Recensione
Fabrizio De André è uno dei motivi per cui essere fieri di essere genovesi. Almeno per me.
Grazie a Nexo Digital ho assistito all’anteprima di Fabrizio De André. Principe libero (che sarà in 300 cinema solo il 23 ed il 24 di gennaio 2018).
Per me De Andrè è una parte di vita.
È nel ricordo di quando mia madre mi fece ascoltare i nastri che lei e gli amici sentivano di nascosto dai genitori. E di quando entravo in via del Campo nel negozio di Gianni Tassio in cui era gelosamente conservata la chitarra di Faber.
È nel mio immaginario di bambina che associava l’immagine di Marinella a quella di una nonna venuta a mancare troppo presto.
E nell’odore dei caruggi, che dopo diciott’anni di Milano ancora mi mancano. E nell’emozione di aver conosciuto un gruppo di ventenni sudamericani che nel 2000 con una chitarra in mano dimostravano di conoscerlo davvero bene, il mio stesso Faber.
E ancora al suo funerale, strabordante di amici e sconosciuti, dal vicino di casa a Vasco Rossi, tutti con gli occhi rossi e il cappello in mano.
Insomma una parte importante. Non solo mia, sia chiaro.
In questo sceneggiato televisivo che trasuda amore e rispetto da tutti i pori, ho ritrovato tutto.
Lo spirito di un gigante della storia musicale italiana, restituito con la sua coerenza e i suoi vizi. La libertà di pensiero e la fragilità del comportamento. Non un’imitazione, ma la resa dello spirito di Faber così come doveva essere (perlomeno nella mia immaginazione). Davvero un’emozione forte.
Trama
Il film, della durata di 192 minuti ripercorre circa quarant’anni della vita del cantautore, cercando di rappresentare i momenti più significativi della sua vita personale e professionale: l’adolescenza ed il primo amore per la chitarra, il rapporto con il padre e la difficoltà a voler seguire una destinazione ostinata e contraria, l’amore per le due donne che più gli sono state vicine e il suo ruolo di padre, gli amici e gli artisti con cui si è confrontato, la dipendenza da alcol e sigarette e il sequestro.
Cast
Luca Marinelli (premiato con il David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg Robot) è un incredibile Fabrizio De André.
Nei modi, nell’insicurezza e nell’aspetto fisico. Ma soprattutto nella voce. In più di un’occasione gli spettatori non sono riusciti a distinguere la voce del vero Fabrizio dalla sua, pur conoscendo benissimo le sue canzoni. Ne restituisce un’immagine che non è caricaturale.
È riuscito a tirare fuori la sua romanità senza snaturare un personaggio che di romano non aveva nulla.
Dori Ghezzi in conferenza stampa ha raccontato di quando, prima del casting, ha affermato che l’attore giusto sarebbe stato colui che avrebbe detto:”Io non sono in grado di interpretare Fabrizio”.
Ed è proprio quello che Luca, appena proposta la parte, ha detto.
Valentina Bellè si è presa sulle spalle la responsabilità di portare in scena Dori Ghezzi, sotto lo sguardo attento della vera Dori Ghezzi. Bravissima nel rendere la dolcezza e la forza di questa donna.
Elena Radonicich interpreta Puny, la prima moglie di Faber, madre di Cristiano e prima compagna di vita in un lungo periodo di formazione del cantautore, messa da parte quando le viole non fiorivano più. Ed è credibilissima, nella sua sofferenza.
Gianluca Gobbi è un Paolo Villaggio autentico (e l’unico attore non genovese ad avere una cadenza credibile, avendo passato parecchi anni all’ombra della Lanterna e recitando per il Teatro Stabile del capoluogo ligure).
Davide Iacopini, unico vero genovese del progetto, è Mauro, l’amorevole fratello sempre pronto a sostenere Fabrizio nei momenti difficili. Menzione d’onore per Ennio Fantastichini, come sempre credibilissimo, nel ruolo del patriarca della famiglia De André.
Regia
Luca Facchini è un grande estimatore di Fabrizio da tempi lontanissimi, e si vede. Ha saputo rendere con grande sensibilità e profondo rispetto il racconto di una vita.
Fondamentale è stata la collaborazione con gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini, che sono riusciti a rendere lo spirito giusto dell’epoca anche grazie alle testimonianze da loro stessi raccolte nel 1992 in occasione di vari confronti con De André.
Curiosità
Dori Ghezzi ha partecipato attivamente a tutta la realizzazione del film: dalla sceneggiatura, al casting, al set. Ha dovuto faticare non poco per accettare la versione proposta da regista e sceneggiatori, impegnandosi a rinunciare a scene per lei importanti e talvolta imponendo scelte a lei care. Il progetto è frutto quindi di una amorevole e lunga serie di compromessi, da cui sono usciti tutti soddisfatti.
All’interno del film sono ben dodici le canzoni cantate da Luca Marinelli, vi sfido a riconoscerle tutte (o meglio a distinguerle da quelle originali).
Nerdando in breve
Fabrizio De André. Principe libero sarà al cinema il 23 e il 24 gennaio, distribuito da Nexo (le sale coinvolte le trovate in fondo a questa pagina), e poi in tv in due serate su Rai1, il 13 e 14 febbraio.
Per chi ama Faber un appuntamento imperdibile.
Nerdandometro: [usr 4.7]
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