Recensione
In occasione della bellissima cornice del Play 2018 di Modena, ho avuto il piacere di essere ospite per il secondo anno consecutivo dello stand di Pendragon Game Studio dove ho partecipato alla presentazione del prototipo del titolo creato da Andrea Mainini e Luciano Sopranzetti: I Moai del Continente Perduto.
Questo titolo per 2-4 giocatori ci proietta dentro l’Isola di Pasqua, e ci mette alla guida dei popoli che l’abitarono e che lì eressero i famosi Moai (le teste gigantesche visibili ancora oggi).
Ma l’isola è in pieno fermento geologico e se la lava raffreddata offre il materiale necessario per la costruzione di villaggi e Moai, l’erezione degli stessi comporta un grosso prezzo da pagare: i Moai infatti vanno collocati sui punti di sfiato dei molti vulcani presenti sull’isola, e questo comporta sia l’apertura di una nuova faglia sia la possibilità (gestita da un dado a sei facce) che uno dei vulcani erutti, spazzando via i villaggi vicini.
Man mano che si apriranno nuove faglie, inoltre, l’area di gioco finirà inevitabilmente per ridursi: appena un pezzo di isola si troverà completamente separato dal resto, questa sprofonderà nel mare, portando con sé tutti gli abitanti, i villaggi e i Moai costruiti.
I giocatori, quindi, dovranno fare in modo di rimanere sempre nell’area di isola più grande, salvando i propri abitanti e sabotando le tribù rivali.
Un gioco al massacro quindi: davvero, ma davvero, cattivo.
Gameplay
Ogni tribù ha a disposizione quattro mosse prima di passare il turno: muoversi sulla mappa esagonale, costruire villaggi, aumentare il numero di segnalini tribù (se si trovano nello stesso esagono di un villaggio), costruire Moai, erigerli e pregare. La preghiera è fondamentalmente un jolly che consente di salvare uno dei villaggi nella funesta eventualità che ad esplodere sia uno dei vulcani vicini ai nostri insediamenti.
Dopodiché è tutta strategia di movimenti: una sorta di scacchiera psicologica in cui si deve intuire quali saranno le mosse degli avversari, cercare di raggiungere le risorse giuste ed erigere i Moai là dove metteranno in difficoltà le altre tribù.
Nel mio playtest ho tentato (con scarso successo a dirla tutta) di sperimentare una strategia periferica. Ho capito troppo tardi, però, che era un ottimo modo per veder naufragare tutti i miei Moai: una volta messo all’angolo, infatti, non sono riuscito a riservarmi una via di fuga. I miei avversari non hanno faticato troppo a staccarmi nel punteggio (assicurato dalla costruzione di villaggi e Moai), mentre affannosamente cercavo di raggiungere un’area sicura dell’isola.
Materiali
I materiali del prototipo sono ovviamente temporanei: la plancia esagonale è modulare, e consente l’allestimento di isole ogni volta diverse, la cui conformazione dipende anche del numero di giocatori. I segnalini della versione definitiva saranno probabilmente in plastica o in resina.
Nel mio playtest ho trovato un po’ ostico capire come gestire il movimento dei meeple, soprattutto quando si devono portare a spasso i Moai costruiti e non ancora eretti; tuttavia è stata questione di un paio di giri prima di entrare nel meccanismo e lasciarmi trasportare da questo titolo che si annuncia come molto interessante, molto affascinante, e potenzialmente fautore di litigi, divorzi e altre calamità sociali.
Nerdando in breve
I Moai del Continente Perduto è un gioco da tavolo che punta tutto sulla strategia e sulla cattiveria dei giocatori. Per questo vi conquisterà non appena arriverà nei negozi.
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