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Piccoli brividi 2: I fantasmi di Halloween – Brividi (molto) piccoli

Piccoli brividi 2 - I fantasmi di Halloween

Recensione

Per i pochi che non lo sapessero, Piccoli Brividi è un fenomeno letterario (e televisivo) planetario: non è certo un caso se R.L. Stine ha venduto (come ama ricordare nel primo film) più copie dei suoi libri rispetto a sua maestà Stephen King.

Dopo il primo riuscitissimo capitolo, mi aspettavo davvero molto da questo sequel. Purtroppo, però, devo ammettere che le mie attese sono state deluse per un buon 50%. Vuoi per l’assenza dei protagonisti (impegnati su altri progetti come: Il mistero della casa del tempo, Jack Black e Tredici, Dylan Minnette), vuoi perché la brillante e coinvolgente sceneggiatura del primo film qui lascia spazio a un tranquillo teen movie che sguazza nella comfort zone dei cliché.

Trama

Sonny e Sam sono due tranquilli adolescenti che vivono a Wardenclyffe, una piccola cittadina dello stato di New York: passano il loro tempo tra progetti scolastici, videogame (Rocket League per essere precisi) e le solite difficoltà della loro età, con dinamiche familiari complesse da gestire come i bulletti dell’ultimo anno (a cartucce umide questa volta), una madre single che lavora troppo, una sorella maggiore che non vede l’ora di andare al college per cambiare aria.

I due amici, per raggranellare qualche soldo, si propongono come sgombero case e cantine e proprio tramite il loro primo lavoro finiscono col rovistare nella dimora che il celebre Stine abitò molti anni prima. Qui, analogamente a quanto accaduto nel primo film, hanno la brillante intuizione di aprire il libro che riporterà nel nostro mondo il terribile pupazzo Slappy che in breve tempo metterà a soqquadro le loro vite, dando vita a tutti i classici mostri di Halloween in una città che si sta preparando a celebrare la festa delle streghe.

Con l’aiuto della sorella maggiore Sarah, i tre giovani eroi faranno di tutto pur di fermare il diabolico piano di Slappy, che vuole trasformare il mondo piegandolo alla sua distorta volontà.

Attori

Come detto non compaiono i protagonisti del primo film, con la sola eccezione di una fugace comparsata di Jack Black, qui relegato ad un numero di battute inferiore a quello di Schwarzenegger nel primo Terminator.
I tre nuovi protagonisti, però, hanno un volto ben noto: Sam è interpretato da Caleel Harris, già in Castle Rock; Sonny ha invece il volto di Jeremy Ray Taylor, il Ben del terrificante IT di Muschietti; mentre Sarah vede in scena Madison Iseman, che proprio con Jack Black ha interpretato il riuscitissimo Jumanji.

I tre giovani attori funzionano molto bene assieme sullo schermo: anche se non sono aiutati da dialoghi particolarmente brillanti, è comunque un piacere vederli muoversi in un’interpretazione mai sopra le righe.

Cosa funziona

Una cosa che ho adorato nel primo film, qui riprodotta con la medesima meccanica, è che Piccoli Brividi, invece di mettere in scena uno dei moltissimi romanzi di Stine, li mette in piazza tutti, rappresentando il grande autore in prima persona e ammantando della sua particolare magia tutta la pellicola.

Una cosa che ho davvero apprezzato, da grande amante di Halloween, è la resa degli effetti speciali e degli effetti visivi. Grandissimo impegno è stato messo nella realizzazione delle scenografie: mi riferisco a quelle “vere”, quelle con cui gli abitanti hanno addobbato la città. Il vicino di casa, patito dell’opera di Stine, è un vero artista e con mostri grandi (a volte grandissimi) e piccoli è quello che ognuno di noi vorrebbe avere come amico durante la celebre festa.

Effetti speciali davvero riusciti, dicevo: le creature (in gran parte ereditate dal primo film) hanno più un ruolo di contorno che da principale antagonista, ma sono sempre molto convincenti. Le streghe, in particolare, sono davvero terrificanti, e le immancabili zucche animate sono quanto ci si aspetta da questa ricorrenza.

Davvero splendidi i riferimenti alla cultura nerd, sparsi ovunque e sempre gustosissimi: da Street Fighter al già citato Rocket League.

Non mi dilungo troppo sulla regia, firmata da Ari Sandel che può vantare nel suo palmarès un Oscar come miglior corto del 2005: il filmaker fa il compitino giusto, seguendo l’azione senza particolari voli pindarici e regalando qualche piccolo (davvero) brivido sparso qui e là.

Cosa non funziona

Avete presente quando viene prodotto un film di grande successo, in cui tutto funziona alla perfezione: bello, avvincente, coinvolgente, e chi più ne ha ne metta e da quel momento iniziano a produrre tonnellate di sequel di qualità pessima? Una cosa tipo dal Il ritorno dello Jedi a L’avventura degli Ewoks, o a Cenerentola 3 e così via?
Ecco: per fortuna non siamo a questi livelli: come detto e ci tengo a ribadire, la qualità della pellicola nel suo complesso è ottima. Ma: c’è un ma.

La cosa che davvero non va è la sceneggiatura. Siamo davanti ad un teen movie annacquato, con dinamiche già viste, colpi di scena telefonati e soluzioni trite e ritrite. I bulli di quartiere sono decisamente spuntati, molto lontani dai terribili ragazzi selvaggi di IT o di Forrest Gump; il plot amoroso di Sarah si risolve in una manciata di minuti con tutto il cucuzzaro: speranza, delusione, ripresa; lo stesso Slappy, i cui poteri sono diventati addirittura magici, alla fin fine è poco più che un fantoccio facilmente gestibile ad aggirabile.
In nessun momento del film c’è sensazione di pathos, di ansia o tensione per i protagonisti: c’è qualche piccolo jump scare, ma niente che possa impressionare i ragazzini in sala per cui, de facto, il film è pensato.
Tutto si svolge in modo decisamente lineare: da azione nasce azione, contro azione, e risoluzione. Chi dovrebbe non credere ai propri occhi, ci crede dopo due minuti; chi doveva mietere vittime, non le miete; chi doveva terrorizzare fa prevalentemente divertire.

Anzi: talvolta mancano direttamente dei pezzi, come se intere sequenze fossero state tagliate senza preoccuparsi troppo che la resa finale resti zoppicante. Il “terribile” aiutante alla Igor di Frankenstein Junior, sembra la brutta copia di Zio Tibia ma spaventa meno del cugino Astragalo (ci vien tuttavia risparmiato il lugubre “sì, padrone…” e di questo sono grato). Il diabolico piano di Slappy viene sventato senza nemmeno versare una goccia di sudore e, a ben pensarci, con il libro originale in mano Sarah avrebbe potuto chiudere la partita a metà del film.

Insomma: i bambini si divertono davanti a questa pellicola, è innegabile.
I grandi decisamente no.

Conclusione

Piccoli brividi 2: I fantasmi di Halloween è un buon film per la serata delle streghe, intrattiene il tempo giusto e si lascia dimenticare in fretta.

Nerdandometro: [usr 3.0]

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