Horror da Oscar
È tempo di Oscar e l’inclusione di Scappa – Get Out tra le candidature a miglior film ha stupito molti: un horror in lizza sorprende, soprattutto tra le migliori pellicole dell’anno.
Il film di Jordan Peele ha il pregio di avvincere e disorientare lo spettatore: questo aspetto non deve essere passato inosservato ai membri dell’Academy, che hanno inserito la pellicola anche tra i candidati per miglior attore protagonista, miglior regia e miglior sceneggiatura originale.
Tuttavia non si tratta della prima incursione del genere agli Oscar: già altre pellicole, prima di Scappa – Get Out, erano riuscite nell’impresa di farsi notare dall’Academy. Se film come Psyco, Carrie – Lo sguardo di Satana o Il Sesto Senso, oggi assurti ad indiscussi capolavori del genere, non sono andati (ingiustamente?) oltre la nomination, altri film sono stati più fortunati e hanno portato a casa l’agognata statuetta.
Ma quali sono gli horror da Oscar? In attesa di scoprire se Scappa – Get Out entrerà a far parte della lista, ho pensato di ripercorrerli con voi.
Le origini
In effetti la presenza degli horror agli Oscar non è così recente, se consideriamo che il primo rappresentante del genere a vincerne uno risale alla quinta edizione del premio: si tratta del film Il dottor Jekyll, diretto nel 1931 da Rouben Mamoulian. La pellicola vinse il premio per il miglior attore protagonista, assegnato ex aequo (allora era prevista questa possibilità) a Fredric March.
Per ritrovare un horror tra i premiati è necessario aspettare fino al 1962, quando l’inquietante Che fine ha fatto Baby Jane? di Robert Aldrich vince il premio per i migliori costumi (realizzati da Norma Koch). In quell’edizione le magistrali interpretazioni di Joan Crawford e Bette Davis nei panni delle protagoniste vennero snobate dall’Academy.
Nel 1968 a vincere un Oscar è l’horror che tormenta ancora gli incubi di molti: Rosemary’s Baby di Roman Polanski ottiene la statuetta per la migliore attrice non protagonista, assegnato a Ruth Gordon.
È poi nel 1973 che uno dei capolavori indiscussi del genere horror viene riconosciuto dai membri dell’Academy: L’Esorcista di William Friedkin si aggiudica la statuetta per la migliore sceneggiatura originale. Negli anni Settanta, comunque, sembra essere la colonna sonora l’elemento che colpisce maggiormente i giurati: Lo squalo di Steven Spielberg si aggiudica nel 1975 l’Oscar per la migliore colonna sonora (insieme a quelli per il sonoro e per il montaggio), seguito a ruota, nel 1976, da Il presagio di Richard Donner.
Anche negli anni Ottanta non mancano incursioni degli horror agli Oscar. Nel 1981 Un lupo mannaro americano a Londra, diretto da John Landis vince, grazie al lavoro di Rick Baker, il premio per il miglior trucco. Il 1986 vede invece una presenza doppia del genere: Aliens – Scontro finale di James Cameron vince nelle categorie montaggio sonoro ed effetti speciali mentre La Mosca di David Cronenberg in quella del trucco.
La svolta
Se però in questa prima fase gli horror da Oscar sono stati relegati alle cosiddette categorie minori, è negli anni Novanta che il genere viene finalmente sdoganato tra i premi maggiori.
La strada viene aperta nel 1990 da Misery non deve morire di Rob Reiner: l’attrice protagonista, Kathy Bates, vince la statuetta come migliore attrice protagonista. Per il ruolo, la Bates è stata anche inserita al 17° posto dei 50 migliori cattivi del cinema dall’American Film Institute.
Ma il film dei record è un altro: Il silenzio degli innocenti, diretto nel 1991 da Jonathan Demme è infatti il primo film del genere ad essere inserito nella categoria miglior film, oltre che il terzo in assoluto ad aver vinto cinque premi nelle categorie più importanti. La pellicola vince come miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista (Anthony Hopkins), miglior attrice protagonista (Jodie Foster) e miglior sceneggiatura non originale.
Nel 1992 l’horror è ancora presente agli Oscar con un film elegante come Dracula di Bram Stoker, diretto da Francis Ford Coppola. Il film vince nelle categorie miglior trucco, migliori costumi e miglior montaggio sonoro.
Doppia presenza anche nel 2010: Wolfman di Joe Johnston vince l’Oscar per il miglior trucco e Il cigno nero di Darren Aronofsky si aggiudica l’ambita statuetta per la migliore attrice protagonista (Natalie Portman).
Tim Burton
Se avete notato delle lacune in questa cronologia, non preoccupatevi: sono volute. Ho infatti voluto concludere il discorso raggruppando le pellicole di un regista spesso ignorato dall’Academy nelle categorie maggiori ma capace di creare un immaginario immenso e fortemente caratterizzato: Tim Burton.
Il particolarissimo cineasta californiano, infatti, sebbene non abbia mai vinto nelle categorie maggiori, è stato presente agli Oscar ben tre volte, sempre con film di genere horror. Tutto è iniziato con Beetlejuice, che nel 1988 vince il premio per il miglior trucco.
Burton torna poi tra i candidati, vincendo, anche nel 1999 con l’apprezzato Il mistero di Sleepy Hollow, che vince per la migliore scenografia, e nel 2007 con il troppo spesso sottovalutato Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street, che vince di nuovo per la scenografia.
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