Ognuno nella propria vita ha quei libri che restano sul comodino per settimane o mesi, in attesa del momento giusto per essere letti, il momento in cui sapranno regalarci tutto il loro meglio: per me, uno di quei libri è stato La sala da tè dell’orso malese.
Il libro, in realtà, mi era stato regalato qualche anno fa e mi era sembrato estremamente particolare fin dal titolo e dall’immagine di copertina. Così particolare che, prima di regalarmene la lettura, ho voluto aspettare il momento più adatto. A posteriori posso dire di aver fatto bene: La sala da tè dell’orso malese è un’opera a fumetti decisamente sui generis, con grande profondità di contenuto e che può regalare grandi emozioni al lettore.
Ma di cosa si tratta precisamente? La sala da tè dell’orso malese è un’antologia a fumetti, scritta ed illustrata da David Rubìn nel 2006 e pubblicata in Italia da Tunué nel 2009.
Filo conduttore dell’albo è la sala da tè del titolo, gestita dall’orso Sigfrido. Più che una semplice sala da tè, il luogo si configura come un crocevia di esistenze, un “consultorio psico-animico”, come lo definisce il suo gestore, che raccoglie un’umanità varia e dolente di cui ci mostra sprazzi di vita e, a volte, uno spiraglio di luce.
I personaggi che popolano la sala da tè di Sigfrido, esseri umani, animali antropomorfi, creature mitologiche che siano, sono accomunate da una vita drammatica in cui i distillati offerti da Sigfrido rappresentano un tonico ed il gestore un prezioso confidente per dare una svolta alle loro esistenze.
Otto storie autonome ma ambientate nello stesso macrocosmo, tra riedizioni ed inediti, più un’introduzione ed una conclusione scorrono lungo le pagine ed è impossibile non essere catturati da storia ed atmosfere. La malinconia è il sentimento dominante che traspare dalle pagine, che ci propongono storie veritiere e coinvolgenti. Il tutto è esaltato dal tratto personale dell’autore e da un bianco e nero che ci immerge nella storia.
L’antologia presenta alcune storie già pubblicate dal 2002 al 2005 sulla rivista spagnola Dos Veces Breve ma, per l’occasione, l’autore le ha sottoposte ad un completo restyling: riadattate per il formato e ridisegnate, le storie sono state dotate di maggiore uniformità tra di loro. E il lavoro è riuscito appieno, dato che La sala da tè dell’orso malese ha ricevuto diversi riconoscimenti in giro per il mondo.
Personalmente, si tratta di una lettura che mi ha molto emozionato e mi ha regalato tanto, oltre ad avermi permesso di conoscere un autore promettente come David Rubìn. Se non l’avete già fatto, quindi, vi consiglio di fare un salto nella sala da tè dell’orso malese!
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