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Aspettando Life is Strange 2 – Farsi del male ed essere felici

Life is Strange collage

Manca ormai davvero poco all’uscita del primo episodio dell’attesissimo Life is Strange 2, fissato al 27 settembre 2018, e che approderà su PC, Xbox One e Playstation 4.

Per ingannare l’attesa, niente di meglio di una run ex novo su Life is Strange e Life Is Strange: Before the Storm per preparare lo stomaco all’impatto emotivo che ci aspetta.
Quella che segue è una ricca carrellata di quanto ci lasciano in eredità i titoli di Dontnod Entertainment (che personalmente amo già solo per il nome palindromo) e Deck Nine. Stiamo parlando di un articolo ricco di spoiler, per cui se non li avete ancora giocati smettete di leggere, pentitevi e correte a giocarli. Con voi ci vediamo dopo.

Life is Strange ci vede protagonisti nei panni di Maxine “Max” Caulfield, una ragazza originaria dell’Oregon che, dopo essersi trasferita tre anni prima coi genitori a Seattle, fa ritorno nella città d’origine, Arcadia Bay, per frequentare l’esclusiva Blackwell Academy. Qui reincontra nel modo più tragico l’amica di infanzia Chloe Price, profondamente cambiata rispetto a come la ricordava. Ma non solo: Chloe viene ferita a morte da un compagno di scuola per una storia di soldi e droga.
Max, in quel momento, scopre di aver il potere di riavvolgere il tempo e cambiare gli eventi. Tempo che, come scopriremo, non ama essere manipolato e la frattura che ne consegue scatenerà un tornado destinato a distruggere tutta Arcadia Bay e uccidere tutti i suoi abitanti.

Chloe e Max lavoreranno sodo per ricucire gli strappi causati dalla partenza di quest’ultima, soprattutto perché Chloe ha dovuto da sola affrontare il lutto per la morte del padre, l’allontanamento dalla madre e dal suo nuovo compagno e la perdita di una nuova amica, Rachel Amber, misteriosamente scomparsa. Grazie al potere di Max, tuttavia, la coppia riuscirà a scoprire quanto marciume si nasconde sotto la patina dorata della Blackwell Academy, in un crescendo di emozioni e rivelazioni che culminerà con la tragica scelta di Max se sacrificare Arcadia Bay o l’amica del cuore Chloe per salvare tutti gli altri.

Accompagnata da una colonna sonora pazzesca e coinvolgente, Life is Strange è il miglior esempio di story telling che mi sia mai capitato di affrontare in un videogioco, al punto che dopo averlo fatto non sono più riuscito a giocare ai titoli Tell Tales che al confronto mi sono improvvisamente sembrati insipidi.
Le scelte morali, tantissime, che plasmano l’andamento del gioco momento dopo momento, episodio dopo episodio, sono celate in ogni istante di gameplay: più e più volte mi è capitato, nel riassunto finale, di scoprire che c’erano altre cose “enormi” che potevano andare in modo diverso, accedendo a dialoghi e filmati completamente diversi.
Ci sono naturalmente gli snodi cruciali e alla fine il binario principale è tracciato, tuttavia è il modo in cui ci si arriva che è davvero importante e, come ha già detto un saggio molto prima di me, non è la destinazione che conta, ma il viaggio.

Molti, moltissimi i momenti strappa lacrime capaci di sradicare la corazza anche ad un vecchio cinico con la pellaccia dura come me. Sarà la maturata età, o la paternità, non ho idea: fatto sta che finire il gioco non vuol dire metterlo via. Life is Strange ti resta appiccicato alla pelle, incastrato nel retrocranio per giorni, settimane, mesi. Più e più volte ti scopri a spulciare qualche galleria su Instagram alla ricerca di scatti, cosplay e behind the scene o making of del gioco. Ancor più spesso voli sul web a ascoltare e riascoltare ancora e ancora la colonna sonora: non vi dico la soddisfazione pazzesca che ho provato, l’anno scorso, a guidare sul lungomare californiano tra San Francisco e Los Angeles ascoltando To all of you dei Syd Matters. Se mai dovesse capitarvi vi assicuro che è una di quelle esperienze che restano indelebili, perché la memoria torna alle immagini di Chloe e Max felici nel sole del tramonto.

Quando invece siamo dell’umore giusto, torniamo a rivedere e rivivere i video dei momenti chiave del gioco. Come quello, devastante, in cui Chloe scopre il terribile destino dell’amata Rachel e ne viene annientata. Quella Rachel Amber che è presenza costante per tutto Life is Strange, e ne è il motore portante, anche se non compare mai.

Poi, in attesa di Life is Strange 2, ecco apparire Life is Strange: Before the Storm.
La storia è un prequel di qualche mese e ci mostra una Chloe ribelle, a cavallo tra i quindici e sedici anni, nel suo percorso di trasformazione verso la Chloe che abbiamo imparato a conoscere.
Scopriremo quindi quanto è duro crescere senza padre, e quanta luce può invece portare nelle nostre vite oscure la nascita di un nuovo rapporto di amicizia e amore.

In Life is Strange: Before the Storm non abbiamo manipolazione del tempo, ma pura storia all’ennesima potenza. Qui Chloe, orfana anche di Max da tre anni, farà la conoscenza di Rachel Amber in un momento drammatico, quello in cui questi scoprirà di essere stata adottata e in cui la madre, tossicodipendente, farà ritorno nella sua vita.
Qualora non fosse stato chiaro, questo capitolo ci fa capire che la vera protagonista della saga è Chloe.

Chloe farà di tutto per aiutare Rachel, fino al punto da farsi espellere da scuola, e rischiare la sua stessa vita per mettersi contro spacciatori e delinquenti pericolosi. Il tutto per un senso di gratitudine e amore crescente, che temeva smarrito per sempre e che Rachel riesce a risvegliare in lei.
Da questi drammatici eventi, alla fine Chloe e Rachel diventeranno una coppia affiatata e solidale, con in mente il sogno di mollare Arcadia Bay per fuggire a New York, e tutta la vita davanti per essere felici, come amiche o come coppia.

Tutto bene quindi?
Ovviamente no: L’ultima scena, quella finale in assoluto, mostra il cellulare di Rachel che suona a vuoto. È appena stata rapita e il suo destino è quello di essere drogata, fotografata in pose oscene mentre è incosciente, uccisa e gettata via come spazzatura.
Grazie tante.

Non bastava essere strapazzati dalla scelta di far morire Chloe in un lurido cesso della scuola, ora dobbiamo anche innamorarci di Rachel e vederla sparire tra le grinfie di un mostro. Quella Rachel che tutto sommato passava via abbastanza tranquillamente, nonostante la mostruosità accadutale, perché nel primo capitolo era una presenza eterea, sullo sfondo; ora grazie a Life is Strange: Before the Storm abbiamo una persona a tutto tondo che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare e che ci viene strappata via lasciando un altro incolmabile vuoto.

Se avete acquistato l’edizione Deluxe (e sono certo che lo abbiate fatto), c’è al di fuori della storia un episodio bonus in cui torniamo a vivere i panni di Max. Si tratta del loro ultimo giorno insieme quando, tredicenni, stanno per separarsi e soprattutto quando Chloe riceverà la notizia della morte del padre. Alla luce di quanto raccolto nei due giochi, questo episodio bonus è particolarmente traumatico dal punto di vista emotivo.

Insomma: siamo felici di farci del male?
Non so spiegare il perché, ma sì. Forse perché queste emozioni ci fanno sentire particolarmente vivi e, almeno personalmente, perché danno luce e smalto ad un medium come quello del videogioco che viene troppo spesso bistrattato e stigmatizzato. Ho perso il conto di film e serie TV insipide e banali, con dialoghi pessimi e storia emetiche che negli ultimi anni ho mandato giù mal volentieri.
Di fronte a tanta pochezza, il videogame non è roba da bambini, o almeno: non solo.
L’universo Life is Strange è qualcosa di prezioso e unico, che dovrebbe far parte del bagaglio di ogni videogiocatore.

E se per caso mi state chiedendo se mi sono innamorato di Chloe, la risposta è sì. E non me ne vergogno. Forse perché mi ricorda mia figlia, forse perché avendo perso il padre (un dolore con cui si impara a fare i conti ma che non guarisce mai) sono portato ad empatizzare con lei, ma sta di fatto che non posso fare a meno di tornare a trovarla, di tanto in tanto. Ogni volta con lo stesso nodo allo stomaco.

E ora sotto con Life is Strange 2. Ci sarà da soffrire, soprattutto pensando al fatto di aver dovuto dire addio ad Arcadia Bay e a tutti i personaggi che le giravano attorno.

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