In Italia viviamo una campagna elettorale semi-permanente e i toni, lo sappiamo, sono sempre piuttosto accesi ed eccessivi.
Un po’ come dei tifosi durante una partita di calcio: e proprio come per il calcio, per cui al lunedì pensiamo di esser tutti più bravi dell’allenatore della nostra squadra preferita, anche per la politica il discorso è analogo: siamo un popolo di bravissimi capi di stato, statisti e salvatori della patria, tutti con la ricetta giusta per imprimere la corretta direzione alla nostra cara Italia.
E se ci fosse un modo, anche virtuale, per metterci alla prova? Ebbene, esultate, aspiranti premier: Democracy 3 è un titolo indie che ci mette alla guida del governo di una democrazia occidentale, pronti a sporcarci le mani per risolvere i problemi che affliggono uno stato moderno e soddisfare i nostri beneamati cittadini, ma soprattutto con lo scopo importantissimo di essere rieletti al termine del mandato.
La serie di “simulatori di governo” di Positech Games (che in realtà è un uomo solo!) è cominciata nel 2005, proseguita nel 2007 e giunta a maturità nel 2013 con questo terzo capitolo, che si è arricchito nel tempo anche di DLC parecchio interessanti, come quello dedicato agli stati africani, ovviamente parecchio diversi da gestire rispetto a paesi come gli USA o la Germania, oppure quello focalizzato sulle campagne elettorali, o ancora sugli estremismi.
Democracy 3 supporta lo Steam Workshop, quindi troverete la possibilità di scaricare una marea di mod e di nazioni nuove, tra le quali l’Italia, che nel gioco base manca.
Confesso di averlo comprato in supersconto alla vigilia delle elezioni presidenziali USA del 2016, per poi parcheggiarlo ingiustamente in un backlog immeritato. E l’ho trovato intrigante.
Il gioco è molto “semplice” da utilizzare, ma parecchio profondo in quanto a conseguenze delle nostre azioni: come presidente/premier agiremo sostanzialmente tramite le Policies, ovvero tramite atti di governo attuabili grazie al Potere Politico (che dipende dalla bravura e dalla lealtà dei nostri ministri) e che potranno essere finanziati con più o meno soldi, aumentandone o diminuendone l’efficacia.
Ogni turno di gioco copre un quadrimestre, al termine del quale avremo un resoconto dell’impatto delle nostre scelte sul paese.
Lo spettro delle policies è amplissimo e copre praticamente qualsiasi aspetto possiate immaginare, dal lavoro alla sanità, dalla ricerca alle politiche sociali e si spinge fino ad immaginare le sfide future, con la possibilità estrema di trasformare concretamente il nostro stato in una magnifica utopia o in una distopia tremenda.
Ah, che bello poter realizzare i nostri propositi da bar, tagliare le tasse a tutti, sconfiggere la criminalità e far vincere l’amore in un battibaleno! Peccato, invece, che Democracy 3 ci sbatta in faccia la vera anima della politica, ovvero il compromesso: i nostri potenziali elettori apparterranno a differenti gruppi sociali, ciascuno dei quali con i propri distinti bisogni ed ideali e sarà tutt’altro che facile accontentare le richieste di tutti. Anzi, diciamo proprio che sarà assolutamente impossibile.
Proprio per questo motivo saremo costretti a fare delle scelte e dovremo agire con solido pragmatismo, sapendo che in qualche modo andremo a scontentare qualcuno.
Secondo me il più grande pregio di Democracy 3 è proprio questo: mostrare come a chiacchiere e promesse si sia tutti bravi, per poi rendersi conto che è diverso interfacciarsi con una realtà molto più complessa di quella che possa apparire superficialmente. E soprattutto, qui gli assassini di presidente sembrano essere molto più diffusi che in realtà.
Mi ha fatto sentire sporco, mentre aumentavo le tasse. Mi ha fatto sentire sporco, mentre rimandavo per l’ennesima volta i sussidi per la sanità.
Non vi aspettate chissà che grafica: Democracy 3 vi mette in mano una nazione tramite schermate con icone, slider, grafici e infografiche, ma fidatevi che sa essere avvincente e per nulla semplice anche in questo modo.
Gli orpelli li lasciamo a chi fa solo chiacchiere: noi vogliamo i fatti!
Sempre che un gruppo di lobbisti o di assassini al soldo di potente multinazionali non decida di metter fine anzitempo al vostro mandato…