Premessa
Fantaghirò è stata una delle prime esperienze televisive di cui ho memoria: ha accompagnato la mia infanzia e, grazie alle infinite riproposte natalizie, di anno in anno è diventata un appuntamento fisso delle mattinate di vacanza, a base di panettone e giochi da tavolo.
La notizia della comparsa delle 5 stagioni della serie televisiva italiana sia su Netflix che su Amazon Prime Video, quindi, non poteva che farmi felice e, immagino, avrà fatto lo stesso effetto a moltissimi appassionati.
Dalla metà di dicembre, infatti, i due servizi di video streaming on demand hanno reso disponibile per intero la fortunata miniserie andata in onda dal 1991 al 1996. E, per me, è stato subito rewatch!
Un po’ di storia
Fantaghirò nasce come miniserie televisiva in due parti e viene trasmessa per la prima volta su Canale 5, in due serate, il 22 e il 23 dicembre 1991. Il successo è tale da dare il via ad un fortunato franchise, costituito da altre 4 stagioni che conservano la struttura di miniserie in due puntate e da una serie animata, prodotta nel 1999 e distribuita su scala internazionale.
Il soggetto di Fantaghirò, scritto da Gianni Romoli, è ispirato alla fiaba di Italo Calvino Fanta-Ghirò, persona bella, a sua volta ispirata ad una novella ottocentesca inserita in Sessanta novelle popolari montalesi di Gherardo Nerucci.
Alla regia di tutti e cinque gli episodi televisivi c’è Lamberto Bava (figlio di un certo Mario Bava, maestro dell’horror all’italiana) e tra gli attori, insieme ai protagonisti Alessandra Martines e Kim Rossi Stuart, figurano alcuni nomi noti dell’epoca, tra cui Mario Adorf, Brigitte Nielsen e Ursula Andress.
Fantaghirò, fin dalla prima messa in onda, ha un successo internazionale, tanto da diventare un vero e proprio cult per il genere fantasy televisivo. Dopo un paio di seguiti all’altezza dell’opera prima, però, l’ansia di sfruttare il franchise, unita a storie costruite in base alla disponibilità o meno degli attori (Kim Rossi Stuart, infatti, rifiuta di partecipare al quarto e al quinto episodio), mostrano tutta la stanchezza del brand, arenatosi con un finale aperto per il brusco calo di ascolti.
Trama
La serie segue le avventure della giovane Fantaghirò, terzogenita del re di un antico reame dal carattere fiero e combattivo. Fin da piccola, Fantaghirò rifiuta le attività tipicamente femminili, preferendo ad esse l’arte del combattimento.
Il reame di Fantaghirò e quello confinante sono in guerra da tempo immemore. Il nuovo re nemico, Romualdo, propone quindi un duello campione contro campione per stabilire una volta per tutte le sorti del conflitto. Fantaghirò, quindi, si traveste da uomo e accetta la sfida. I due finiranno per innamorarsi ma il lieto fine sarà minacciato da nuovi, pericolosi, nemici.
Perché guardarla oggi?
Fantaghirò è un prodotto fortemente connotato nell’epoca in cui ha preso vita: effetti speciali fortemente datati, una recitazione molto affettata e caricata e due ultimi capitoli da dimenticare sono i suoi difetti più evidenti.
Allo stesso tempo, tuttavia, è una serie che merita di essere guardata (e riguardata) ancora oggi. Per molti di noi, cresciuti a “pane e Fantaghirò”, sarà soprattutto un tuffo nell’infanzia. Una visione da adulta, comunque, mi ha permesso di cogliere aspetti che all’epoca non avevo notato, in primo luogo lo spessore dei protagonisti.
Fantaghirò e Romualdo, infatti, sono due figure estremamente moderne, che precorrono i tempi e rompono tradizioni desuete e insensate. La protagonista femminile è un personaggio forte e combattivo, intelligente e anticonvenzionale, sicuramente un esempio positivo per le bambine. La sua controparte maschile rappresenta un sovrano valoroso e coraggioso ma anche saggio e pacifico.
Altro elemento che permette di godersi la serie anche al giorno d’oggi è la possibilità di perdersi in un mondo fantastico e lontano dal nostro, che ricorda le fiabe con cui siamo cresciuti. A dimostrazione che, nonostante gli effetti speciali decisamente datati, anche in Italia è possibile produrre serie fantasy credibili e di spessore.
In definitiva, insomma, io vi consiglio caldamente questo tuffo nei ricordi e nella televisione anni Novanta: ne varrà la pena!
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