’abbandono, sul sentirsi rifiutati o sulla profonda convinzione che tutto sia già stato stabilito da un’antica profezia, e che pertanto ogni azione sia una lotta contro la predestinazione.
O ancora, potrei dirvi che è una storia di integrazione, nella quale personaggi diversi vengono allontanati o, peggio, perseguitati, per colpe indirette.
Amare qualcuno di una categoria differente dalla tua, non è consentito. Appartenere alla razza “sbagliata”, è una colpa, ma anche essere un purosangue di un ramo tristemente famoso non porta a un guadagno più proficuo.
Studenti di Hogwarts che vengono pregiudicati per i crimini commessi dai propri genitori, evolvono in villains spregiudicati la cui idea di integrazione è quella dello sterminio del diverso.
Ancora, potrei dirvi che questo è un film sul coming out. Badate bene, purché la Rowling (sceneggiatrice del film) abbia annunciato pubblicamente diversi anni fa l’orientamento sessuale di Albus Silente e di Gellert Grindelwald (eravamo più che fratelli, dice Silente a riguardo), non è quello il coming out cui faccio riferimento. Già Gattiveria vi ha accennato tempo fa che la parte sull’omosessualità del più celebre preside di Hogwarts è stata omessa, ma onestamente, a posteriori, è giusto così: inserire a tutti costi una dichiarazione esplicita sarebbe stata una forzatura stridente. Confido in un’evoluzione naturale, magari nelle prossime pellicole.
Il vero coming out di cui parlo, è quello della propria opinione, della libertà di poter dire “io la penso così”.
Ammettere di essere un mezzo sangue di fronte a Grindelwald equivarrebbe a suicidarsi, ma anche confessare di condividere alcuni pensieri con il mago più ricercato del mondo non è un affare semplice se i tuoi amici sono tutti auror o Newt Scamander.
Anche fuori dal cinema, avere il coraggio di dire ad alta voce ai propri cari di avere un pensiero fuori dal coro, non è affatto una banalità, e questo a prescindere dalle proprie idee. Senza la discussione, senza il mettersi in gioco e provare a esporre il proprio parere senza sentirsi giudicati dalle persone verso le quali proviamo ammirazione e dalle quali vorremmo ricevere un continuo supporto, non c’è crescita. Perché la parte difficile non è dire la propria opinione per caso, su un social network o durante una discussione al bar fatta fra sconosciuti, ma guardare negli occhi i propri amici e parenti e sostenere un pensiero differente.
Eccoli, quindi, i veri livelli di profondità del film: tutti gli accenni non approfonditi ma che si dimostrano possibili spunti di discussione. Dall’integrazione del diverso all’accettazione di sé stessi, Animali Fantastici: i Crimini di Grindelwald permette di introdurre un’analisi a tutto tondo sull’interazione fra l’individuo e la comunità.
Conclusione
Animali Fantastici e dove trovarli mi piacque, ma il mio giudizio restò sospeso. Qualunque film che debba gettare le basi per una saga spin off, deve essere giudicato dai piani che verranno costruiti sopra. Il primo piano, Animali Fantastici: i Crimini di Grindelwald, si colloca perfettamente sulla base del 2016 e preannuncia un avvincente sviluppo che coinvolgerà vecchi e nuovi fan.
Menzione d’onore a Johnny Depp, che interpreta con abilità e maestria quel personaggio tanto carismatico e trascinatore di folle che è Grindelwald.
Da premiare anche il Silente di Jude Law che, ben consapevole del ruolo che riveste, si dimostra sempre determinato nelle sue azioni e a tratti sbruffone, senza però mai eccedere o essere irrispettoso.
Insomma, una pellicola altamente godibile per i “neofiti” e che non infastidisce affatto gli appassionati del mondo magico ideato da mamma Rowling.
Ancora una volta, poterriani di tutto il mondo, raise your wands!
Nerdando In Breve
Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald è un secondo capitolo che sorprende, strizza l’occhio ai potteriani accaniti e compiace lo spettatore medio amante di un fantasy razionale. Tanta magia, ma non troppa; toni dark quando serve: un ottimo secondo capitolo per una pentalogia prequel altamente apprezzabile.
Nerdandometro: [usr 4.3]
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