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Shikhondo: Soul Eater – Accidenti alla donna volante e al pericolo costante

Shikhondo

Con una citazione di Carro degli ormai sciolti Elio e Le Storie Tese, inizio questa recensione di Shikhondo: Soul Eater, simpatico bullet-hell shoot em up coreano che ho avuto modo di provare in questa calda estate, stagione nella quale mi diletto con giochi più leggeri dal punto di vista della trama ma di certo non meno impegnativi.

Recensione

Sarà che Space Invaders è stato uno dei primi giochi che io abbia provato, ho sempre avuto un debole per i bullet-hell shoot em up, che considero come un piacevole modo per passare un po’ di tempo tra le sessioni di titoli più corposi.

La storia dietro a Shikhondo: Soul Eater è semplice: un’armata di demoni, più precisamente di yokai, è riuscita a scappare dal Limbo e sta pian piano invadendo la Terra, spargendo terrore e rubando anime; il nostro scopo sarà quello di distruggerla e liberare le anime catturate. Come sempre è facile a dirsi ma, nella pratica, si soffrirà… E tanto.

All’inizio sarà possibile scegliere una delle due eroine a disposizione ovvero Grim Reaper, con un’area di fuoco molto ampia, e The Girl, che colpisce con una salva di proiettili più compatta e copiosa. Oltre al classico pulsante per sparare, viene offerta al giocatore la possibilità di concentrare il fuoco e di liberare le anime per distruggere tutto ciò che ci si trova davanti.

Shikhondo

Le strutture dei cinque livelli sono piuttosto lineari ma d’altronde, da questo genere di giochi, non si richiede nulla di diverso: si procede per mezzo di una classica schermata a scorrimento verticale, sparando ai vari nemici che appariranno fino ad arrivare al boss, che avrà la sua brava barra di energia che scenderà ad ogni colpo e che dovremo affrontare due volte poiché due sono le forme da sconfiggere, la prima, più amichevole e carina e la seconda, arrabbiata e spaventosa.

Le modalità di gioco sono anch’esse cinque con, a loro volta, quattro livelli di difficoltà che vanno dal Semplice all’Estremo: la classica Arcade, Boss Rush per affrontare solo i boss di fine livello, Local Coop per giocare con l’ausilio di un amico, Hardcore nel corso della quale si avrà a disposizione una sola vita e nessun “continua” e Customize per personalizzare vari aspetti.

Quello dei “Continua” è un aspetto un po’ controverso poiché, potendo riprendere sempre il gioco dopo aver perso tutte e quattro le vite, si perde quell’attenzione e quel grado di sfida che, ad esempio, in sala giochi era alto perché i gettoni a disposizione per finire il gioco erano limitati (sì, sono piuttosto anziano e, da giovine, ero un gran frequentatore di sale giochi).

Comparto tecnico

Il lavoro svolto da Deerfarm è buono: i nemici e i proiettili sullo schermo sono sempre numerosissimi eppure non ho assistito, nel corso delle mie sessioni, a un solo rallentamento, segno che il motore Unity continua a funzionare per bene.

Le atmosfere orientali che pervadono Shikhondo: Soul Eater sono ottimamente realizzate così come gli avversari e soprattutto i mostruosi boss di fine livello che sono davvero inquietanti, soprattutto nella loro seconda versione: ammetto che mi hanno inquietato non poco.

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Il comparto sonoro si dimostra all’altezza, arricchendo l’esperienza di gioco e favorendo ulteriormente l’immedesimazione.

Shikhondo: Soul Eater è disponibile su Steam e su Xbox One, Switch e Playstation 4. Per questa recensione, mi sono avvalso di una copia inviata per la console di casa Sony.

Nerdando in breve

Shikhondo: Soul Eater è uno sfidante bullet-hell shoot em up con delle stimolanti modalità che aumentano la longevità.

Nerdandometro: [usr 3.5]

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